NOTE al paragrafo 1

1 - Le considerazioni svolte approfondiscono analisi e sintetizzano documentazioni in parte già raccolte in altri reports. Ricordo in particolare quelli - facenti parte della serie di rapporti tecnici [1] - in cui ho documentato e analizzato gli esiti di sperimentazioni relative al primo triennio della scuola elementare condotte rispettivamente negli anni 1982/83, 1983/84, 1984/85; cfr.[5]. Per considerazioni di carattere più generale sulla sperimentazione condotta rinvio a [4].
2 - Per realizzare un plastico, una galleria del vento, … (e, secondo alcune scuole linguistiche, anche per definire certe regole grammaticali) occorre tuttavia ricorrere anche a concetti matematici. Anche le leggi fisiche sono per lo più espresse ricorrendo a modelli matematici (equazioni, diseguaglianze, …)
3 - La natura e l'evolversi delle esigenze conoscitive fanno anche sì che i confini tra una disciplina e l'altra non siano netti né definitivi, che sorgano nuove discipline, che alcune discipline perdano importanza o vengano assorbite da altre, …


NOTE al paragrafo 2

1 - In qualche manuale scolastico (ma anche in alcuni dizionari, enciclopedie, …) vengono date definizioni univoche di lunghezza, larghezza e altezza. In realtà si tratta di definizioni che non fanno altro che creare confusioni concettuali e alimentare fratture tra il linguaggio e il sapere per la "scuola" e quelli per la "vita".
    Ricordiamo che in "matematica" si può parlare propriamente solo della lunghezza di un arco di curva (o, in particolare, di un segmento). Il termine viene esteso agli oggetti che si sviluppano prevalentemente in una dimensione e che per astrazione possono essere rappresentati con un arco di curva (la lunghezza di una strada, di un nastro, di un braccio, …).
    Nel linguaggio comune se l'oggetto è usualmente disposto in modo che tale sviluppo sia verticale (specie se l'oggetto è poggiato su una base) si parla anche di altezza (altezza di una persona, di una bottiglia, di un palo, …), indipendentemente dalla collocazione che ha l'oggetto nel momento in cui se ne parla. A volte con lunghezza si intende invece la misura dell'estensione dell'oggetto lungo la direzione secondo cui lo si sta guardando o lo si guarda abitualmente (per lunghezza di una stanza, di un giardino,… spesso si intende la lunghezza dei lati perpendicolari a quello su cui si apre la porta di ingresso).
    In matematica a volte si parla di altezza di una figura piana (o solida) rispetto ad un suo lato (o ad una sua faccia) per indicare la massima distanza che un punto della figura può avere dalla retta su cui giace tale lato (o dal piano su cui giace tale faccia): altezza di un triangolo rispetto ad un lato fissato, di un parallelepipedo rispetto ad una particolare faccia, … . Se vi è un solo punto che ha tale distanza dal lato scelto, come nel caso dei triangoli, viene detto altezza anche il segmento di minima lunghezza che congiunge il punto con la retta di riferimento.
    Nel linguaggio comune e nel linguaggio scientifico si usa l'espressione altezza di un corpo celeste C rispetto ad un piano di riferimento P e ad un punto di osservazione O (giacente su P) per indicare la misura dell'angolo formato con il piano P dalla direzione OC con cui si osserva il corpo. Abbiamo già richiamato altriusi nel linguaggio comune del termine altezza.
    Del termine larghezza non esiste un uso propriamente matematico; nel linguaggio comune viene spesso impiegato per indicare l'estensione lungo una direzione perpendicolare a quella a cui è stato riferito il termine lunghezza o il termine altezza, a seconda dei casi («è più largo che lungo»; …).
    Naturalmente considerazioni analoghe valgono anche per altri termini: corto, basso, stretto, … .
2 - La TV, anche attraverso un documenatario ben fatto, impone i "suoi" tempi, punti di vista, curiosità, … . Un aspetto particolare, poi, è costituito dalla visione dei cartoni animati, che, in quanto successione di disegni, danno una rappresentazione semplificata (o fantastica) della realtà; notiamo - per inciso - che osservare cartoni animati, vignette, fumetti, coglierne gli stereotipi o le semplificazioni raffigurative, può dare spunti per significative attività didattiche.
3 - Il collegamento a problemi di lateralizzazione è confermato dal fatto che invece i bambini non incontrano difficoltà nel distinguere due lettere simmetriche rispetto a un asse parallelo alla linea di scrittura come q e d; diverso è il caso di b e p, per le quali entrano in gioco anche questioni fonetiche.
4 - Attività come queste acquistano particolare significato se inserite in un contesto più complessivo, in cui gli alunni analizzano e discutono i propri progressi che man mano hanno realizzato anche sul piano dell'espressione orale e di altre abilità, sul piano dell'autonomia, … .


