da: Orientamenti: guida alla prosecuzione degli studi dopo la scuola secondaria superiore, E.R.S.U., 1989

LA SCELTA UNIVERSITARIA



1.  Tu, che hai concluso o stai concludendo la scuola secondaria superiore, ti trovi di fronte alla scelta se proseguire o no gli studi. Nel primo caso dovrai poi decidere quali studi intraprendere: un corso di laurea, altri corsi di istruzione superiore (scuole dirette a fini speciali, corsi di diploma universitario, istituti superiori di educazione fisica e di educazione artistica) o corsi di formazione professionale post-secondaria.

Chi, come te, si trova a dover compiere queste scelte fa ormai parte di una minoranza dei suoi coetanei: dalla figura1 si vede che ai nostri giorni in Liguria (che pure è una regione ad alta scolarizzazione) la percentuale di giovani che non intraprendono o non completano gli studi secondari superiori supera il 50%.

Fig. 1 – "Sopravvivenza" nel sistema scolastico (in Liguria)

Se sceglierai di proseguire farai parte di una fetta ancora più ristretta dei tuoi coetanei: poco più di un terzo di essi continuano gli studi, in gran parte scegliendo l'iscrizione ad un corso di laurea (nell'illustrazione, quelli che intraprendono altri studi, di durata inferiore, sono rappresentati dalla striscia scura). Man mano che, eventualmente, proseguirai gli studi farai parte di una minoranza sempre più esigua: solo il 10% dei giovani raggiungono la laurea.

Forse questi dati non corrispondono a ciò che supponevi sulla base della conoscenza di parenti e amici, dell'ambiente e del quartiere o della cittadina in cui vivi: può essere che tu ritenessi cosa comune che un giovane si laurei o che reputassi ciò ancora meno frequente rispetto alla situazione presentata dalla figura1.

Infatti, l'illustrazione raffigura una situazione media: vi sono ceti sociali e zone in cui il fenomeno considerato si presenta in forme assai diverse. Questa statistica nasconde anche le differenze nelle storie individuali; in particolare si sono posti i 27 anni come età indicativa di laurea, mentre in realtà vi sono giovani che si laureano prima e ve ne sono altri che si laureano molto dopo. Su tutti questi aspetti ci soffermeremo più approfonditamente nel seguito.

Nelle considerazioni che seguono limiteremo la nostra attenzione alla scelta universitaria; un altro capitolo di questa stessa pubblicazione è dedicato ai corsi di formazione professionale.

 

2.  La scelta universitaria (corsi di laurea e di diploma e scuole dirette a fini speciali, presso università, accademie e altri istituti di istruzione superiore) può essere compiuta da:

– i diplomati degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado di durata quinquennale e gli studenti in possesso di diplomi rilasciati da alcune scuole straniere o internazionali, come previsto da apposite leggi o convenzioni;

– chi è in possesso del diploma quadriennale di abilitazione magistrale (senza il quinto anno "integrativo"), con possibilità di accesso solo alla Facoltà di Magistero;

– chi ha conseguito la maturità artistica quadriennale (senza il quinto anno "integrativo"), con possibilità di iscriversi solo alla Facoltà di Architettura (e all'Accademia di belle arti e agli Istituti Superiori per le Industrie Artistiche) o, se ha conseguito la maturità artistica ad orientamento musicale, solo al corso di laurea in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo.(1)

La tabella 1 presenta il quadro dei corsi di laurea presenti nell'Università di Genova nell'anno accademico 1990/91. I nomi in grassetto rappresentano le Facoltà. Le sigle indicate ci serviranno per rendere più sintetiche successive tabelle e grafici. Infatti consideremo varie statistiche per mettere in luce alcune questioni che è opportuno tu prenda in considerazione per affrontare più consapevolmente le tue scelte.

Tab. 1 – I corsi di laurea presso l'Università di Genova e la loro durata.(2)

Abbiamo considerato solo l'Università di Genova, anche se vi sono studenti liguri che fre-quentano altre sedi, o per scelte culturali (ricordiamo che nella presente guida è comunque con-tenuto l'elenco dei corsi di studi non presenti a Genova e delle relative sedi in cui sono attivati), o per motivazioni di carattere geografico (in particolare più della metà degli studenti spezzini non sono iscritti all'Università di Genova, ma a quelle di Parma e, soprattutto, di Pisa). Ricordiamo tuttavia che esistono pubblicazioni analoghe a questa relative ad altre sedi universitarie.

Ci siamo riferiti solo ai corsi di laurea e anche nel seguito ci riferiremo essenzialmente a questi. Faremo solo qualche cenno alle scuole dirette a fini speciali in quanto finora hanno interessato un numero assai limitato di studenti. Fino a due anni fa erano attivate solo alcune scuole a carattere sanitario; gli studenti annualmente ammessi ad esse erano una cinquantina. Successivamente sono state istituite altre scuole riferite a nuovi campi (sociale, biotecnologico, ecologico, nautico, … ), ma il numero complessivo degli ammessi è circa 200.

Consideriamo dunque i grafici riportati nelle figure 2 e 3.

Fig. 2 – Andamento della popolazione ligure in età di immatricolazione, di quella che si iscrive al primo anno di università e di quella che sette anni dopo si laureerà.


Fig. 3 – Andamento della popolazione italiana in età di immatricolazione, di quella che si iscrive al primo anno di università e di quella che sette anni dopo si laureerà.

Questi grafici inseriscono in una prospettiva temporale alcuni degli aspetti illustrati nella fig.1. Come puoi osservare, in Liguria i giovani della tua età sono più o meno tanti quanti erano negli anni 50; c'è stato un calo nei primi anni 60, in conseguenza della riduzione dei concepimenti durante la seconda guerra mondiale, al quale è seguita un'impennata e un graduale riassestamento sui valori degli anni 50; nei prossimi anni si assisterà ad una sempre più accentuata diminuzione. La parte di grafico punteggiata (19-enni nel 1988, 89, 90, 91, …) è una proiezione che è stata effettuata conteggiando quanti residenti in Liguria hanno compiuto 18, 17, 16, 15, … anni nel 1987; essa rappresenta quindi lo stato futuro della popolazione se non vi saranno flussi migratori. Probabilmente vi saranno invece delle immigrazioni che renderanno leggermente meno drastico il ridimensionamento, anche se non è facile fare, neanche in campo demografico, delle sicure previsioni.(3) Il confronto tra giovani liguri e gli altri dati dei grafici che sono riferiti all'Università di Genova non è rigoroso, ma è comunque significativo: il numero dei liguri che compiono gli studi universitari in altre regioni è compensato da quello degli studenti di altre regioni (e in particolare del "basso Piemonte") che studiano a Genova.

