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| Nota. Vedrai più avanti che vi sono funzioni (come
x → xx il cui grafico è parzialmente tracciato a fianco) che
sembrano non rispettare quanto ora detto. Il fatto è che, in questo caso, i due rami del grafico a sinistra dell'asse verticale
sono ciascuno costituiti da un'infinità di punti fittissimi che hanno
ascisse diverse da quelle dell'altro ramo. L'impressione è che siano due tratti di rami di curva continua
mentre in realtà essi presentano un'infinità di buchi. È un po' come accade per l'insieme dei numeri esprimibili
come frazioni tra interi: è possibile trovare due frazioni diverse sempre più vicine l'una all'altra;
ad esempio le approssiazioni per difetto e per eccesso di √5
(vedi ) sono sempre più vicine (2 e 3, 2.2 e 2.3,
2.23 e 2.24, 2.236 e 2.237,
) ma tra esse vi sarà sempre √5 che non è esprimibile come rapporto tra due interi.
| |
Se
a un input w la funzione f associa [non associa] un
output si dice che f è [non è] definita in w
o che il termine f(w) è definito
[indefinito]. Nel caso A sopra considerato possiamo
dire che √9 è definito e che √-2 è indefinito. L'insieme
degli input in cui f è definita si dice insieme
di definizione (o dominio) di f.
Nel caso della radice quadrata il dominio è l'insieme di tutti i numeri non negativi.
Se
agli output di una funzione f si applica un'altra funzione g
il risultato è una nuova funzione h.
Ad
esempio a fianco è illustrato il caso in cui f e g
siano x → x · 2
(la funzione che a x associa x · 2) e
x →
x · 3.
Componendo f e g ottengo la funzione
x → x · 6.
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In altre parole: ingrandire con scala 2 e poi ingrandire con scala 3 equivale a ingrandire con scala 6.
h(x) = g(f(x)), per cui h può
essere indicata g(f(.)).
È interpretabile come una composizione di funzioni anche l'applicazione di due successive variazioni percentuali. |
Quando,
sia applicando prima f e poi g, sia, viceversa,
applicando prima g e poi f, si riottiene l'input
dato alla prima funzione, come nel caso a fianco, si dice che f
e g sono funzioni una inversa dell'altra:
raddoppiare e poi dimezzare o, viceversa, dimezzare e poi
raddoppiare ha, comunque, come risultato il numero di partenza.
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|
Nel caso in cui una funzione esprima una relazione di proporzionalità con fattore di proporzionalità K, la sua funzione inversa esprime la relazione di proporzionalità con fattore 1/K. |
La
radice quadrata composta con l'elevamento al
quadrato restituisce l'input iniziale. Scambiando l'ordine delle
due funzioni ciò continua ad accadere per gli input non
negativi, mentre per questi ultimi si ottiene come output il loro
opposto:

Il valore che mediante questa seconda composizione corrisponde
all'input x viene chiamato valore assoluto di
x e indicato | x |
( rappr. decimale dei numeri).
|

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F: x → x2
G: x → √x
H: x → G(F(x)) =
√(x2) = |x|
K: x → F(G(x)) =
(√x) 2 |
[per il calcolo della radice quadrata Approfondimenti] |
Nota 1. A volte qualcuno dice che il valore assoluto di un numero è il numero stesso privato del segno.
Si tratta di un errore che, a sua volta, è fonte di altri errori.
Il valore assoluto di 3 è il suo opposto, ossia 3, ma il valore assoluto di 3 è 3 stesso, da cui non ho tolto nulla:
è un numero positivo, non un numero "senza segno".
Più in generale, il valore assoluto di x è l'opposto di x se x è negativo, è x stesso altrimenti.
Pensare in termini di "togliere il segno" induce l'errore di pensare che il valore assoluto di N sia N;
ciò è vero se N è positivo, ma se è N è negativo il suo valore assoluto è N:
se N è 3, N è (3), che equivale a 3, e ha valore assoluto 3, non N, ossia 3.
Per inciso, non ha alcun senso scrivere +3 per indicare il numero positivo 3,
quel "+" è un ingombro inutile, che spesso è fonte di confusioni.
Può aver senso impiegarlo, volendo, in alcune occasioni per indicare delle variazioni:
nel caso di un fenomeno che fluttui nel tempo si può dire: "ieri la variazione è stata 1.2, oggi +0.4",
in quanto mette in luce che al dato dell'altroieri è stata applicata la funzione "1.2":
x → x 1.2, a quello di ieri la funzione "+0.5": x → x + 0.5.
