Infiniti e infinitesimi
1. Richiami
2. Confronto tra infiniti: esempi
3. Ordini di infinito
4. Confronto tra infinitesimi: esempi
5. Ordini di infinitesimo
6. Approfondimenti (Proprietà di ≈ e di o. Infinitesimi e derivate)
7. Specchietto riassuntivo
8. Esercizi
Sintesi
1. Richiami
Abbiamo visto nella scheda sul concetto di limite funzioni che, al tendere dell'input ad un numero particolare o all'infinito o a meno infinito, tendono a stabilizzarsi su un certo valore o crescono o decrescono oltre ogni limite. Abbiamo visto che vi sono funzioni che tendono a questo comportamento più velocemente di altre. Nella scheda sulle funzioni esponenziale e logaritmo abbiamo incontrato due funzioni con andamento opposto, che al tendere dell'input agli estremi del dominio crescono molto velocemente o molto lentamente. In questa scheda metteremo a punto degli strumenti che ci consentiranno di precisare questi confronti, e che ci saranno particolarmente utili, sia per determinare il limite delle varie funzioni, sia per molti altri aspetti, che approfondiremo in schede successive. Uno di questi è la possibilità di approssimare molte funzioni con opportuni polinomi; qui illustriamo questa possibilità solo nel caso di alcune funzioni, attorno a particolari punti.
2. Confronto tra infiniti: esempi
(1)
Due cineclub, Ca e Cb, presentano le seguenti tariffe: il primo 10 € di tessera annuale
più 3 € a spettacolo; il secondo
Studio in generale la situazione rappresentando il costo totale annuo con dei grafici.
Siano A(n) e B(n) i costi annuali per, rispettivamente, Ca e
Cb se vi vedo n film. Ho (facendo variare nel grafico per semplicità n tra i numeri reali):
A(n) = 3·n+10
B(n) = 3·n+16
Numericamente: |
A <- function(n) 3*n+10; B <- function(n) 3*n+16 B(10); A(10); B(10)/A(10); .Last.value*100-100 # 46 40 1.15 15 (per cento) B(40); A(40); B(40)/A(40); .Last.value*100-100 # 136 130 1.046154 4.6154 (per cento) |
Al crescere del numero di film visti, i costi totali tendono entrambi all'infinito, mantenendo una differenza costante di 6 €.
Ma la differenza percentuale tra i costi dei due cineclub (per n=10 vale 15%, per n=40 vale 4.6%,
)
tende ad annullarsi.
In altre parole, le ordinate dei grafici dei due cineclub hanno distanza 6,
ma questa distanza tende ad essere trascurabile rispetto al valore delle ordinate stesse man mano
che si avanza lungo i grafici:
se vedo molti spettacoli non c'è praticamente differenza tra quanto spenderei complessivamente nei due cineclub.
Ovvero, come abbiamo visto, B(n)/A(n) tende ad 1.
Per descrivere quanto messo ora in luce si usa dire che, al crescere
di n, A(n) e B(n) sono asintoticamente uguali (o equivalenti);
in simboli:
limx → α F(x) / G(x) = 1
Nel nostro caso, per n → ∞: |
|
Nota. Nel caso del nostro esempio iniziale, ovviamente, nella realtà non ha senso
far tendere a ∞ il numero n degli spettacoli visti in un anno.
Al massimo n potrà valere qualche centinaio, se il cineclub è aperto tutti i giorni.