Gli iscritti al primo anno dell'Università di Genova (a corsi di laurea o di diploma) sono progressivamente cresciuti fino agli inizi degli anni 70, con un'impennata nel 1969 (cioè nell'anno accademico 1969/70), dovuta soprattutto alla cosiddetta liberalizzazione degli accessi universitari (provvedimento che ha introdotto la possibilità di iscriversi ai corsi di laurea quale che sia l'indirizzo di scuola secondaria quinquennale frequentato). Successivamente si sono stabilizzati, nonostante un leggero aumento dei diciannovenni.

Il numero dei laureati, che è rappresentato sfasato di 6 anni accademici, in modo da poterlo confrontare con gli studenti che si erano iscritti all'università 7 anni prima(4), in proporzione è cresciuto assai meno: mentre negli anni 60 tra coloro che si immatricolavano più della metà raggiungevano la laurea, negli anni 70 questo rapporto è sceso ad un terzo.

In Italia questi fenomeni hanno un andamento simile, a parte la prospettiva di un calo demografico più contenuto.

L'allargamento dell'istruzione universitaria a fasce più ampie di popolazione è stato, quindi, assai meno ampio di quanto appaia dai dati sugli iscritti. Tuttora l'Italia ha una percentuale di laureati (tra i trentenni) che è poco più della metà di quella di Francia, Germania occidentale e Gran Bretagna.

Dopo questa prima rassegna di dati, pare che si possa concludere che lo sviluppo dell'istruzione universitaria non sia quantitativamente rispondente ai cambiamenti nelle esigenze di formazione della società contemporanea. Consideriamo ora, oltre all'aspetto quantitativo complessivo, la sua articolazione per corsi di studio, cioè per tipo di competenze fornite.

La figura 4 rappresenta per le varie facoltà il numero annuo di iscritti al primo anno e quello di laureati che si è verificato mediamente nella prima metà degli anni 70, nella prima metà degli anni 80 e negli ultimi anni. Successivamente gli stessi dati sono rappresentati raggruppando i corsi di laurea in maniera differente.

Dai dati per facoltà si può osservare come al calo delle immatricolazioni a Medicina e Magistero non corrisponda un incremento delle iscrizioni in facoltà di tipo "scientifico", come Scienze e Ingegneria, ma quello in facoltà di tipo più "amministrativo" (non solo Economia, il cui sviluppo ha un maggiore riferimento ai più recenti processi di trasformazione della società industriale, ma anche Giurisprudenza e la meno "tecnica" Scienze Politiche) e nelle facoltà di Lettere e Filosofia e di Architettura. Sul complesso dell'istogramma degli immatricolati il blocco "amministrativo-letterario" (colonne sulla sinistra) appare così più preponderante negli ultimi anni rispetto a quanto lo fosse nell'istogramma dei primi anni 70.


   

Gli istogrammi a fianco rappresentano gli stessi dati degli istogrammi sopra raffigurati, ma ridistribuiti nei seguenti raggruppamenti:
G = giuridico-politico = GI + SP
E = economico = EC
L = letterario = LE + MA
A = architettonico = AR
S = sanitario = ME + Far
N = naturalistico = Scn + Scb + Scg
T = tecnico-scientifico = Chi + Cin + Fis + Mat + Sci + Ctf + IN

Fig.4 – Numero annuo medio degli iscritti al primo anno e dei laureati per facoltà e per gruppi di corsi di laurea in vari periodi.

Seppur in ovvio ritardo, gli istogrammi dei laureati presentano cambiamenti che vanno nelle stesse direzioni. Tuttavia si può osservare come le facoltà di tipo "amministrativo" abbiano in tutti i periodi un peso rispetto al complesso dell'istogramma assai inferiore di quanto accadeva per le iscrizioni al primo anno. Ciò è dovuto alla maggiore presenza presso queste facoltà del fenomeno dell'abbandono degli studi.

Gli istogrammi nella seconda parte di fig.4, che raggruppano i corsi di laurea per "affinità", consentono di analizzare meglio i fenomeni precedenti e mettere maggiormente in luce come la "produzione" di laureati sia inadeguata alle attuali esigenze della società anche dal punto di vista della distribuzione per aree disciplinari.

La tabella 2 ti fornisce una quadro più dettagliato di come gli iscritti al primo anno si distribuiscono nei vari corsi di laurea. Come puoi osservare, nell'ultimo triennio le immatricolazioni sembrano aver intrapreso uno spostamento verso l'area tecnico-scientifica, pur nella contradditorietà dell'incremento di Scienze Politiche e di Architettura. Ciò forse è stato in parte favorito dal potenziamento delle attività di orientamento avvenuto negli ultimi anni.

Tab. 2 - Numero medio degli iscritti al primo anno per corso di laurea negli ultimi due trienni.

 

3.  La tabella 3 ci permetterà di analizzare meglio il fenomeno degli abbandoni. La mancanza per Scienze dell'Informazione del dato relativo alla percentuale di laureati (e di altri dati in successive tabelle) è dovuta al fatto che tale corso di laurea è stato istituito nel 1986/87.


GI

SP

EC

Lls

LE–Lls

LE

MA

Med

Odo

ME

IN

AR

% arrivati al 3° a.

52

43

56

57

75

68

59

75

98

77

60

67

% arrivati alla lau.

22

13

20

25

39

33

24

45

88

49

36

32

età mediana lau.

26.9

27.5

27.2

27.4

28.7

27.9

28.8


Chi+Cin

Fis

Mat

Sci

Scn

Scb

Scg

SC

Far

Ctf

FA

tot. univ.

% arrivati al 3° a.

70

64

50

45

80

71

52

63

83

79

82

60

% arrivati alla lau.

36

29

37

36

34

28

34

41

39

41

30

età mediana lau.

27.5

26.5

26.6

27.2

27.5

Tab. 3 - Rapporto tra iscritti al 3° anno e iscritti al primo due anni accademici prima e rapporto tra laureati e iscritti al primo anno 6, 7, 8 anni accademici prima, a seconda della durata del corso di laurea (valori medi sugli ultimi sette anni). Età mediana di laurea (stima sulla base dei dati dell'indagine IRES).


Prima di commentare brevemente questa tabella è opportuno fare alcune osservazioni. I dati relativi agli iscritti al primo anno non rappresentano esattamente gli studenti che si sono immatricolati, ma comprendono anche studenti immatricolatisi in anni precedenti che hanno successivamente cambiato corso di laurea senza ottenere la possibilità di iscriversi ad anni successivi al primo. Quindi il numero dei giovani che intraprendono gli studi universitari è di qualche punto percentuale inferiore a quello che appariva dalle figure precedenti e il tasso di abbandono che appare dalla tabella 3 (su 100 studenti che si iscrivono all'università 70 che non arrivano alla laurea e 40 che non arrivano al 3° anno) è da ridimensionare leggermente.

