Data l'equazione 2x+3 = 0, perché x = −  3  ne è soluzione?
2

Poiché sostituendo -3/2 a x l'equazione (o l'eguaglianza) diventa vera.

    In un test di ingresso somministrato a un grande campione (7300 persone) delle matricole delle facoltà scientifiche delle Università di Genova e di Pisa (nel 1982 e nel 1983) di fronte a questo quesito solo una minoranza degli studenti ha risposto con una frase come questa o simile (ad es.: "poiché 2(-3/2)+3=-3+3=0" o, in modo un po' impreciso, "sostituendo si ottiene come risultato zero").
Si è arrivati al 62% di risposte accettabili includendo anche quelle mal formulate ma che intendevano esprimere comunque questa idea (come "perché è il valore da dare a x affinché la equazione risulti uguale a zero", dove si usa 'equazione' al posto di 'funzione', o "poiché verifica la funzione", dove si usa 'funzione' al posto di 'equazione', o "perché rende vera l'identità 2x+3=0", dove si usa 'identità' al posto di 'equazione').
Gran parte degli altri ha dato risposte del tipo: "perché la formula risolutiva è x=b/a", "si isola la x e si trasportano i numeri che assumono valori negativi", … dimostrando un apprendimento basato sulla memorizzazione di "procedimenti risolutivi" non "controllata" da una acquisizione concettuale, memorizzazione che, da sola, invece che fornire una base, costituisce un ostacolo per l'approfondimento degli studi (come viene in genere verificato nelle prime prove effettuale nei corsi universitari di fronte a problemi che richiedono un atteggiamento riflessivo o la capacità di variare un procedimento al mutare di certe condizioni o di "smontarlo" per affrontare problemi "inversi").