Tuttavia è comodo astrarre dalla situazione e far finta che ciò possa
accadere:
pensando ai termini A(n) = 3n + 10 e B(n) = 3n + 16 e al loro comportamento per
(2) Se traccio il grafico di F: x → (sin(x) + x/2)² ottengo una
rappresentazione come quella qui a destra: una curva che oscilla con apparente andamento parabolico. Provo a confrontare, per | |||||||||||||||
| |||||||||||||||
| |||||||||||||||
[ per x→∞ sin(x)/x → 0 in quanto è compreso tra 1/x e −1/x entrambi i quali tendono a 0, e il passaggio al limite conserva la relazione "≤" ] | |||||||||||||||
Dunque: per x → ∞ F(x)/x2 → (1/2)2 = 1/4, e
quindi F(x) / (x2/4) → 1. Posso concludere che, per x → ∞, F(x) ≈ x2/4. |
(4) La parola asintoticamente richiama il termine asintoto
(vedi la scheda Le figure 2) e ricorda il fatto che se
Si noti, tuttavia, che non è detto che se due funzioni f1 e f2 hanno grafico con uno stesso asintoto si abbia che • H(x)/K(x) = 1/x / (1/x²) = x che non tende a 1, ma a 0; in altre parole, 1/x² all'avvicinarsi di x a 0 cresce più velocemente di 1/x, per cui i due numeri assumono rapidamente ordini di grandezza molto diversi, non tendono ad essere uguali (pur tendendo entrambi a ∞); • H(x)/L(x) → 3 ≠ 1, ovvero H(x) ≈ 3·L(x). |
|
Quanto valgono h e k nei due casi seguenti? √(x8+x) + 7·x8 ≈ h·xk per x → 0 √(4·cos(x)+9·x6 ) ≈ h·xk per x → ∞ |
3. Ordini di infinito
Sostituire un termine con un altro asintoticamente equivalente è molto spesso comodo per determinare
limiti del tipo
Esempio:
lim x → ∞ (sin(x) + x/2)² / (3 + 2x²)
Sia (sin(x) + x/2)² che
3 + 2x² tendono a ∞, quindi siamo in un caso "∞/∞".
Abbiamo visto sopra che, per x→∞, (sin(x) + x/2)² ≈
x²/4.
3 + 2x² ≈ 2x².
Infatti (3+2x²)/(2x²) =
3/(2x²) + 2x²/(2x²) =
3/(2x²) + 1 → 0+1 = 1.
Quindi:
lim x → ∞ (sin(x) + x/2)² / (3 + 2x²) =
lim x → ∞ x²/4 / (2x²)
= lim x → ∞ 1/4/2 = 1/8.
È comodo ricorrere alla seguente notazione,
nel caso in cui F(x) e G(x) tendano all'infinito per x → α. Se F(x) ≈ G(x)
(cioè se
per x → α F(x) è uguale a G(x) a meno di un termine trascurabile rispetto a G(x)
[la o piccola ricorda che si tratta di un termine che dà un contributo che tende avere un ordine di grandezza piccolo rispetto a quello del termine indicato tra parentesi]
Facendo riferimento ad alcuni degli esempi visti sopra possiamo dunque scrivere:
per x → ∞, 2x + 7 = 2x + o(2x): 7 è trascurabile rispetto a 2x.
per x → 0, x + 1/x = 1/x + o(1/x): x è trascurabile rispetto a 1/x.
per x → ∞, sin(x) + x2 = x2 + o(x2): sin(x)
è trascurabile rispetto a x².
Quando è che K(x) = o(G(x)), ossia che K(x) è trascurabile
rispetto a G(x)? Quando G(x)+K(x) ≈ G(x), ossia quando (G(x)+K(x))/G(x) → 1.
Ma questo equivale a:
G(x)/G(x) + K(x)/G(x) = 1 + K(x)/G(x) → 1, ossia (come del resto era intuibile) a
Con queste notazioni:
per x → ∞ √x = o(x) (se x → ∞ in x+√x il contributo di √x tende ad
essere trascurabile, ovvero √x/x → 0);
x² = o(x³);
in generale, xh = o(xk) se 0 < h < k
(infatti xh/xk = 1/xh−k → 0 per x → ∞).
Vedi grafico seguente, a sinistra.
Se F(x) e G(x) per x → ∞ sono infiniti
(ossia tendono a ∞ o −∞) con F(x) =
|
Completa:
lim x→∞(√x + x3 + x 130) / (3x3 + 2) =
in quanto per x→∞ √x + x3 + x 130 ≈ e 3x3 + 2 ≈ |
Quando, per x → α, F(x) e G(x) tendono all'infinito e F(x) ≈ k·G(x),
ossia
I due grafici a destra, nella figura precedente, mostrano che, per x → ∞, ex è un infinito che cresce molto velocemente: fino a circa x = 1.86 exp(x) ha valore superiore a x³, poi ha valore inferiore fino a circa x = 4.53, quando definitivamente lo scavalca. Cose analoghe accadono nel confronto con xN per qualunque N maggiore di 3.