I passaggi da un corso di laurea all'altro falsano parzialmente, in maggiore o minore misura, anche i dati relativi ai vari corsi di laurea, che sono dunque da prendere come indicativi.(5)

Un altro fenomeno da considerare è la presenza di studenti che, dovendo dare ancora vari esami dell'anno a cui sono iscritti o di anni precedenti, preferiscono (o sono costretti, nel caso in cui siano ormai all'ultimo anno o in cui il corso di laurea preveda il superamento di un certo numero di esami come condizione per l'iscrizione ad un anno successivo, come accade in alcuni corsi di laurea delle facoltà scientifiche) riiscriversi ad esso come fuori corso (ciò permette di pagare una tassa di iscrizione ridotta) o come ripetenti (ciò non concede "sconti" sulla tassa di iscrizione ma consente di modificare il piano di studi): la presenza di questi studenti, che impiegano più anni del dovuto e che, nel caso degli iscritti come ripetenti, nelle statistiche sono stati conteggiati più volte, limitano leggermente l'attendibilità dei rapporti riportati nella tabella.

Per tener conto di ciò, il rapporto tra laureati e iscritti al primo anno è stato calcolato considerando uno scarto superiore alla durata del corso di laurea.(6)

Nelle scuole dirette a fini speciali la percentuale degli studenti che si diplomano è circa 60%: l'organizzazione dei corsi (la selezione iniziale, l'obbligo della frequenza e il carattere professionalizzante) fanno sì che sia limitato il numero degli abbandoni e dei ritardi nel completamento degli studi.

I ritardi nel conseguimento della laurea sono messi in luce dall'ultima riga di tab. 3, che indica l'età mediana di laurea. I dati sono stati ottenuti rielaborando alcuni risultati della inda- gine campionaria sui laureati negli anni 1984-1986 condotta dall'IRES, citata nella premessa della guida; la cifra decimale non è quindi pienamente significativa (il valore calcolato direttamente sul totale dei laureati dovrebbe tuttavia differire al più di uno o due decimi dal valore indicato).

L'età mediana di laurea è l'età entro cui hanno concluso gli studi il 50% dei laureati; l'altro 50% si è laureato ad un'età superiore. Nell'istogramma a fianco, che rappresenta approssimativamente come si distribuiscono i laureati dell'intera Università di Genova per età al momento della laurea, la mediana (27.5) rappresenta il valore sull'asse orizzontale per cui passa la retta verticale che divide a metà l'area dell'istogramma.


Fig. 5 – Distribuzione dei laureati nel triennio
1984-1986 per età al momento della laurea

In questo caso la mediana cade nell'intervallo che costituisce la moda, cioè nell'intervallo più frequente (tra il compimento del 27° e quello del 28° anno di età). Si è utilizzata la mediana invece della media in quanto quest'ultima distorce l'immagine degli studenti "reali" essendo influenzata dal "peso" degli studenti che si laureano in età molto avanzata (studenti lavoratori, persone che possono permettersi di non lavorare e di sostare comunque a lungo all'università, …).(7)

Per valutare i dati sull'età di laurea tieni presente che nel caso di un corso di laurea di 4, 5, 6 anni uno studente che si laurea "regolarmente" (senza aver perso anni prima di arrivare all'università né essersi mai iscritto come ripetente o fuori corso o aver perso anni in seguito al passaggio da un corso di laurea ad un altro) mediamente sta per compiere, rispettivamente, 24, 25 e 26 anni (o ne ha appena compiuto 23 nel caso di Magistero, dove sono numerosi i diplomati con maturità quadriennale). La durata dei corsi è indicata nella tabella 1. Per Scienze, sulla base del dato 26.6 calcolato per l'intera facoltà, sono stati stimati i valori relativi alle "Chimiche", che erano fino all'anno scorso gli unici corsi quinquennali (ora dura 5 anni anche Scienze Biologiche) e quelli degli altri corsi; il dato relativo alla facoltà di Farmacia, dato il basso numero di laureati nel corso quinquennale di Chimica e tecnologie farmaceutiche, è da ritenere valido anche per il corso di laurea in Farmacia.

Per valutare il dato relativo all'intero ateneo tieni presente che la durata media di un corso di laurea (calcolata tenendo conto del numero dei laureati nei vari corsi) è di 4 anni e mezzo.

 

4.  Il quadro, a prima vista disastroso, che è stato fatto non vuole indurti a non compiere la scelta universitaria: come abbiamo già accennato all'inizio, c'è attualmente bisogno di un maggior numero di laureati. Vuole invece indurti a compiere una scelta più meditata e ad affrontare con maggiore consapevolezza gli eventuali studi universitari. Una decisione superficiale o un approccio disorganizzato ai nuovi studi è spesso all'origine degli abbandoni e dei ritardi.

Approfondendo l'analisi osserviamo che:

–a monte di un abbandono o di un passaggio ad un altro corso di laurea vi è spesso una scelta sbagliata legata ad un'immagine distorta dell'area disciplinare verso cui ci si orienta: per esempio, stando al campo scientifico, c'è lo studente che affronta un corso di laurea "tecnico" pensando di poter subito iniziare a svolgere attività pratico-operative e si trova, invece, di fronte ad un impegnativo studio di materie di base, ovvero c'è lo studente che affronta un corso di laurea più "teorico", pensando che basti studiare a memoria definizioni, dimostrazioni,… e imparare a fare astratti esercizi standard e si trova, invece, a dover affrontare problemi che richiedono creatività, comprensione "profonda", riferimenti a rappresentazioni concrete e ad applicazioni,…;

–un abbandono o un avvio stentato o il passaggio ad un corso ritenuto più "facile" spesso dipendono anche da un'aspettativa o una concezione deformata dell'università che porta ad affrontare gli studi con impegno scarso o sporadico: c'è chi suppone che non serva frequentare e che basti studiare solo in vista degli esami o chi, senza lo stimolo dell'"interrogazione", si adagia, diligentemente ma con atteggiamento intellettuale passivo, a seguire le lezioni, copiare gli appunti delle lezioni perse, …;

–a volte gli esiti negativi risalgono a un approccio agli studi condizionato da una sovrastima o una sottostima delle proprie capacità, che non ha tenuto conto di come la diversa organizzazione degli studi e delle attività di verifica, la nuova presentazione delle discipline e dei collegamenti e intrecci tra settori diversi, … possano modificare il "rendimento", a volte capovolgendo le valutazioni scolatiche precedenti;(8)

