Un bambino viene posto di fronte a sei oggetti dello stesso tipo, ad esempio a 6 gatti giocattolo, dei quali 4 neri e 2 bianchi.  Davanti alla domanda "vi sono più gatti neri o più gatti?" solo il 25% dei bambini intorno ai 6 anni risponde correttamente, gli altri confrontano i gatti neri non con la totalità dei gatti, ma con i gatti bianchi.   

Considerando gatti "seduti" e riformulando la domanda nel seguente modo: "vi sono più gatti neri o più gatti seduti?", la percentuale di risposte corrette passa da 25% a 50%.   Perché?

Le considerazioni che si possono fare su questo e sugli altri dei primi 4 quesiti qui riportati sono, in breve:

- anche senza i "nuovi" esperimenti, una persona che abbia a che fare con bambini di 4 o 5 anni (li veda disegnare, giocare con bambole o con il Lego, imparare il funzionamento di un gioco o di un dispositivo, stabilire come comportarsi in un certo contesto e con certe persone, affrontare le più svariate situazioni problematiche in cui si articolano le loro esperienze quotidiane) avrebbe dovuto subito trovare prive di fondamento le conclusioni di Piaget o dei comportamentisti;

- le conclusioni di Piaget, anche perché spesso male interpretate, sono state utilizzate per motivare proposte didattiche (sul primo insegnamento numerico e geometrico, sull'educazione logica, ...) non fondate dal punto di vista matematico e che hanno condizionato negativamente per molti anni la prima educazione matematica e la stessa ricerca didattica;

- anche le tesi comportamentiste hanno avuto ricadute negative sulla pratica e sulla ricerca didattica: influenze dell'indirizzo comportamentista sono riscontrabili nelle proposte di istruzione programmata e più in generale nella predisposizione di itinerari didattici che spezzettano le conoscenze in tante nozioni e abilità da acquisire con specifiche sequenze di attività;

- in breve, si sono trascurati i riferimenti culturali alla vita quotidiana (dei bambini, degli alunni, degli adulti) e alle discipline, si è dato valore assoluto a modelli interpretativi senza coglierne la loro natura di "modelli", si è trascurato il fatto che il significato con cui viene recepita un'attività didattica o un "esperimento" non dipende solo dalla singola attività o esperimento, ma anche da come questo interagisce con l'insieme dei concetti e delle conoscenze di coloro a cui viene proposto.

Per approfondimenti, vedi i commenti ai primi 3 "esperimenti" discussi qui.