Si può in effetti dimostrare che x → xα, qualunque sia α > 0, cresce più lentamente di exp. In simboli, per ogni α > 0:
per x → ∞ xα = o(ex) e lim x → ∞ ex / xα = ∞
Il grafico a destra mette in luce che cosa accade per log, la funzione inversa di exp, il cui
grafico è simmetrico al grafico di questa rispetto alla bisettrice del primo quadrante: per x → ∞ log(x) = o(xα) e lim x → ∞ log(x) / xα = 0 | |
Quanto visto per l'esponenziale e il logaritmo naturale può essere esteso, con opportune modifiche, a tutte le funzioni esponenziali e logaritmiche. |
Sappiamo che ax = elog(a)·x e che loga(x) = log(x) / log(a). I grafici sono opportunamente scalati rispetto alle funzioni di base e e, se la base è minore di 1, sono ribaltati verticalmente od orizzontalmente. Non è il caso di imparare cose a memoria: basta ricondursi, con le formule precedenti, al caso di base e o di una base maggiore di 1 per studiare situazioni in cui sono coinvolte basi minori di 1.
Esempio: lim x → ∞ (2x + x8 + 3) / (5x 7x)
=
|
Calcola lim x → ∞ (x + log(x)) / (3x + 1) [usa il fatto che, per x→∞,
x+log(x) = x+o(x) e 3x+1 = 3x+o(x)]
|
Nota 1.
o(f(x)) non indica un termine ben preciso ma solo la presenza di un
termine trascurabile rispetto a
Nota 2. Accanto alla o-notazione esiste la O-notazione, dove
la lettera "o" ricorda sempre il significato di "ordine" di infinito (o, come verdremo più avanti,
di infinitesimo). Mentre F(x) = f(x) + o(x²) indica che
4. Confronto tra infinitesimi: esempi
(1)
Considerazioni e definizioni analoghe al caso degli "infiniti" valgono per quello degli
"infinitesimi", ossia quello in cui devo confrontare F(x) e G(x) che per x → α (finito o infinito) tendono a 0.
Di fronte a
lim x→0 (x2+3x) / (2x+5x4),
che è del tipo "0/0", cerchiamo di capire come x2+3x e 2x+5x4
si possono approssimare quando x è vicino a 0.
I grafici che seguono mettono in luce che, per x→0, x²+3x e 3x tendono a confondersi,
ovvero in 0 hanno la stessa pendenza, ovvero y=3x è la retta tangente a x²+3x per x=0.
La cosa del resto è facimente verificabile usando la derivazione
(vedi):
D x=0 (x²+3x) = (2x+3) x=0 = 3, e la retta per (0,0) con pendenza 3 è y = 3x.
Anche in questo caso posso osservare che per x → 0
(x²+3x)/(3x) = x/3+1 → 1
ed esprimere ciò dicendo che x²+3x equivale asintoticamente a 3x:
x²+3x ≈ 3x.
Analogamente per x → 0
(2x+5x4)/(2x) = 1+5/2·x3 → 1, ovvero
2x+5x4 equivale asintoticamente a 2x:
2x+5x4 ≈ 2x.
Dunque lim x→0 (x2+3x) / (2x+5x4) = lim x→0 3x / (2x) = lim x→0 3/2 = 3/2.
(2)
Sotto a sinistra sono tracciati vicino all'ascissa 0 il grafico di x → sin(x) e quello di
x → x, che sappiamo (vedi) essere tangente al precedente.
Anche in questo caso per x → 0
sin(x)/x → 1, ossia per x → 0
sin(x) ≈ x.