Anche il software, in alcuni casi, per esigenze tipografiche, mette il "+": in R, ad es., se introduco 7 miliardi in notazione esponenziale, come 7e9 (7 per 10 alla 9),
il numero viene poi visualizzato come 7e+9, in modo da mantenere lo stesso spazio occupato dal caso
di esponenti negativi, come 7 milardesimi: 7e-9.
Analogamente, non ha alcun senso parlare di numeri assoluti (numeri interi assoluti, numeri razionali assoluti,
)
come entità distinte sia dai numeri positivi che da quelli negativi (3 sarebbe un numero assoluto, diverso da +3 e 3):
i numeri (interi, razionali e reali) diversi da 0 sono positivi o negativi; non ci sono altri numeri!
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Nota 2. L'aggettivo assoluto in matematica viene usato anche in altri modi. In particolare spesso si usa "variazione assoluta" invece che "variazione", quando si vuole mettere in evidenza che non si sta considerando la "variazione percentuale". Ma quest'uso non ha niente a che fare con il "valore assoluto": la variazione assoluta da 27 a 23 è 4 (che è un numero negativo), mentre il valore assoluto della variazione è 4. |
Nota 3. Il valore assoluto di un numero viene
chiamato anche modulo di esso (è un termine usato
non solo per i numeri reali ma, più in generale, nel caso dei vettori). |
Le
funzioni sopra considerate sono a 1 input e 1 output. Vengono anche
dette funzioni a 1 argomento e 1 valore.
Sulle calcolatrici sono tasti di funzione a 1 argomento
e 1 valore:
,
,
,
,
Ad
esempio se voglio introdurre il numero 12 uso il
tasto
("cambio-segno" o "negazione"):
batto |
|
premo  |
ottengo |
|
input |
funzione |
output |
Se voglio calcolare l'espressione decimale di 1/12 usando il
tasto
:
batto |
|
premo  |
ottengo |
|
input |
funzione |
output |
Se invece vogliamo calcolare 2.45 ·1800 usiamo il tasto
nel modo seguente:
batto |
|
premo  |
batto |
| |
premo  |
ottengo |
|
input |
funzione |
input |
|
output |
La moltiplicazione, cosi come la divisione, l'addizione,
, è una funzione a 2 argomenti (2 input) e 1 valore (1 output). |
 |
Ma nel caso della sottrazione e della divisione a seconda dell'ordine in cui si mettono le frecce in ingresso può cambiare il risultato.
Ciò non accade per l'addizione e la moltiplicazione, che per questo sono chiamate operazioni commutative ("commutare" vuol dire "scambiare").
| |
 | |
|
Le quattro operazioni sono le
prime funzioni di cui, a scuola, si fa conoscenza. Gran parte delle funzioni che si usano sono
costruite ricorrendo alla composizione delle quattro operazioni. Ad es. (vedi figura a sinistra) la media
tra due numeri è ottenuta componendo una addizione e una divisione per 2. |
Nota.
La parola "operazione" è spesso usata in matematica per indicare
funzioni che hanno input ed output appartenenti allo stesso insieme (l'addizione, a due input e un output, il cambio segno, a un input e un output, la divisione intera con resto, a due input e due output, discussa nel
prossimo paragrafo,
), ma anche altri tipi particolari di funzioni, che, eventualmente, incontrerai nella prosecuzione degli studi. |
Su
alcune CT è presente il tasto
(o un tasto simile) che opera nel modo seguente:
batto |
|
premo  |
batto |
|
premo  |
ottengo |
|
input |
funzione |
input |
|
output |
Dati come input i
numeri interi 170 e 18 vengono visualizzati due output:
il
risultato della divisione intera (cioè il
troncamento agli interi di 170/18, che a volte viene indicato
170\18), cioè 9 (infatti 170 diviso 18 fa 9 e rotti)
e
(preceduto da una r) il relativo resto, cioè 8 (infatti
prendendo 18 parti grandi 9 ottenendo 162, e mi rimane ancora
170-162 = 8 da suddividere).
[vedi qui se non ti ricordi come si effettua "a mano" il calcolo della divisione intera con resto]
In questo caso siamo di fronte a una funzione a 2 argomenti (2 input) e 2 valori (2 output). |
 |
Nota. Spesso (ma non sempre) vengono distinte le parole quoziente e
quoto per indicare in un caso il risultato di una divisione con resto, nell'altro il risultato di
una divisione esatta.
Un'applicazione (che opera su tutte le piattaforme) che ti consente di
calcolare facilmente i valori di funzioni ad uno o più output è
R, il cui uso è discusso ed esemplificato qui.