NOTE al paragrafo 3

1 - Per la documentazione degli esiti di sperimentazioni didattiche inerenti tali attività, così come di quelle relative agli altri temi affrontati in questo paragrafo, rinvio in particolare a [5]-classe II.
2 - Ovviamente emergono anche questioni legate alla valutazione soggettiva del tempo: l'interesse per le cose osservate nei vari tratti del percorso, l'essere vicino o lontano dalla meta, … influenzano le stime temporali; cfr.[3].
3 - La discussione, per esempio, può animarsi intorno alle difficoltà che i bambini incontrano nell'individuare la scuola sulla cartina, al fatto che per riuscire in ciò fanno riferimento alla rappresentazione del campo da pallone, che invece riconoscono facilmente, …
4 - Queste rappresentazioni sono state realizzate con un programma in Basic che non fa altro che calcolare le coordinate dei punti in cui i raggi luminosi che congiungono occhio e contorno dell'oggetto intersecano la "finestra" attraverso cui si guarda. Se la scuola dispone di un personal computer, utilizzando un programma di tal genere e limitandosi a introdurre le coordinate dei vertici dell'oggetto, dell'"occhio" e del punto mirato, oltre alla ampiezza della "finestra", l'insegnante (non certo gli alunni) può realizzare qualunque rappresentazione prospettica.
    Ad esempio la illustrazione 1 rappresenta la casetta vista da una particolare angolazione stando ad una ventina di metri sia di distanza che di altezza, le illustrazioni successive rappresentano come la si vede salendo verticalmente, a mo' di elicottero, alle quote di 40, 150 e 1000 metri (la finestra è stata man mano ridotta); nell'illustrazione 5 vi è una visione frontale. Nell'illustrazione 6 è raffigurato un parcheggio visto dall'alto, nelle due illustrazioni successive è raffigurato visto da una persona in piedi collocata a una decina di metri di distanza, ma con diverse angolazioni.
5 - Possibili attività di esercizio/verifica sulla corrispondenza tra realtà e modello cartina-topografica: far fare agli alunni percorsi a piedi seguendo un tracciato segnato sulla cartina; segnare sulla cartina percorsi, località, … noti; far segnare all'alunno sulla cartina come da un punto si può raggiungere una certa casa a lui ignota sulla base della descrizione verbale (andare verso la piazza, al secondo incrocio girare a destra, … è la terza casa sul lato sinistro) che ne fa un altro alunno che dispone della medesima cartina; …
    Altre attività significative, analoghe a quelle a cui si è accennato alla fine di 2.3, possono essere l'osservazione e la discussione di rappresentazioni pittoriche di paesaggi e ambienti realizzate in antiche civiltà (la piscina rappresentata dall'alto e persone e oggetti rappresentati con la "altezza" perpendicolare al bordo, … ) e in epoche successive, di mappe antiche, … : si tratta di attività che si possono ben inserire nel contesto di prime riflessioni sulla storia della società umana avviabili all'inizio del secondo ciclo.
6 - Le situazioni a cui gli alunni possono riferire mentalmente il concetto di area sono molte, e variano a seconda delle attività didattiche svolte dalla classe: il tempo per colorare una figura dipende non dalla sua lunghezza ma dalla sua area, il numero delle buche per la semina delle fave che si possono fare in un orto dipende dall'area di questo, la quantità di piastrelle di un pavimento … .
    Il termine "area" non crea problemi più che, ad esempio, quello di "lunghezza": il suo impiego è abbastanza coerente con quelli che se ne fanno nel linguaggio comune.
7 - … e all'interno di un contesto culturale adeguatamente motivante: ad esempio, all'interno di una indagine complessiva su come sono cambiate le condizioni di vita negli ultimi cent'anni un tale lavoro può ben inserirsi nell'analisi dei cambiamenti delle abitazioni (confronto dei modi in cui sono articolati i locali in abitazioni costruite in epoche e in zone diverse; ricostruzione grafica di un appartamento, di un casone, di una fattoria,… descritti in racconti; …)
8 - La forma della pianta della scuola può essere riprodotta con l'ingrandimento che fa corrispondere ad ogni trattino del righello (millimetro) uno o più quadretti; per rappresentare i locali si può misurare la lunghezza in metri di un lato (interno) della scuola e calcolare quanti quadretti corripondono ad un metro; … .
    E' possibile poi costruire sulla piantina una rappresentazione delle pareti con delle strisce di cartoncino appositamente piegate e fissate tra di loro con dei fermagli.