–i dati statistici sull'età di laurea nascondono la presenza di molti studenti che si laureano con poco ritardo (la figura 5 consente di vedere ciò), anche se, nel complesso dell'università, coloro che si laureano "regolarmente" sono meno del 10%; è comunque da tener presente che anche nel caso di studenti particolarmente "bravi" lo svolgimento di una tesi di laurea impegnativa comporta spesso di per sé uno slittamento della laurea ad un anno fuori corso; è inoltre da considerare che spesso lo studente maschio preferisce (o è costretto, se non ha superato il numero d'esami determinato, per altro, senza tener conto adeguato della diversa articolazione degli studi dei vari corsi di laurea, dal Ministero) svolgere il servizio militare prima della conclusione degli studi, e che ciò alza leggeremente l'età di laurea nei corsi in cui sono prevalenti i maschi; osserviamo infine che le iscrizioni in alcuni corsi di laurea considerati "facili" sono parzialmente "gonfiate" dal fenomeno degli studenti che si iscrivono solo per rinviare il servizio militare;

–nel leggere i dati della tabella 3 può essere utile osservare che vi sono corsi di laurea in cui gli abbandoni si concentrano soprattutto nei primi anni e altri in cui si distribuiscono nel corso degli anni, vi sono corsi in cui ad una bassa percentuale di laureati corrisponde anche un grande ritardo medio (intendendo con ritardo la differenza tra età mediana di laurea ed età "regolare" di laurea) ed altri in cui i due dati si correlano diversamente, … ; all'origine di questi fenomeni vi è la presenza in maniera diversa nei vari corsi di laurea di fattori quali quelli considerati nei punti precedenti e di altri, tra cui: esistenza o meno di numeri limite di esami da superare o di propedeuticità tra esami che condizionano la possibilità di iscriversi ad anni successivi, esistenza o meno di limitazioni numeriche e di prove selettive per l'immatricolazione, dimensione della presenza di studenti lavoratori o di studenti "a tempo parziale", prevalenza degli studenti che si trasferiscono "da" altri corsi di laurea o di quelli che si trasferiscono "in" altri corsi di laurea(9), diversa organizzazione didattica, … ; la lettura della tabella sarà più significativa se, poi, la integrerai con la lettura delle schede informative relative ai vari corsi di laurea;

–assai rilevante è l'incidenza sul fenomeno degli abbandoni dell'aspetto economico: spesso sono le difficoltà economiche a discriminare tra studenti con esiti scolastici comparabili quelli che rinunciano alla prosecuzione degli studi o sono valutazioni di tipo economico che fanno ritenere "non pagante" sul mercato del lavoro il conseguimento della laurea verso cui ci si era orientati(10);

–sarebbero, infine, da mettere in luce e analizzare più globalmente la questione della scarsa "produttività" numerica del sistema scolastico italiano e i limiti della stessa didattica universitaria, che per altro varia molto da un corso di laurea all'altro.

 

5.  Da più ricerche statistiche svolte, risulta che i maggiori tassi di abbandono sono diffusi tra gli studenti con scuola di provenienza non liceale. Valutare esattamente che cosa sia all'origine di questo fenomeno richiederebbe un'analisi statistica approfondita dei vari fattori che intervengono e delle loro correlazioni.

Fig.6 - distribuzione per facoltà dei laureati provenienti dai vari tipi di scuola secondaria (rielaborazione di dati dell'indagine IRES)

E' discutibile che all'origine del fenomeno vi sia un'inferiorità di preparazione fornita dalle scuole non liceali. Ad esempio da un'ampia indagine sui livelli di ingresso all'università svolta presso le facoltà scientifiche delle Università di Genova e di Pisa negli scorsi anni, non emergono grosse differenze nella capacità di affrontare elementari quesiti e problemi matematici "non nozionistici" da parte di studenti provenienti dal liceo scien-tifico o classico e da parte di studenti provenienti da istituti tecnici industriali: in entrambi i casi la percentuale media di risposte "accettabili" è stata piuttosto bassa: 48% per i primi, 45% per i secondi. Maggiori differenze sembrano emergere tra chi proviene da scuole pubbliche e chi proviene da scuole non pubbliche (nel caso dell'Università di Genova, i provenienti da licei non pubblici hanno dato mediamente solo il 38% di risposte accettabili).

Un fattore sicuramente determinante è la diversa estrazione sociale: infatti (come risulta da un'indagine svolta dall'Unioncamere Liguri) da una parte la condizione sociale "media o bassa" caratterizza circa il 50% dei diplomati liceali e l'80% dei diplomati di istituti tecnici, dall'altra il fenomeno dell'abbandono (entro i primi 4 anni dalla immatricolazione) per la condizione sociale "media o bassa" si presenta con una frequenza superiore al 40% mentre per la condizione sociale superiore ha una frequenza inferiore al 20%.

La figura 5 mostra come i laureati provenienti dai vari tipi di scuola secondaria si distribuiscono nei vari corsi di laurea (il calcolo è stato fatto sul campione impiegato nell'indagine IRES citata).

Le scuole sono elencate in ordine di frequenza (44% dei laureati provenienti dal liceo scientifico, 35% dal classico, 5% dall'istituto tecnico commerciale, …); man mano che si scende verso il basso, la riduzione del numero delle persone su cui è stata calcolata la distribuzione rende un po' meno significativi gli istogrammi. Dal complesso emerge comunque con chiarezza il ruolo che ha la scuola di provenienza nella scelta del corso di laurea.

In molti casi questo ruolo si esplica come una scelta di prosecuzione coerente degli studi (si vedano per esempio le scelte prevalenti tra chi proviene dal liceo artistico o da quello linguistico), anche se, come si è già accennato, il salto tra scuola secondaria e università e i limiti dell'attuale organizzazione e degli attuali programmi della scuola secondaria fanno sì che questa coerenza sia spesso più apparente che sostanziale. In altri casi il ruolo esercitato è più che altro legato all'estrazione sociale, all'ambiente, alle aspettative diverse che, al di là dei contenuti culturali e della stessa estrazione sociale del singolo studente, caratterizzano le diverse scuole secondarie e condizionano gli alunni che le frequentano (si vedano le diverse scelte, a seconda della scuola di provenienza, verso Medicina e verso Scienze, che pur hanno molti aspetti disciplinari in comune, o quelle verso Giurisprudenza e verso Scienze Politiche, facoltà per entrambe le quali sono scarsi i riferimenti disciplinari presenti nelle scuole secondarie).