Un semplice esempio qui sotto; un altro più avanti:
F <- function(x) x^2; G <- function(x) sqrt(x)
G(F(-5))
[1] 5
F(G(-5))
[1] NaN [Non è un Numero]
Esercizi: testo 1 e soluzione, testo 2 e soluzione, testo 3 e soluzione.
Altri esercizi
altri collegamenti [nuova pagina]
Approfondimenti
Sul calcolo della radice quadrata di un numero
Come si può calcolare la radice quadrata di un numero, ad. es. di 5, utlizzando le "quattro operazioni". Per trovare il numero positivo che al quadrato fa 5 posso procedere per tentativi tenendo conto che a numero positivo più grande corrisponde un quadrato più grande:
12 = 1 < 5 e 42 = 16 > 5; se prendo un numero maggiore di 4 il suo quadrato è più grande di 16, se ne prendo uno più piccolo di 1 il quadrato è più piccolo di 1; √5 deve essere compreso tra 1 e 4;
32 = 9: anche 3 è troppo grosso; √5 deve essere compreso tra 1 e 3;
e così via, seguendo l'algoritmo illustrato dal seguente diagramma di flusso (cliccalo per ingrandirlo):

|
x x*x difetto eccesso
1 1 <5 1
4 16 >5 4
3 9 >5 3
2 4 <5 2
2.5 6.25 >5 2.5
2.4 5.76 >5 2.4
2.2 4.84 <5 2.2
2.3 5.29 >5 2.3
2.24 5.0176 >5 2.24
2.23 4.9729 <5 2.23
2.235 4.995224 <5 2.235
2.236 4.999696 <5 2.236
2.237 5.004169 >5 2.237 |
Se mi fermo a questo punto posso concludere che √5 è compresa tra 2.236 e 2.237, ossia che, troncando,
√5 = 2.236. Procedendo posso trovare √5 con tutte le cifre che voglio.
Il calcolo col software R (senza usare "sqrt"):
p <- "è troppo piccolo"; g <- "è troppo grande"
x <- 2; ifelse(x*x < 5, p,g)
[1] "è troppo piccolo"
x <- 3; ifelse(x*x < 5, p,g)
[1] "è troppo grande"
...
x <- 2.23606797749977; ifelse(x*x < 5, p,g)
[1] "è troppo piccolo"
x <- 2.23606797749978; ifelse(x*x < 5, p,g)
[1] "è troppo piccolo"
x <- 2.23606797749979; ifelse(x*x < 5, p,g)
[1] "è troppo grande"
Nota. In una voce successiva ( Strutture numeriche)
si spiega come si eseguono le operazioni tra numeri reali di infinite cifre. Osserviamo che, per quanto riguarda il numero
che sopra abbiamo descritto come trovare,
il fatto che il suo quadrato sia 5 deriva dal fatto che i prodotti delle sue approssimazioni per difetto e di quelle per
eccesso ai decimi, di quelle ai centesimi, di quelle ai millesimi,
vengono a formare intervalli ([2.2, 2.3],
[2.23, 2.24], [2.236, 2.237],
) che via via si inscatolano
l'uno nel precedente e si restringono sempre più attorno al numero 5.
Come opera una calcolatrice tascabile quando premo ? Una macchina non può procedere per tentativi "ragionati", cioè di volta in volta scegliere con qualche "ragionamento" il nuovo numero di cui provare a calcolare il quadrato. Deve seguire un procedimento meccanico, cioè un algoritmo in senso stretto, in cui lo sviluppo sia determinato in modo univoco, senza libere scelte come invece avveniva nel diagramma precedente.
Ecco un diagramma, riferito al calcolo della radice quadrata di un generico numero positivo A, che risponde a questi requisiti, anche se non rappresenta l'algoritmo che nella realtà seguono le CT. Si tratta di un procedimento in cui si trovano approssimazioni per troncamento di √A con man mano più cifre: trovata una approssimazione, la successiva approssimazione viene trovata incrementando ripetutamente l'ultima cifra, fino a che non si trova un quadrato che eccede A.

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Ecco cosa accade per A=5: X N X*X troncamento al posto N
1 0 1
10 1 100 >5
2 0 4
3 9 >5 2
2.1 -1 4.41
2.2 4.84
2.3 5.29 >5 2.2
2.21 -2 4.8841
2.22 4.9284
2.23 4.9729
2.24 5.0176 >5 2.23
2.231 -3 4.977361
2.232 4.981824
···
2.236 4.999696
2.237 5.004169 >5 2.236
2.2361 -4 5.00014321 >5 2.2360
2.23601 -5 4.9997407201
2.23602 4.9997854404
···
2.23606 4.9999643236
2.23607 5.0000090449 >5 2.23606 |
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