NOTE al paragrafo 4

1 - Qualche esempio: linee aperte rappresentate con strisce colorate contornate da linee chiuse, domande relative a linee da interpretare come figure astratte che invece richiamano ingannevolmente oggetti tridimensionali, domande relative a situazioni tridimensionali in cui si sottointende che i movimenti possano avvenire solo nel piano (della pagina in cui la situazione è raffigurata!), …
2 - Per altro egli si basò su test che in genere erano isolati dalle quotidiane esperienze spaziali del bambino e che spesso presentavano ambiguità simili a quelle dei citati materiali didattici (cfr. anche [3]).
3 - L'idea di continuità è quella a cui ricorriamo per rappresentarci una linea come un tutt'uno, privo di buchi, per immaginare che due linee che stanno su uno stesso piano e si attraversano abbiano un punto in comune, … ; essa è ovviamente presente anche nelle trasformazioni metriche, prospettiche,… (che, appunto, sono particolari trasformazioni topologiche). La conclusione erronea di Piaget è dovuta anche al fatto che i test da lui impiegati si basavano su interpretazioni sbagliate del concetto matematico di continuità (il quale per altro non può essere inteso come una traduzione del concetto intuitivo) ed altre confusioni concettuali (ad esempio si sarebbe preteso che il bambino arrivasse a concludere che il più piccolo quadrato è un "punto").
4 - Così come per il test descritto in 2.2, Piaget non si limita a conclusioni relative alla padronanza dell'invarianza delle distanze rispetto alle traslazioni, ma deduce, più in generale, che il bambino si concentra sul presente senza essere in grado di collegare mentalmente stati diversi di una situazione che evolve nel tempo, con conseguenti limitazioni nelle sue capacità di ragionamento.
5 - La colonnina di mercurio di un termometro cambia lunghezza se sposto il termometro da un ambiente all'altro, se lo prendo in mano, se lo faccio scivolare con pressione lungo un panno, … ; sottoposta a un trascinamento, una gomma da cancellare cambia dimensioni, un oggetto molle si deforma, … ; anche le due asticciole del test cambiano dimensioni, anche se in maniera impercettibile. E' un sano atteggiamento non fidarsi ciecamente dell'intuizione (anche per questo sono state inventate le misure).
6 - Il concetto di direzione non è certo più facile di quello di distanza; esso non è sviluppabile compiutamente senza aver sviluppato anche quello di angolo o quello stesso di parallelismo (il significato intuitivo di direzione può far interpretare due movimenti che partendo da punti diversi vanno nella stessa direzione come due percorsi col medesimo punto di arrivo).
    La difficoltà risiederebbe, se mai, nella focalizzazione del concetto di distanza tra due segmenti piuttosto che tra due punti.
    Comunque contesti significativi (l'osservazione della disposizione delle linee di demarcazione in una strada a più corsie e la comprensione del loro significato, l'osservazione dei solchi tracciati da un rastrello o da una macchina agricola e la comprensione del collegamento con la forma dell'attrezzo,…) conducono naturalmente all'integrazione dei due aspetti.
    Su parallelismo e direzioni, comunque, ritorneremo nel paragrafo 5.
7 - I due fermagli sono sia inversamente che direttamente sovrapponibili. Analogamente l'immagine speculare di una figura piana rispetto ad uno specchio perpendicolare al piano in cui essa giace è ottenibile anche con un ribaltamento, cioè una rotazione di 180 °. Più in generale qualunque oggetto che abbia un piano di simmetria è direttamente sovrapponibile alla sua immagine speculare.
8 - Possiamo distinguere da una parte riduzioni e ingrandimenti (in questi casi il rapporto viene detto scala ), dall'altra le "similitudini inverse", ottenibili componendo una riduzione o un ingrandimento con una simmetria. Nel linguaggio comune due oggetti vengono detti di forma simile solo nel caso in cui si tratti di una similitudine "diretta".
9 - Notiamo che abbiamo esemplificato la proiezione parallela e quella centrale solo di una figura piana.
    A meno di casi degeneri (la figura sia inclinata in modo che una parte dei raggi proiettanti vada a giacere sul piano della figura senza attraversarlo da parte a parte) queste proiezioni determinano una corrispondenza biunivoca tra i punti della figura e quelli della sua immagine.
    Ovviamente ciò in genere non accade nel caso della proiezione di una figura tridimensionale: può risultare che punti diversi di essa vengano proiettati nello stesso punto dello "schermo", cioè del piano di arrivo.     Esempi tipici di proiezioni centrali di figure tridimensionali sono le fotografie e le rappresentazioni prospettiche (vedi 3.2).
    Esempi di proiezioni parallele sono, oltre alle ombre solari, le piante (in cui ad es. una stanza e i suoi mobili sono rappresentati come se visti da una distanza infinita, cioè come se i raggi che proiettano i loro contorni fossero paralleli).
10 - La scelta di una rappresentazione cartografica è legata alle proprietà che essa conserva. Ad es. fra le rappresentazioni illustrate la seconda può essere utile per la navigazione in quanto trasforma un percorso "rettilineo" sulla superficie terrestre (cioè un percorso lungo un arco di circonferenza massima: muovendosi su una superficie sferica senza curvare a destra o a sinistra si percorre una circonferenza massima, tornando nel punto iniziale se non ci si ferma) in un tratto rettilineo sulla carta; la terza invece mantiene la possibilità di realizzare confronti tra estensioni superficiali in quanto trasforma zone di area uguale in disegni di area uguale. Vi sono rappresentazioni che trasformano distanze reali uguali in distanze uguali sulla carta, altre che conservano gli angoli, …