(3) Sopra a destra è tracciato parzialmente il grafico x → cos(x)−1, che sembra avere vicino all'ascissa 0 andamento parabolico. Verifichiamo che il suo andamento è approssimabile con quello di x → −x²/2. Questa volta facciamo il confronto usando il computer:
f <- function(x) (cos(x)-1)/-x^2 f(1); f(1e-1); f(1e-2); f(1e-3) # 0.4596977 0.4995835 0.4999958 0.5Si può effettivamente dimostare che per x → 0
5. Ordini di infinitesimo
Così come abbiamo fatto per gli infiniti possiamo sintetizzare quanto visto negli esempi precedenti (ossia che per x → 0 3x+x² ≈ 3x, sin(x) ≈ x, cos(x)−1 ≈ −x²/2) in questo modo:
(1) 3x+x² = 3x + o(x) (2) sin(x) = x + o(x) (3) cos(x)−1 = −x²/2 + o(x²)
espressioni che possiamo leggere come: "3x+x² è uguale a 3x a meno di un infinitesimo trascurabile rispetto a x", "sin(x) è uguale a x a meno di un infinitesimo trascurabile rispetto a x", "cos(x)− 1 è uguale a −x²/2 a meno di un infinitesimo trascurabile rispetto a x²".
Infatti per x → α F(x) ≈ G(x), ossia F(x)/G(x) → 1, equivale a F(x)/G(x)−1 → 0, ovvero a (F(x)−G(x))/G(x) → 0, ossia al fatto che la differenza F(x)−G(x) sia trascurabile rispetto a G(x). E questo fatto lo esprimiamo con F(x)−G(x) = o(G(x)).
In altre parole un infinitesimo trascurabile
rispetto a G(x) è un qualunque termine K(x) tale che
Abbiamo definito o(G(x)) nel caso degli infinitesimi esattamente come nel caso degli infiniti. L'unica differenza sta nel fatto che un infinitesimo è trascurabile rispetto ad un altro quando è di ordine superiore (x³ è trascurabile rispetto a x²), mentre un infinito è trascurabile rispetto ad un altro quando è di ordine inferiore (x² è trascurabile rispetto a x³).
Esempio:
lim x → 0 (sin(x) + x/2) / (2x + x2) = (*)
Sia sin(x) + x/2 che 2x+x2 tendono a 0, quindi sono in un caso "0/0".
So che, per x→0, sin(x) = x+o(x), da cui sin(x)+x/2 = 3x/2+o(x) ≈ 3x/2, e che, per x→0, 2x+x2 ≈ 2x. Quindi:
(*) = lim x → 0 (sin(x) + x/2) / (2x + x2) =
lim x → 0 3x/2 / (2x) = lim x → 0 3x/(4x) = 3/4.
|
Calcola lim x → ∞ (sin(1/x)+1/x2) / (1/x)
[traccia: è del tipo "0/0"; poni u=1/x e studia il limite per u → 0]
|
|
Determina lim x → 1 (√x x) / (x2−1)
(che è del tipo "0/0"), sperimentalmente, calcolando:f <- function(x) (sqrt(x)-x)/(x^2-1) h <- 1e-1; f(1-h); f(1+h) h <- 1e-2; f(1-h); f(1+h) ... |
A questo punto stabiliamo alcuni criteri per confrontare gli ordini di infinitesimo, analoghi a quelli messi a punto per gli infiniti. Sono criteri altrettanto semplici, che è facile richiamare alla mente pensando ad alcuni esempi.
•
Per x → 0 xh = o(xk) se h > k > 0
(infatti xh/xk = xh-k → 0 per x → 0):
xα va a zero tanto più velocemente quanto maggiore è α.
Analogamente per
•
Per x → ∞ 1/xh, posto u=1/x,
si comporta come uh per u → 0. Quindi:
per x → ∞ 1/xh = o(1/xk) se h > k >
0 :
1/xα va a zero tanto più velocemente quanto maggiore è α.
Nel grafico soprastante al centro sono rappresentate (in una scala diversa) le stesse funzioni H(x) = 1/x, K(x) = 1/x², L(x) = 3/x considerate sopra studiando gli infiniti. Là K aveva il grafico che (avvicinandosi l'input a 0 da destra) saliva più rapidamente, qui ha quello che (al crescere dell'input) si avvicina all'asse x più rapidamente.