 

6.  Probabilmente la tua esperienza scolastica ti avrà condotto a porti il problema di come il fenomeno degli abbandoni e le difficoltà che incontrano molti studenti si colleghino agli esiti delle valutazioni. Consideriamo dunque la tabella 4, che riporta la votazione media dei concorrenti alle borse di studio dell'E.R.S.U., il voto medio di laurea calcolato sugli ultimi tre anni accademici e la percentuale di votazioni pari a 110 (o 110 lode) calcolato nell'arco degli anni 80.(11)



Tab. 4  – Votazione media degli esami (tra concorrenti borse di studio), votazione media di laurea,
percentuale di votazioni pari a 110 o 110 lode, per corsi di laurea o facoltà.

Come vedi, le votazioni (che come saprai hanno come limiti inferiori di sufficienza per esami e per laurea, rispettivamente, 18, cioè 18/30, e 66, cioè 66/110) sono piuttosto alte. Ciò non contraddice gli aspetti visti in precedenza. Infatti in genere i docenti invitano lo studente a ritirarsi e a ripetere l'esame se l'interrogazione ha avuto un esito appena sufficiente; lo studente stesso, per non abbassarsi la media, tende a rifiutare i voti bassi. Se la prova d'esame è negativa, di solito non viene registrato il voto.

Del resto dal confronto con la tabella 3 si può osservare che non c'è correlazione tra se-verità valutativa e fenomeni di abbandono. Non esiste quindi un itinerario particolarmente privi-legiato per giungere ad una laurea con maggiore probabilità di conclusione e con minore fatica.

Ciò non toglie che vi sono corsi di laurea in cui si registra un certo appiattimento verso l'alto delle votazioni. Ma non è detto – su ciò ritorneremo – che questo sia un effettivo vantaggio per lo studente.

L'esame della tabella ti dà un'idea anche di come vi siano corsi di laurea in cui, rispetto all' andamento complessivo degli altri corsi, si sia più "stretti" nella votazione degli esami e più larghi nella valutazione delle tesi di laurea (l'esame di laurea, che lo studente affronta presentando un proprio elaborato, chiamato appunto "tesi", dà luogo ad una votazione che viene aggiunta al voto medio degli esami) e altri in cui accada il contrario. Il confronto tra voto medio di laurea e percentuale di 110 ti dà anche un'idea di come si distribuiscono le votazioni di laurea.(12)

 

7.  Esaminiamo assieme un ultimo aspetto della popolazione universitaria.


penult.
quinqenn.

ultimo
quinqenn.

La tabella a fianco quantifica la presenza femminile tra i laureati dei vari corsi di laurea.

GI
SP
EC
Let
Fil
Lls
Geo+Sto
LE
MA
ME
Chi
Cin
Fis
Mat
Scn
Scb
Scg
SC
FA
IN
AR
totale

38
29
27
71
55
92
40
74
83
33
43
26
32
79
79
73
23
64
70
2
47
45

46
38
32
77
51
91
27
75
90
41
60
31
27
75
79
70
25
57
70
5
51
49

Essa fa trasparire in tutta evidenza i pregiudizi (accanto a "scelte di vita", come la possibilità di svolgere occupazioni a part time o che comunque lascino più tempo libero) che spesso hanno orientato (e continuano a orientare) le ragazze verso l'iscrizione ad un corso di laurea piuttosto che ad un altro.

Basti guardare i dati relativi, da una parte, alla Facoltà di Ingegneria (dove, stando alle ultime immatricolazioni, nel prossimo quinquennio non si dovrebbe arrivare all'8% di donne laureate) e, dall'altra, a quella di Lettere e Filosofia, oppure confrontare i dati relativi a diversi corsi di laurea di una stessa facoltà (Lingue straniere e Storia, Chimica e Chimica Industriale, Matematica e Fisica, Scienze Naturali e Scienze Geologiche, …).(13)

Le maggiori difficoltà occupazionali delle donne laureate sono da mettere in relazione essenzialmente alle scelte dei corsi di laurea tra di loro prevalenti.

Nelle scuole dirette a fini speciali attivate negli anni passati la presenza femminile superava il 90%. In alcune delle scuole attivate l'anno scorso e quest'anno la composizione per sesso è invece abbastanza equilibrata, se non opposta.

Tab. 5 – Percentuale di donne tra i laureati

 

8.  Infine un breve cenno alla sorte degli universitari che, conseguita la laurea, si affacciano sul mercato del lavoro.

L'E.R.S.U. ha affidato all'I.R.E.S.-Liguria un'indagine sugli sbocchi occupazionali dei laureati, indagine che è stata condotta su un campione pari al 20% degli studenti laureatisi negli anni solari 1984,1985,1986 (il campione era costitutito per circa il 50% da laureati nel 1984 e circa il 30% e il 20%, rispettivamente, da laureati nel 1985 e 1986). Le interviste sono state condotte nel periodo luglio-settembre 1987.

Rinviando al libro in cui sono presentati i risultati della ricerca (cfr. la Premessa a questa guida) per informazioni più dettagliate, qui ci limitiamo ad osservare che dall'indagine emerge che le prospettive appaiono complessivamente buone: solo il 5% degli intervistati era ancora in cerca di occupazione; la percentuale sale solo al 7% se si escludono coloro che non erano "attivi" sul mercato del lavoro (persone che non cercavano lavoro per scelta personale o perché impegnati in corsi di specializzazione o nello svolgimento del servizio militare).

Nelle schede relative alle varie facoltà abbiamo riportato indicazioni più dettagliate, illustrando le differenze, a volte notevoli, che esistono tra un corso di laurea e l'altro. In particolare abbiamo indicato i dati dell'indagine rispetto ai quali le varie facoltà si discostano maggiormente dai valori medi. Una lettura integrata delle varie schede consente di avere un quadro complessivo più organico.

 

9.  Tutti questi dati forse ti hanno frastornato. In ogni caso, più che darti delle risposte, volevano suggerirti dei problemi su cui riflettere e rispetto ai quali confrontare le tue attitudini e i tuoi interessi. Proviamo, comunque, a sintetizzare alcuni dei problemi emersi.

La prima scelta che dovrai compiere è decidere se iscriverti o no ad un corso di laurea.

Devi tener conto che, per completare gli studi con profitto (laurearti con poco ritardo e con buone votazioni), dovrai affrontare un impegno intellettuale gravoso: dovrai frequentare costantemente e ascoltare prendendo appunti le lezioni, organizzarti autonomamente il tempo programmando con cura, nella giornata e nell'arco dell'anno, il tempo da dedicare allo studio delle varie materie, affrontare in uno stesso anno 3, 4 o più esami che richiedono uno sforzo paragonabile a quello che hai sostenuto o sosterrai per preparare l'esame di maturità, …

La laurea offre indubbiamente migliori prospettive occupazionali del solo diploma di scuola secondaria superiore. I grafici delle figure 2 e 3 fanno prevedere che in futuro la carenza di laureati sarà ancora maggiore di adesso.(14) Il più rapido e migliore inserimento lavorativo dopo la laurea è, però, controbilanciato dal prolungamento degli studi, che ti farà comunque entrare in ritardo nel mercato del lavoro, quando probabilmente avrai superato i 25 anni.

