Chiudiamo, oggi, la panoramica generale sulla "evoluzione" del modo di insegnare matematica. Approfondiremo, poi, vari aspetti nelle prossime lezioni.

Ritorniamo ad Emma Castelnuovo, che, come abbiamo detto, ha segnato un grosso cambiamento nell'impostazione dell'insegnamento della matematica, in Italia e in Europa, dopo la seconda guerra mondiale. Rivediamo, rapidamente, la sua mostra (con cui, alla fine della carriera, ha illustrato, con i suoi alunni, il suo modo di insegnare "matematica").
    Nell'insegnamento di EC la "realtà" è sempre presente, per illustrare il significato e gli usi degli strumenti matematici. Ma non è mai al centro, è sempre un "esempio" d'uso dei concetti matematici. Questi sono illustrati pensando alla loro significatività, ma manca un quadro di riferimento più generale ed organico che li metta "in ordine" e li "intrecci" tra di loro.

È riflettendo su questo approccio, sulla difficoltà di esportarlo in ambienti non "facili", sui modi in cui la matematica era usata nel mondo del lavoro (in ambito tecnologico, economico, ...) - riflessioni che, in Italia, si intrecciarono alla nascita dei primi corsi di scuola media per lavoratori adulti (che allora vennero istituiti per aumentare il livello medio di scolarizzazione, e a cui collaborarono molti docenti e giovani ricercatori delle università italiane) - che emersero, alla fine degli anni '70, proposte alternative. Contemporaneamente, in Italia, nacquero i primi gruppi di ricerca didattica in cui si intrecciavano competenze ed esperienze di docenti della scuola secondaria e dell'università. Questa riflessione critica si sviluppò anche in altri gruppi didattici sparsi in Europa ed America. La Donaldson è un esempio di come questa riflessione coinvolse anche frange dei ricercatori in scienze cognitive.
    Emerse l'idea che il rapporto "modelli matematici" - "realtà" dovesse essere affrontato non solo • come motivazione per l'introduzione dei concetti matematici, ma anche per • esaminare come la nascita dei concetti matematici, nella storia del sapere e nella storia dei ragazzi, fosse intrecciata a quella di altri strumenti di pensiero, e per • studiare come, nei diversi livelli di studio, utilizzare questo intreccio per la messa a punto, e la graduale differenziazione, dei concetti delle varie discipline. Ed emerse con chiarezza che • un'impostazione didattica che affronti questo "intreccio" non deve essere statica, ma deve modificarsi in relazione all'estendersi del sapere, ai cambiamenti nelle e delle discipline, ai nuovi rapporti tra strumenti e conoscenze che, col sempre più veloce evolvere della tecnologia, si sviluppano, e si modificano (questa attenzione all'evoluzione delle tecnologie, invero, era già presente in EC; non c'erano ancora i computer ma ...).
    Alla luce di queste considerazioni diventano forse più chiare le riflessioni svolte sui campi di esperienza.

Per mettere in luce l'opportunità di (1) dare un "ordine interno" alla disciplina, che tenga conto delle propedeuticità tra i diversi concetti e tra i diversi modi in cui formalizzare ciascuno di essi, esaminiamo questo documento, sul concetto di angolo.

Per vedere come (2) intrecciare, nella scuola media inferiore, alcune discipline (quali?) nei percorsi didattici esaminiamo (velocemente) queste schede di lavoro (sono state messe a punto da docenti di scuola secondaria inferiore e universitari tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80).

Discutiamo l'impostazione di questi due ultimi documenti. Quali sono le principali differenze, rispetto all'insegnamento tradizionale (e rispetto ad EC), che emerge da essi.