Consideriamo il circuito elettrico raffigurato a fianco.
Esso è costituito, nel ramo destro tra A e B, da un "carico" corrispondente a due resistenze in serie da 25 Ω e, nel ramo sinistro tra A e B, da un generatore di tensione con una resistenza interna, Ri, di 50 Ω.
Qual è l'intensità della corrente circolante? Qual è la tensione tra i punti A e B?
    

Ricordiamo che per la legge di Ohm la corrente i che attraversa un conduttore è (in molti casi, come questo) proporzionale alla differenza di potenziale (o tensione) V applicata alle sue estremità, e che, scritto V = i·RR viene viene chiamata resistenza del conduttore.  L'unità di misura della resistenza è l'ohm (Ω), pari al rapporto tra volt (V) e ampere (A).  Se due punti A e B di uno stesso circuito sono collegati da un conduttore avente resistenza nulla, ovviamente la tensione tra essi è nulla.
Ricordiamo, ancora, che un generatore di tensione "reale" ha associata una resistenza interna, che provoca una caduta di tensione proporzionale all'intensità della corrente.  È questo il caso dell'esercizio.

Il circuito è costituito, nel ramo destro tra A e B, da un "carico" corrispondente a due resistenze in serie da 25 Ω e, nel ramo sinistro tra A e B, da un generatore di tensione con una resistenza interna, Ri, di 50 Ω.
La resistenza di carico, Rc, essendo le due resistenze in serie, è di 25 Ω+25 Ω = 50 Ω (figura a destra).
La corrente i erogata dal generatore è  20 V/(Ri+Rc), essendo Ri+Rc la resistenza totale, ossia i = 20/100 A = 0.2 A.
Indichiamo con VAB la tensione tra A e B.  Per determinarla ragioniamo sul ramo destro; essa è (vedi l'esercizio 6.25 qui) proporzionale alla resistenza Rc tra A e B, ossia è 20 V moltiplicata per Rc/(Ri+Rc):  VAB = 50/100·(20 V) = (20 V)/2 = 10 V.
   


Vedi QUI per un richiamo dei principali concetti relativi ai fenomeni elettrici.