Un altro problema è costituito dal costo che la tua famiglia dovrà sostenere per mantenerti (e mantenere i tuoi studi) fino a tale età. Se hai un'estrazione sociale non elevata, ti converrà impegnarti seriamente nello studio per concludere presto gli studi e per mantenere le condizioni di merito che ti consentiranno di concorrere ad assegni e borse di studio e ottenere altre agevolazioni.

Come soluzione intermedia tra la laurea e la ricerca immediata di un lavoro potrai scegliere una scuola diretta a fini speciali o un analogo corso di istruzione superiore: esso ti fornirà sia una discreta preparazione culturale di base che una formazione professionale indirizzata verso un particolare settore occupazionale. In alternativa potrai scegliere un corso di formazione professionale post-secondaria: riceverai una preparazione più strettamente professionale, indirizzata ad un settore occupazionale più ristretto.

Anche queste scelte offrono buone prospettive di occupazione immediata, ma, man mano che si passa a forme di istruzione che del binomio preparazione culturale – preparazione profes-sionale accentuano il secondo aspetto, la formazione fornita è più rigidamente legata a certi tipi di occupazione e meno facilita il futuro lavoratore nell'adeguare le proprie competenze ai mutamenti del mercato del lavoro o ai propri mutati interessi che lo spingano verso una diversa area professionale.

D'altro canto, chi opta per un corso di laurea deve inserirsi nella prospettiva di continuare a studiare e aggiornarsi anche dopo il conseguimento della laurea: in alcuni casi sceglierà di iscriversi ad una scuola di specializzazione o di perfezionamento, se vorrà avviarsi ad attività di ricerca si iscriverà ad un corso di dottorato o cercherà di ottenere una borsa di studio presso Enti di ricerca o Università, anche straniere, … , e, qualunque professione svolgerà (tecnico in un'industria, insegnante, libero professionista, ricercatore, …), dovrà in continuazione aggiornare la propria preparazione culturale e professionale, sfruttando le conoscenze di base e le metodologie di studio apprese nei corsi universitari.

La scelta che ti trovi a dover compiere è di grande importanza perché condizionerà il tuo futuro; ciò vale non solo per le diverse prospettive occupazionali che ti si possono aprire, ma anche in relazione al fatto che una preparazione culturale di alto livello ti potrà consentire di affrontare con maggiore consapevolezza, profondità di analisi e flessibilità intellettuale sia i problemi generali della società attuale che le situazioni in cui tu sarai più direttamente coinvolto o le curiosità culturali che più ti stimoleranno.

Questa scelta comporta, per altro, aspetti che vanno oltre le problematiche personali:

– da una parte, chi ha particolari capacità culturali e intellettuali dovrebbe in qualche modo sentirsi impegnato a farle fruttare proseguendo gli studi in modo da contribuire all'aumento del livello di scolarizzazione e, quindi, di civiltà del paese e all'adeguamento della forza lavoro alle nuove esigenze di qualificazione della società attuale;

– dall'altra l'iscrizione all'università deve essere affrontata con serietà: chi compie questa scelta deve tener conto che la collettività, nell'offrirgli più ampie opportunità formative, si attende da lui, nello studio e, poi, nel lavoro, un maggiore impegno e una maggiore responsabilità.

 

10.  Anche la scelta del corso di laurea a cui iscriversi non investe solo la sfera personale. E' doveroso compierla tenendo conto anche delle esigenze produttive e organizzative del mondo attuale e delle conseguenti tipologie di laureati di cui c'è maggiore bisogno.

In questo senso le indicazioni qualitative e quantitative sugli sbocchi occupazionali dei laureati delle varie facoltà presenti nelle schede contenute in questa guida ti saranno utili.

Durante la loro lettura tieni comunque presente i limiti delle statistiche a cui abbiamo accennato (esse indicano dati medi, a volte non sono del tutto attendibili, …) e rifletti sui seguenti punti:

–fra 6 o 7 anni le prospettive occupazionali (sia dal punto di vista quantitativo generale che in relazione alle diversità attualmente esistenti tra i vari corsi di laurea) potrebbero modificarsi, vuoi in relazione ai cambiamenti tecnologici, vuoi in relazioni a scelte politiche, nazionali o internazionali (si pensi all'incidenza su certi settori che può avere un qualunque referendum o al ruolo delle Partecipazioni Statali nell'economia ligure o alle scelte relative al settore della sanità);

–non sempre un facile inserimento occupazionale corrisponde ad un lavoro soddisfacente; c'è poi differenza tra la valutazione economica e la valutazione culturale di questa soddisfazione;

–ci sono corsi di laurea che offrono facilmente un lavoro, ma che offrono una limitata possibilità di scelta tra professioni diverse; e viceversa;

–la scelta di un corso di laurea che offre molte possibilità occupazionali ma non interessa culturalmente può risultare negativa per quanto riguarda il successo sia "nello studio" che "nella vita";

gli studenti migliori e più motivati spesso trovano un lavoro adeguato anche se ciò non accade per la maggioranza dei laureati dello stesso corso di laurea.

Come si è osservato, la scelta del corso di laurea facile non è pagante.

Da un lato, non è detto che si possa identificare la maggiore o minore facilità di un corso solo sulla base delle votazioni medie degli studenti, senza tener conto della quantità e del tempo di studio comunque richiesto per affrontare gli esami, degli interessi culturali in assenza dei quali studi per altri facili possono risultare difficili, del fatto che le votazioni dipendono anche dal livello e dalle motivazioni non sempre comparabili degli studenti che scelgono i diversi corsi di laurea, …

Dall'altro, un corso in cui le votazioni sono quasi sempre alte può demotivare lo studente più bravo e più serio, che non vede adeguatamente riconosciuto il proprio lavoro e le proprie capacità. Ancora più danneggiato potrebbe essere lo studente di estrazione sociale non elevata, che sul mercato del lavoro potrà far valere solo la propria preparazione e che quindi dovrebbe avere interesse ad essere valutato seriamente.

 

11.  Accennando all'importanza dei voti anche al fine delle prospettive post-laurea (ottenere impieghi più qualificati, ottenere borse di studio di specializzazione, …) siamo entrati nel merito della didattica universitaria.