NOTE al paragrafo 5

1 - Ad esempio un tempo il significato della geometria era univoco e dato per scontato in quanto implicitamente suggerito dai suoi contesti applicativi (descivere dimensioni, spostamenti e deformazioni di oggetti, meccanismi, …). Ora vi possono essere diverse geometrie, al variare dello "spazio" e delle "proprietà geometriche" considerate.
    Nel cosiddetto spazio euclideo (quello usuale della geometria classica) possiamo distinguere ad esempio la geometria "metrica", quella affine, … , quella topologica,… : in tutti i casi viene intesa come proprietà geometrica una proprietà che sia comune a tutte le figure "equivalenti", ma varia il significato di "equivalenti" (sovrapponibili, trasformabile l'una nell'altra mediante una similitudine e una proiezione parallela, … , trasformabile l'una nell'altra mediante una trasformazione topologica,…). Per studiare, ad esempio, i legami atomici in una molecola si può ricorerre alla geometria topologica, in quanto per distinguere una struttura molecolare dall'altra non sono essenziali (né in generale si conoscono) le distanze intermolecolari e gli angoli formati dai vari legami; considerazioni analoghe possono valere per studiare come ottimizzare una complessa rete di circuiti, di linee di comunicazione, …

    A sua volta lo spazio può cambiare. Può ad es. essere utile prendere come "piano" una superficie sferica: in questo caso ad es. sono chiamate "rette" e "traslazioni" le circonferenze massime e gli spostamenti lungo di esse (si pensi a una nave che segue una rotta costante; cfr. nota 10 in 4.5). Cambiano però le proprietà geometriche: attraverso una "traslazione" è possibile sovrapporre una figura a se stessa (e quindi questo "piano" non è infinito); non esistono "rette" parallele (due circonferenze massime si incontrano sempre); … Esprimersi in questa "geometria" può essere utile per affrontare problemi di navigazione marittima. Più significativo è il fatto che l'impiego di geometrie simili a questa, anche se più complesse, è stato decisivo per lo sviluppo di molte ricerche di fisica: teoria della relatività, questioni di fisica atomica, … (ad es., la luce per l'attrazione esercitata dai corpi celesti si muove lungo traiettorie curve: per continuare a descrivere come rettilinei i raggi luminosi risulta utile una geometria in cui i "piani" siano le rappresentazioni di superfici curve).

