Per quale delle seguenti misurazioni ha senso parlare di errore assoluto ma non di errore relativo? 
    (A)  di una lunghezza (B)  di una densità assoluta
(C)  di una differenza di potenziale (D)  di un intervallo di tempo
(E)  di una temperatura

Se come misura di una distanza trovo 10 cm con una precisione di 0.5 cm dico che la precisone relativa è 0.5/10 = 5/100 = 5% per mettere in evidenza il rapporto tra il possibile errore e il valore complessivo della grandezza. Espressioni analoghe posso usare per le grandezze considerate in B-D. Ma nel caso di una temperatura di 10 °C ± 0.5 °C non ha senso confrontare la variazione di 0.5 °C con 10 ° in quanto questo valore non rappresenta l'intensità della temperatura: 0 °C non sono un'assenza di temperatura; lo zero delle temperature è uno zero convenzionale. Potrebbe avere un eventuale senso "formale" se si usasse la scala Kelvin, anche se in tal caso le precisioni relative (nei casi usuali di misurazione) sarebbero praticamente nulle (una variazione di 0.5 °C, che è anche di 0.5 °K, rispetto a 10 °C, ossia a 283 °K, corrisponderebbe a una variazione relativa di 0.5/283 = 0.18%).

Al quesito, in un test sottoposto a una ventina di laureati in matematica, fisica o ingegneria (nel 2000) solo il 6% delle persone ha risposto correttamente. Il 76% ha preferito non rispondere.