Se prendessi tre pezzi da 1 kg d'argento, d'oro e d'alluminio e li immergessi, in momenti successivi, in una brocca che ho riempito d'acqua e che ho disposto in modo che il beccuccio sia esattamente sopra ad un cilindro graduato vuoto (come nella figura qui a destra), il cilindro graduato si riempirebbe ogni volta fino allo stesso livello o a livelli differenti?  Perché?  (al posto del cilindro graduato si potrebbe usare un altro contenitore trasparente e segnare con un pennarello il livello dell'acqua raggiunto)   

L'alluminio, l'argento e l'oro sono via via più pesanti, o, meglio, lo sono oggetti delle stesse dimensioni ma realizzati con i tre diversi metalli.  Possiamo sperimentarlo anche tenendo in mano oggetti fatti dei tre differenti materiali, anche se l'impressione può ingannare:  di fronte ad un sacchetto di piume e ad un piccolo oggetto di metallo più o meno dello stesso peso, guardandoli posso pensare che il primo sia più pesante del secondo ma, sorreggendoli in mano, posso invece pensare che sia più pesante il secondo;  nella prima situazione sono ingannato dal volume occupato, nella seconda dalla spinta che l'oggetto esercita sulla mia mano, che nel caso del metallo è più concentrata in una piccola zona.
Se disponessi di un cilindro graduato segnato con delle tacche che mi consentono di leggere il volume del liquido che contiene, troverei che nel caso dell'oro raggiungo circa 5 cm³, nel caso dell'argento circa 10 cm³, in quello dell'allumunio circa 37 cm³.
Si dice che ciò che differenza i tre materiali è la "densità" (o il "peso specifico", concetto un po' diverso, come chiarirai più avanti negli studi), ossia il rapporto tra la "massa" (o "peso", concetto un po' diverso, come chiarirai più avanti negli studi) di un oggetto di quel materiale e il suo volume.  Nel caso dell'oro è di 19.25 g/cm³, in quello dell'argento è 10.5 g/cm³, in quello dell'alluminio è 2.70 g/cm³ (1 cm³ di oro pesa 19.25 g, ovvero 1 dm³ - ossia 1 litro - di oro pesa 19.25 kg)


Esperimenti come questo possono essere immaginati. Poi il riferimento alle esperienze concrete, come quelle citate sopra, fissa le idee, innestandosi sulle riflessioni messe in moto dal quesito.
Sotto, per chi è interessato, come sono state realizzate le figure con R (vedi).

source("http://macosa.dima.unige.it/r.R")
BF=3; HF=3
PLANEww(0,10,0,10)    #  ww serve per non tracciare la griglia rispetto a PLANE
polyC(c(4,9,9,3,4,4),c(4,4,9,9,8,4),"cyan")
polyC(c(4,20,20,4,4),c(0,0,4,4,0),"orange")
segm(0,0,20,0,1)
segm(4, 0,4,4,1)
segm(20,4,4,4,1)
segm(4,4, 4,8,1)
segm(3.05,8.95,4,8,1)
line(9,9,3,9,1)
segm(9,9,9,4,1)
line(3.5,7,2,7,1)
segm(3.5,0,3.5,7,1)
segm(2,0,2,7,1)
for(i in 1:13) line(2,i/2, 2.5,i/2,1)
#
PLANEww(0,10,0,10)
polyC(c(4,9,9,3,4,4),c(4,4,9,9,8,4),"cyan")
polyC(c(4,20,20,4,4),c(0,0,4,4,0),"orange")
polyC(c(6,7,7.5,5.5,5,6),c(4,4,5.3,5,4.5,4),"grey")
polyC(c(2,3.5,3.5,2,2),c(0,0,2.8,2.8,0),"cyan")
polylin(c(3,3),c(9,2.8),"cyan")
segm(0,0,20,0,1)
segm(4, 0,4,4,1)
segm(20,4,4,4,1)
segm(4,4, 4,8,1)
segm(3.05,8.95,4,8,1)
line(9,9,3,9,1)
segm(9,9,9,4,1)
segm(3.5,0,3.5,7,1)
segm(2,0,2,7,1)
line(3.5,7,2,7,1)
line(2,2.8, 3.5,2.8, 1)
for(i in 1:13) line(2,i/2, 2.5,i/2,1)