Possiamo accennare all'importanza decisiva che, in relazione alle prospettive post-laurea, ha anche il tipo di tesi svolta che, in molti casi, costituisce quasi una forma di "tirocinio" (tesi in collaborazione con aziende, tesi di ricerca, …). Si può ricordare che esitono borse di studio, programmi internazionali di cooperazione culturale e didattica (avrai forse sentito parlare ad esempio del progetto Erasmus) e un progetto di integrazione dei sistemi scolastici europei che potranno offrire allo studente o al laureato la possibilità di svolgere periodi di studi all'estero pienamente riconosciuti dall'università italiana. Ma a te interessano di sicuro maggiormente alcune questioni con cui avrai subito a che fare al tuo eventuale ingresso all'università.

Rinviando alle successive schede per maggiori dettagli, tieni presente che:

–nei corsi di laurea di tipo umanistico in genere dovrai scegliere sin dal primo anno il piano di studio (cioè l'elenco degli insegnamenti che intenderai seguire nell'arco degli anni in cui è articolato il corso di laurea); di solito esistono proposte di piano-tipo che facilitano la messa a punto di un piano che possa poi essere approvato dal consiglio di corso di laurea e vi è un'apposita commissione di docenti che potrai consultare; comunque ti potrà essere utile anche il consiglio di qualche studente più esperto e seguire le prime lezioni di più corsi di quanti dovrai poi frequentare: in genere i docenti iniziano le lezioni illustrandone fini e modalità in maniera più estesa rispetto a quanto potrai trovare negli appositi libretti che presentano i contenuti dei vari insegnamenti;

–negli altri corsi di laurea in genere gli insegnamenti del primo anno sono già fissati; la scelta del piano di studio viene affrontata in anni successivi;

–nelle facoltà scientifiche in genere le lezioni si susseguono costruendo man mano un quadro sempre più organico di una certa disciplina, spesso sono intrecciate ad attività di laboratorio o ad altre forme di esercitazione pratica (in cui gli studenti devono "imparare" anche a lavorare a "gruppi") e sono affiancate da "esercitazioni" in cui vengono esemplificate operativamente le parti sviluppate nelle lezioni; inoltre sono frequenti prove scritte di verifica durante l'anno; per tutti questi motivi la frequenza continua è pressocché indispensabile;

–nelle facoltà umanistiche prevalgono i corsi organizzati in lezioni-monologo in cui non viene tanto presentato un quadro organico della disciplina, quanto viene gradualmente sviscerato un argomento più specifico attraverso cui vengono messi in luce ed esemplificati gli aspetti metodologici della disciplina, il dibattito in corso tra gli studiosi, … ; anche in queste facoltà esistono "esercitazioni" mentre, al posto delle attività di laboratorio dei corsi scientifici, vi sono a volte seminari in cui gli studenti devono affrontare (spesso a gruppi) attività di "ricerca" su argomenti particolari; sono invece per lo più assenti prove scritte di verifica(15); la frequenza, pur essendo apparentemente meno necessaria, in realtà è assai utile per preparare e sostenere gli esami ed è indispensabile per chi volglia conoscere ed entrare "nel vivo" degli aspetti metodologici delle discipline;

–nelle altre facoltà in genere sono abbastanza diffusi entrambi i tipi di lezione sopra illustrati; qualche insegnamento con lezioni simili a quelle del tipo "umanistico" è presente anche in corsi scientifici, specie negli ultimi anni; viceversa, nei corsi di laurea in lingue straniere sono presenti alcuni insegnamenti con impostazione simile a quelli di tipo "scientifico".

 

12.  Quanto hai finora letto, spero con attenzione e interesse, la lettura delle successive schede relative ai diversi corsi di laurea, il confronto tra di esse, i vari dati riportati, la discussione su tutto ciò con i tuoi amici e con i tuoi compagni e i tuoi insegnanti della scuola secondaria, … dovrebbero aiutarti a scegliere più consapevolmente se e a quale corso di laurea iscriverti. Se vuoi approfondire la riflessione, sappi che i vari corsi di laurea hanno individuato dei docenti disponibili per consultazioni , individuali o a gruppi, inerenti l'organizzazione dei corsi, il tipo di impegno richiesto, la natura delle materie studiate, le differenze tra corsi di laurea "vicini",… . Tali nominativi sono reperibili presso l'E.R.S.U., così come le indicazioni relative ad altre eventuali iniziative di informazione intraprese dai corsi di laurea. Poli di riferimento decentrato sono gli sportelli regionali per l'orientamento e i distretti scolastici, presso i quali sono consultabili i programmi dettagliati di tutte le materie di insegnamento dei vari corsi di laurea.

Informazioni più specifiche relative alle norme di iscrizione all'università sono reperibili presso le segreterie universitarie, alle quali conviene rivolgersi per tempo, sia per poter avere informazioni su eventuali inizi anticipati dei corsi o sulle modalità di accesso alle prove di ammissione previste per le scuole dirette a fini speciali e per i corsi di laurea a numero programmato (attualmente: Odontoiatria, Scienze dell'informazione e Medicina: cfr. le relative schede), sia perché in prossimità dell'inizio dell'anno accademico le segreterie sono molto "affollate".

Relativamente alle schede che seguono, ricordiamo che l'ordinamento didattico di alcuni corsi di laurea è in via di redifinizione, e potrebbe essere modificato a partire dagli anni successivi al 1990/91. Potrebbero pure essere attivati corsi o scuole nuove.(16)

Carlo Dapueto
Dipartimento di Matematica dell'Univesrità di Genova

 

Note

(1) Per l'iscrizione ad alcuni corsi universitari è prevista una prova selettiva. Per altri non è sufficiente il titolo di studio secondario (ciò accade per alcuni corsi di diploma e alcuni corsi di istruzione superiore non attivati a Genova). Sono equiparati agli studi universitari alcuni dei corsi impartiti presso le Accademi Militari. Presso l'Università di Genova è presente anche la Scuola di Ostetricia, che tuttavia non è una scuola diretta a fini speciali; per l'ammissione ad essa è necessario avere il diploma da infermiere o aver completato un'opportuna porzione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia.

(2) Nell'elenco sono presenti anche due corsi anomali. E' presente l'unico corso di diploma attivato a Genova, quello di Abilitazione alla Vigilanza nelle scuole elementari; l'ho inserito nell'elenco in quanto tale corso prevede esami in comune con i corsi di laurea della facoltà di Magistero; dopo il conseguimento di tale diploma è possibile completare gli studi conseguendo una laurea. Inoltre è presente un corso di laurea biennale, quello in Geografia; questa breve durata è dovuta al fatto che per essere ammessi ad esso occorre aver superato il primo biennio di un altro corso di laurea, scelto in una rosa ristretta; in realtà questo corso di laurea viene per lo più seguito da studenti già laureati a mo' di corso di perfezionamento. Nella tabella non è stato indicato il corso I.S.E.F. presente a Genova; si tratta infatti di un corso decentrato dell'Istituto Superiore di Firenze.