2 - Al di là della difficoltà di rappresentazione, c'è il fatto che indubbiamente i bambini di oggi hanno meno occasioni di vedere le ombre: vivono maggiormente al chiuso, i palazzi e le costruzioni impediscono la proiezione delle ombre lunghe (al mattino e alla sera) di oggetti e persone,… Le ombre nella nostra società non hanno neanche la significatività che in epoche precedenti avevano in relazione al loro impiego per la misura del tempo.
3 - Un'altra attività significativa può essere l'osservazione delle forme che assumono le ombre generate da una lampadina di altri oggetti: un disco, un barattolo, una palla (che ha come ombra sempre un cerchio), … e figure tridimensionali costruibili con fogli per lavagna luminosa (ad es. una scatola fatta a parallelepipedo, una fatta a cubo, un cono,…). Emerge immediatamente la somiglianza con le forme che assumono i disegni di tali oggetti (cfr.3.2) e se ne può intuire il motivo: il contorno dell'ombra dell'oggetto non è altro che il contorno dell'oggetto così come lo "vede" la lampadina.
4 - Il fatto che il parallelismo non è una proprietà prospettica, la possibilità di concepire le direzioni come punti all'infinito , oltre alle ambiguita del linguaggio comune (in cui con "direzione" spesso si indica la località verso cui si è "diretti"), sono all'origine delle difficoltà di interpretare la "definizione" di rette parallele come rette con eguale direzione; le attività con le ombre e sulle rappresentazioni da diversi punti di vista, mettendo in luce dinamicamente la relazione tra rette incidenti e rette parallele, consentono invece una comprensione più profonda del concetto di parallelismo. Problematiche analoghe sono del resto all'origine delle perplessità suscitate dal "postulato delle parallele" e dei tentativi di dimostrarlo protrattisi per molti secoli.
5 - Qualche problema può sorgere anche usando la bussola, che in diverse zone d'Italia indica i punti cardinali con errori non trascurabili (fino a 90° di errore). E' bene che l'insegnante sia consapevole di ciò (anche senza consultare la cartina delle declinazioni magnetiche può confrontare direttamente una direzione che può ricavare da una normale cartina con quella indicata dalla bussola): a volte scoprendo che qualcosa non torna mentre si sta lavorando assieme gli alunni si rischia, colti dall'ansia, di inventare strane giustificazioni o trovare errori dove non ce ne sono.
6 - A parte il conteggio dei giorni (per individuare regolarità stagionali, fasi lunari,… - cfr.[3]), il primo contesto che consentì all'uomo di individuare dei modi per orientarsi nel tempo e nello spazio fu quello delle ombre. L'uomo imparò presto che allo scorrere del giorno le ombre cambiano direzione e lunghezza, che raggiungono la minima lunghezza sempre nella stessa direzione. Dalla divisione del giorno in due parti (notte e dì) passò a quella in tre parti suddividendo con il mezzogiorno (momento in cui le ombre sono più corte) il dì in mattina e pomeriggio.
    Per orientarsi temporalmente imparò a rapportare le direzioni di sole o ombre a punti di riferimento ambientali che individuavano alcune particolari direzioni: il sud e, spesso, le direzioni in cui si vedeva sorgere e tramontare il sole ai solstizi.
Nella vita comune, in Europa, per un lungo periodo,fino a pochi secoli fa,fu diffusa anche la suddivisione del dì in 12 ore uguali ("1 ora al tramonto",… , "11 ore al tramonto"), la cui durata ovviamente variava durante l'anno; per individuare queste ore ebbe diffusione anche la misurazione della "propria" ombra usando come unità i "propri" piedi (esistevano tabelle che davano la "misura" che a gennaio-dicembre, febbraio-novembre,… l'ombra aveva nelle ore 1-11, 2-10,…, 6).
