• Dato un insieme di oggetti P, che chiamo lettere proposizionali, chiamo
enunciati proposizionali gli elementi di P e gli oggetti ottenuti a partire da questi
mediante l'applicazione di connettivi (se A e B sono enunciati, anche ¬(A),
(A) → (B) sono enunciati, leggibili come "non A" e "A implica B"). Nella pratica matematica non si ha a che fare con "enunciati
proposizionali" ma con "formule". Vedi qui.
• Possono essere definiti a partire da questi connettivi
altri connettivi. Il numero di parentesi può essere ridotto usando
apposite convenzioni (se un enunciato A è una lettera proposizionale invece di ¬(A) si può
scrivere ¬A, ecc.).
Assiomi del
CALCOLO PROPOSIZIONALE
Se φ, φ e χ sono enunciati proposizionali qualunque, i seguenti sono assiomi del calcolo proposizionale:
φ → (ψ → φ)
¬ φ → (φ → ψ)
(φ → ψ) → ((¬ φ → ψ) → ψ)
(φ → (ψ → χ)) → ((φ → ψ) → (φ → χ))
Come già detto, oltre a ¬ e → si possono usare altri connettivi, come
∨ ("or", o "vel" in latino) e & ("and"), ponendo φ ∨ ψ come abbreviazione
di
Regola, o regola di inferenza:
φ, φ → ψ (del taglio, o "modus ponens")
ψ
Teoremi
Un enunciato A si dice che è un teorema del calcolo proposizionale se esiste una sequenza finita di enunciati
A1, A2,..., An (chiamata prova, derivazione o dimostrazione) tali che, per ogni i tra 1 ed n, Ai è un assioma del calcolo proposizionale
o deriva da qualche enunciato tra A1, A2,..., Ai-1 mediante l'applicazione della regola di inferenza (m.p.).
L'insieme delle conseguenze di I viene chiamata teoria (del 1º ordine), ogni formula di I viene chiamata suo assioma proprio
(o specifico) ed ogni sua conseguenza viene chiamata teorema di I.
Tutti i teoremi del calcolo proposizionale sono verificabili (e il loro significato è meglio comprensibile)
utilizzando le tavole di verità (vedi qui). O, meglio, chiamata tautologia ogni enunciato
che sia sempre vero, indipendentemente dai valori di verità delle sue lettere enunciative, si ha che un enunciato è un teorema del calcolo
proposizionale se e solo se è una tautologia.
Esempi di teoremi, dove A e B sono enuciati qualunque:
A → A (¬A → ¬B) → (B → A) A → (B → (A & B))
Vediamo, ad esempio, una dimostrazione del primo:
[1] (A → ((A → A) → A)) → ((A → (A → A)) → (A → A)) dal 4º assioma
[2] A → ((A → A) → A) dal 1º assioma
[3] (A → (A → A)) → (A → A) da [1],[2] per m.p.
[4] A → (A → A) dal 1º assioma
[5] A → A da [3],[4] per m.p.
Vediamo, ad esempio, che il secondo è una tautologia (indicando con 0 il falso e con 1 il vero):
A B ¬A ¬B ¬A → ¬B B → A (¬A → ¬B) → (B → A) 1 1 0 0 1 1 1 1 0 0 1 1 1 1 0 1 1 0 0 0 1 0 0 1 1 1 1 1
Schema di assiomi: gli "assiomi proposizionali" non sono dei singoli assiomi ma degli insiemi infiniti di assiomi che variano al variare delle formule (φ, ψ, χ) che compaiono in essi; per questo sono più propriamente chiamati "schemi di assiomi".