Newton prese le mosse da un’ipotesi di basso livello: le tre leggi di Kepler sul moto dei pianeti. Egli considerò, proprio come si fa nell’analisi, un particolare esempio di sistema planetario: uno in cui il Sole viene mantenuto in una posizione fissa da una mano invisibile e in cui c’è un solo pianeta che orbita intorno a esso. Egli si propose di eseguire una “analisi” delle leggi di Kepler per questo caso particolare. In primo luogo dedusse, per l’esempio particolare da lui scelto, dalla congettura ingenua di Kepler secondo cui il raggio vettore descrive aree uguali in tempi uguali, la conseguenza puramente cinematica secondo cui in un moto planetario l’accelerazione è diretta verso il Sole. Questo risultato finale sull’accelerazione non è vero in modo evidente, ma sicuramente ha un certo grado di plausibilità alla luce della metafisica platonica. Newton procedette dunque alla sintesi. Assumendo che l’accelerazione del moto piano è diretta verso il Sole, egli dedusse, procedendo all’indietro, la legge delle aree uguali di Kepler.

Quale delle seguenti affermazioni si può dedurre dalla lettura del precedente brano di I. Lakatos?

A) Newton seguì nello studio delle leggi di Kepler un circolo vizioso, in cui la tesi coincideva con l’ipotesi
B) Newton, seguendo la metafisica platonica, accettò anche tesi evidentemente erronee, se pur plausibili
C) Newton eseguì il ragionamento opposto di quello di Kepler
D) Newton mostrò l’equivalenza della legge delle aree di Kepler con la proprietà che l’accelerazione è diretta verso il Sole
E) Newton studiò il sistema solare con i sei pianeti noti a quel tempo

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