(3) Basti pensare che l'ISTAT in una pubblicazione del 1982 prevedeva che in Liguria nel 1985 avrebbero compiuto 19 anni 24855±30 giovani (24825 nell'ipotesi più riduttiva, 24885 in quella più espansiva), mentre il numero "esatto" (o, meglio, quello poi rilevato) è stato 25655(!). Alla difficoltà di fare previsioni si aggiunge la limitata attendibilità che spesso hanno i dati che si hanno a disposizione; ad esempio nel mettere a punto queste considerazioni sulla scelta universitaria mi sono trovato più volte di fronte a prospetti statistici su studenti iscritti o laureati contradditori, contenenti tabelle incongruenti o dati che balzano subito all'occhio come errati. Per lo più si tratta di errori materiali di trascrizione o battitura, o dovuti a successivi aggiustamenti per far tornare i conti, … o di rilevamenti in date o periodi differenti. Situazioni analoghe si hanno, del resto, per quasi tutte le statistiche, ufficiali e non.

(4) cioè che si erano iscritti al primo anno 6 anni accademici prima (ci si iscrive all'inizio di un anno accademico e ci si laurea alla fine di un anno accademico); ad es. in corrispondenza della tacca che indica il 1981 non sono rappresentati i laureati nel 1981/82 ma i laureati nel 1987/88.

(5) Nella tabella non sono stati inseriti i dati relativi ai singoli corsi di laurea delle facoltà letterarie e di Ingegneria e sono stati accorpati i due corsi di Chimica in quanto in questi casi dopo il primo anno avvengono spesso passaggi (senza perdita di anni) da un corso di laurea all'altro; è stato lasciato il corso di lingue straniere di Lettere in quanto la diversità delle discipline rende meno frequenti i passaggi.

(6) E' stato calcolato il rapporto tra i laureati negli anni accademici 1982/83-1988/89 e gli iscritti al primo anno negli anni accademici 1973/74-1981/82, 1974/75-1982/83 o 1975/76-1983/83, per i corsi di laurea che durano, rispettivamente, 6, 5 e 4 anni.

(7) Nel caso dell'intera Università, l'età media di laurea, sempre stando ai dati dell'indagine IRES, supererebbe i 28 anni. Nel caso di corsi in cui sono presenti molti studenti lavoratori o studenti comunque anziani, lo scarto tra età mediana ed età media è ancora maggiore: a Scienze Politiche, contro un'età mediana di laurea di 27 anni e mezzo, si ha un'età media di laurea di circa 30 anni.

(8) Anche nelle prove di selezione per l'ammissione ai corsi a numero programmato si verificano spesso queste contraddizioni. Ad es. nell'anno in cui è stato avviato il corso di laurea in Scienze dell'Informazione il voto medio di maturità dei primi 20 classificati (45.9) è risultato essere inferiore a quello dei 220 partecipanti alla prova di ammissione (46.2).

(9) In genere l’"immigrazione" prevale a Scienze Politiche, Lettere, Architettura, corsi "naturalistici" di Scienze, … mentre l’"emigrazione" prevale a Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, corsi non "naturalistici" di Scienze,…

(10) Significativi in questo senso sono i bassi tassi di abbandono del corso di laurea in Farmacia(che è scelto da studenti di estrazione sociale mediamente molto più alta rispetto a quella degli altri corsi di tipo scientifico, spesso nella prospettiva di ereditare o partecipare alla gestione di una farmacia di parenti) nonostante che il ritardo nella laurea sia più alto rispetto agli altri corsi di tipo scientifico e che la valutazione degli studenti sia mediamente molto più bassa (anche al confronto con l'altro corso di laurea della facoltà di Farmacia), come vedremo in una successiva tabella.

(11) Il calcolo del voto medio d'esame è riferito ai partecipanti ai concorsi degli ultimi tre anni accademici (per evitare di contare più volte uno stesso studente, per il penultimo e terz'ultimo anno accademico si sono considerati solo i concorrenti iscrittti all'ultimo anno di corso); per concorrere alle borse di studio sono richieste condizioni di merito (e di reddito) meno restrittive di quelle previste per gli assegni di studio e che non fanno riferimento alle votazioni degli esami superati; possiamo dire che il dato riportato rappresenta grosso modo la votazione media dello studente che si laurea con solo un anno di ritardo. Per quanto riguarda la percentuale di lauree valutate 110, il calcolo non è stato effettuato per tutti i corsi di laurea su tutti gli anni 80; la parzialità dei dati utilizzati potrebbe in qualche caso far variare di uno o due punti percentuali i dati riportati dai valori veri.

(12) Ad esempio Economia e Commercio ha un voto medio di laurea inferiore rispetto ad Architettura pur avendo una percentuale di 110 molto superiore. Ciò si spiega osservando gli istogrammi a fianco, che rappresentano, il primo per Economia e il secondo per Architettura, la distribuzione dei voti nelle tre classi: 66≤voto<99, 99≤voto<110, voto=110 (o 110 lode). 

(13) Il calo dei laureati di Magistero, che sono per la stragrande maggioranza donne, e il contemporaneo aumento delle iscrizioni femminili hanno portato a un'aumento della presenza femminile in altri corsi, ma soprattutto in quelli a carattere "amministrativo", e in particolare a Scienze Politiche. L'unica facoltà né amministrativa né letteraria in cui è notevolmente cresciuta la percentuale di donne laureate è Medicina; non si è trattato però di un aumento in valori assoluti, ma di una diminuzione più contenuta di quella maschile nel complesso del calo delle immatricolazioni verificatosi in questa facoltà.

(14) Si potrebbe obiettare che il calo dei diciannovenni renderà gradualmente meno satura anche l'offerta di diplomati, aprendo nuove prospettive occupazionali anche per essi. Ciò è probabile, tuttavia non dovrebbe accadere in un futuro immediato.

(15) Ciò ti stupirà, abituato come sei ai "temi di italiano"; in vero da molti questa è ritenuta una carenza di questi corsi di laurea; più in generale molti ritengono insufficiente in tutta l'Università italiana (anche al confronto con quanto accade in altri paesi) la presenza di prove scritte e di altre forme di verifica durante l'anno.

(16) anche con sede non a Genova (attualmente solo la scuola in tecnologie per la protezione ambientale e per la sicurezza non ha sede a Genova, ma a Savona).