    L'unica ora certa era in genere il mezzogiorno, per individuare la quale era diffuso anche il ricorso a dei "segna-mezzogiorno" (un segno per terra o su una parete che indicava la posizione a mezzogiorno dell'ombra di uno stipite di una particolare finestra, di un'asta fissata al muro,… o una fessura da cui passava la luce solo a mezzogiorno).
    Per le attività "pubbliche", e nei casi in cui erano necessarie unità di misura "stabili", si ricorreva comunque alle ore solari (divisione della giornata, da un mezzogiorno al successivo, in 24 parti uguali) e alla meridiana (con lo gnomone, cioè l'asta, parallela all'asse terrestre in modo da rendere uniforme la rotazione del sole attorno ad essa), e, spesso, come mezzo di diffusione, alle campane.
    Fu molto dopo la scoperta della variazione della durata del giorno (e quindi delle ore solari) che gli sviluppi sociali e tecnologici condussero all'introduzione del tempo "medio"; le meridiane furono allora spesso corredate di tabelle, grafici o scale scorrevoli per trasformare il tempo solare in tempo medio.
    Anche dopo lo sviluppo degli orologi meccanici per molto tempo (a causa del costo di questi e/o della loro imprecisione) le ombre, mediante le meridiane, continuarono ad essere i più diffusi riferimenti per l'orientamento temporale.
    Nell'attuale mondo industrializzato il "tempo delle ombre" non ha ormai più relazioni con la pratica e la concezione del tempo socialmente diffuse.
7 - Nel grafico riportato è stato preso per ciascun mese come valore caratteristico il valore mediano, cioè al centro dell'elenco in ordine di grandezza delle temperature massime registrate nei vari giorni.
8 - I tentativi e le discussioni su come usare questi strumenti per realizzare un quadrato, per trovare il centro di un rettangolo o di un cerchio,… permettono anche di giungere a dare implicitamente definizioni operative di alcuni enti geometrici (come costruire o individuare una certa figura o un certo punto,…); cfr. 5.4.
9 - Fra gli esempi non ho citato il Logo: di esso è già stato sottolineato in [3] (paragrafo 6, nota 15) il ruolo negativo nel primo apprendimento geometrico (uso di rappresentazioni stereotipate, prive di prospettiva, senza riferimenti allo spazio reale): le considerazioni svolte nel presente articolo dovrebbero aver messo meglio in luce i danni di tali attività. Pellerey ha osservato che l'impiego del Logo (o di software analoghi) può «comprimere o bloccare l'intuizione dello spazio e del movimento e quindi una costruzione della matematica coerente con questa intuizione».
    Del resto il suo ideatore, Papert, presenta esplicitamente il suo "linguaggio" come un mezzo per "saltare" i processi di modellizzazione e astrazione dei concetti matematici: esso darebbe la possibilità ai bambini di "ragionare" direttamente su e con "oggetti astratti" che essi stessi possono costruire sul video del computer (a tal proposito rinvio alle considerazioni svolte in [3]-6.3 relativamente a tesi simili a questa sostenute da Dienes e Papy).
10 - In itinerari di questo genere assumono un ruolo importante anche altri modelli matematici che fanno parzialmente riferimento alla geometria: i grafi e i diagrammi di flusso (cfr. [4]), sui quali non mi sono soffermato nel presente articolo.