Un atleta che corre lungo una pista rettilinea a velocità costante lascia cadere una boccia metallica. Essa tocca il suolo:
(A)nel punto che sta sulla verticale passante per il punto da cui è stata rilasciata
(B)circa nella stessa posizione lungo la pista in cui si trova l'atleta
(C)più indietro rispetto a quanto indicato in A
(D)in una posizione intermedia tra quelle indicate in A e in B

Una boccia metallica è pressoché insensibile alla resistenza dell'aria, per cui la boccia, non frenata, prosegue la sua corsa con la stessa velocità "in orizzontale" dell'atleta. La risposta corretta è dunque B.

Il quesito, insieme ai quesiti 2b.1, 2b.2, 2b.4, 2b.6, 3a.1, 3a.2, è una revisione di quesiti simili utilizzati per testare le conoscenze di fisica relative alle cause del moto e alla composizione dei moti di studenti di fine-superiori o inizio-università in varie università americane e riproposti (sia intorno al 1985 che intorno al 1995) presso l'Università la Sapienza di Roma (a matricole di Fisica e di Biologia). Complessivamente, dagli esiti di questi quesiti, emerge che l'insegnamento scolastico "tradizionale" non riesce a modificare le misconcezioni sull'origine del moto di gran parte degli studenti, i quali, di fronte a problemi non formulati in modo scolastico standardizzato, tendono a utilizzare una "teoria fisica" intuitiva che ricorda ora quella aristotelica (il moto di un corpo non può mantenersi in assenza di una forza "esterna" che lo alimenti), ora la "teoria dell'impeto" medioevale (la forza esterna che mette in moto l'oggetto viene acquisita da esso sotto forma di forza interna, detta "impeto", che man mano si dissipa - per alcuni teorici spontaneamente, per altri a casua di forze esterne, come la resistenza dell'aria). Le risposte corrette per questo tipo di quesiti mediamente sono risultate essere solo circa il 40% negli anni '80, sceso a circa il 30% negli anni '90.
Questo particolare quesito va leggermente peggio rispetto alla media. La risposta sbagliata più frequente è la A; c'è anche chi risponde C (tra il 5% e il 10%). Il collegamento tra la teoria dell'impeto e la risposta A emerge dalle motivazioni che in genere adduce chi l'ha scelta: un oggetto acquista "impeto" quando viene spinto o lanciato, ma non quando viene trasportato con velocità costante: in questo caso quando viene lasciato cadere non ha più alcuna forza di spinta che lo faccia muovere in avanti.
Il suggerimento per l'insegnamento che sembra emergere è l'importanza di far esplicitare agli alunni le loro concezioni (e misconcezioni) intutive, ed assmuere esse, o la messa in crisi di esse, come punto di partenza per la costruzione di una corretta sistemazione teorica.