Un'automobile deve affrontare una curva, stando nella sua corsia.  L'auto segue la traiettoria raffigurata qui a sinistra.  Per affrontare la curva in modo più sicuro conviene che l'auto proceda sempre alla stessa velocità o che acceleri prima di arrivare al culmine della curva e poi deceleri o che viceversa deceleri e poi acceleri?  Perché conviene tenere la traiettoria illustrata nella figura?
È una questione che coinvolge concetti di fisica e di geometria.
Per affrontare la curva in modo più stabile conviene (ovviamente) rallentare la velocità quando ci si avvicina alla curva; infatti l'auto tende a proseguire lungo una rotta rettilinea e, quindi, nel momento in cui inziamo a curvare, l'attrito tra pneumatici ed asfalto aumenta.
Inoltre l'auto (e ancora di più una moto) tende a ruotare lateralmente verso l'esterno della curva (per questo in moto ci si deve inclinare verso l'interno della curva).  Infatti, se siamo seduti dentro l'auto, ci sembra di essere tirati verso l'esterno da una forza che chiamiamo "forza centrifuga".  In realtà non c'è una forza che ci spinge verso l'esterno, è l'auto che esercita una forza contraria trattendoci verso l'interno della curva (esercita la cosiddetta "forza centripeta").  Osserviamo che (se non si è dotati di un variatore automatico del rapporto di trasmissione) dopo aver inziato a ridurre la velocità si può mettere una marcia più bassa, ma prima di intraprendere la curva (infatti in curva è bene avere entrambe le mani sul volante; poi, abbassando la frizione gli ingranaggi si staccano e si può avere una perdita di controllo della velocità dell'auto).  Superato l'apice della curva si deve cominciare ad accelerare, per riallineare l'auto.
Spostarsi dalle parti della corsia opposte al centro della curva è utile, soprattutto, per rendere più ampia la curva lungo cui ci si muove.  A destra si vede come la curva diventerebbe più stretta se ci si tenesse verso l'interno all'inizio e alla fine della curva e verso l'esterno a metà; per altro si dovrebbe cambiare due volte il verso della curvatura.
  

# Per chi è interessato, come fare le figure con R (vedi):
source("http://macosa.dima.unige.it/r.R")
PLANEww(0,11,0,11)
x=c(0,0.3,0.3,1.3,1.3,2,2,0,0,2)
y=c(0,  0,  1,  1,  0,0,1,1,0,0)
# polyl(x,y, 1)    # 1 indica qui il nero; si può in altermatica usare "black"
segm(0,0,0,6, 1); segm(3,0,3,6, 1)
ARC(5,6, 2, 90,180, 1); ARC(5,6, 5, 90,180, 1)
segm(5,8,11,8, 1); segm(5,11,11,11, 1)
x1=x; y1=y; for(i in 1:10) {x1[i]=RotPx(x[i],y[i], 90, 0,0); y1[i]=RotPy(x[i],y[i], 90, 0,0)}
x1=x1+1.5; polyline(x1,y1, "blue")
x2=x; y2=y; for(i in 1:10) {x2[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -10, 0,0); y2[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -10, 0,0)}
y2=y2+4; x2=x2+1/2; polyline(x2,y2, "blue")
x3=x; y3=y; for(i in 1:10) {x3[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -45, 0,0); y3[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -45, 0,0)}
y3=y3+8; x3=x3+1.7; polyline(x3,y3, "blue")
x4=x; y4=y; for(i in 1:10) {x4[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -80, 0,0); y4[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -80, 0,0)}
x4=x4+5 ; y4=y4+10.5; polyline(x4,y4, "blue")
x5=x; y5=y; for(i in 1:10) {x4[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -90, 0,0); y4[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -90, 0,0)}
x5=x5+9 ; y5=y5+9.5; polyline(x5,y5, "blue")
#
PLANEww(0,11,0,11)
segm(0,0,0,6, 1); segm(3,0,3,6, 1)
ARC(5,6, 2, 90,180, 1); ARC(5,6, 5, 90,180, 1)
segm(5,8,11,8, 1); segm(5,11,11,11, 1)
x1=x; y1=y; for(i in 1:10) {x1[i]=RotPx(x[i],y[i], 90, 0,0); y1[i]=RotPy(x[i],y[i], 90, 0,0)}
x1=x1+2.7; polyline(x1,y1, "blue")
x2=x; y2=y; for(i in 1:10) {x2[i]=RotPx(x1[i],y1[i], 10, 0,0); y2[i]=RotPy(x1[i],y1[i], 10, 0,0)}
y2=y2+4; x2=x2-1/2; polyline(x2,y2, "blue")
x3=x; y3=y; for(i in 1:10) {x3[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -45, 0,0); y3[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -45, 0,0)}
y3=y3+9.7; x3=x3; polyline(x3,y3, "blue")
x4=x; y4=y; for(i in 1:10) {x4[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -100, 0,0); y4[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -100, 0,0)}
x4=x4+5.5 ; y4=y4+12; polyline(x4,y4, "blue")
x5=x; y5=y; for(i in 1:10) {x4[i]=RotPx(x1[i],y1[i], -90, 0,0); y4[i]=RotPy(x1[i],y1[i], -90, 0,0)}
x5=x5+9 ; y5=y5+8.3; polyline(x5,y5, "blue")