• Sopra a destra sono considerate le funzioni E(x) = exp(−x), F(x) = 1/x³, G(x) = 1/x². Come si vede meglio nell'ingrandimento, la funzione esponenziale negativa, E, si avvicina più velocemente delle altre all'asse x, nonostante che per un certo tratto sia scavalcata dalla funzione F.
In generale, se a > 1, ax per x → ∞, ovvero a−x per x → ∞, è un infinitesimo di ordine superiore rispetto a 1/xα, comunque si prenda α positivo.
|
Determina lim x → ∞ 5−x·x6
|
Il fatto che il grafico di exp abbia in (0,1) come tangente y = x+1 ci assicura
che per Esempio:
lim x → 1 log(x) / (x2 1)
= |
6. Approfondimenti
In questo paragrafo (che potete affrontare in un secondo momento od anche , in alcune classi, tralasciare, in tutto o in parte) sono approfondite alcune questioni a cui si è accennato nei paragrafi precedenti.
Proprietà di ≈ e di o
In alcuni degli esempi fatti abbiamo usato implicitamente alcune proprietà intuitive di ≈ e di o, che ora mettiamo meglio a fuoco:
Se per x → α F(x) e G(x) sono entrambi infiniti o infinitesimi, F(x) ≈ f(x) e k è un numero, allora per
F(x) · G(x) ≈ f(x) · G(x) , G(x) / F(x) ≈ G(x) / f(x), F(x) / G(x) ≈ f(x) / G(x)  e
e se H(x) → L (numero finito diverso da 0):
F(x) · H(x) ≈ f(x) · L
Inoltre:
F(x)·o(G(x)) = o(F(x)·G(x))   e o(F(x)) ± o(F(x)) = o(F(x))
Due esempi d'uso:
• Per x → ∞, (x3 2x2 + 2)/(x + 1) + x2 x = x2+o(x2) + x2 x = 2x2+o(x2)+o(x2) ≈ 2x2.
nel primo "=" si usa x+1 ≈ x e x32x2+2 ≈ x3; si tiene poi conto che x = o(x2) e si usa o(x2)+o(x2) = o(x2).
• Per x → 0, (sin(x) + tan(x))2 = (sin(x)·(1 + 1/cos(x)))2 ≈ (x·2)2 =
in "≈" si usa sin(x) ≈ x e 1+1/cos(x) → 2.
La dimostrazione di queste proprietà è semplice.
Vediamo ad esempio la prima relativa alla moltiplicazione.
Sia, per x → α, F(x) ≈ f(x).
Devo dimostrare che
( F(x) · G(x) ) / ( f(x) · G(x) ) → 1 per x → α. Ho:
( F(x) · G(x) ) / ( f(x) · G(x) ) = F(x) / f(x) → 1
Nota.
Se, per x → α, F(x) ≈ f(x) e G(x) ≈ g(x),
non sempre valgono
Per la prima relazione si consideri ad es.,
per x → 0, 2x+x² + 2(x²x+x³) + xn con n intero positivo.
Osservo che 2x+x² ≈ 2x e che
2(x²x+x³) ≈ 2x e posso
pensare di concludere:
Ma se evito le approssimazioni ottengo:
2x+x² + 2(x²x+x³) + xn =
3x²+2x³+xn.
E questo termine è approssimabile con xn solo se
2x+x² + 2(x²x+x³) + xn =
2x+o(x) 2x+o(x) + xn = o(x) + xn.
I problemi possono sorgere quando per x → α, come in questo caso, F(x) ≈ G(x).
Esempio analogo, meno evidente.
Di fronte a
f <- function(x) (sin(x)+x^3-x)/x^3 f(1e0); f(1e-1); f(1e-2); f(1e-3) # 0.841471 0.8334166 0.8333342 0.8333333Anche qui l'errore è stato quello, di fronte a sin(x)−x, di approssimare sin(x) con x e, quindi, sin(x)−x con 0.
g <- function(x) (x-sin(x))/x^3 g(1e-1); g(1e-2); g(1e-3); 1/6 # 0.1665834 0.1666658 0.1666667 0.1666667
Per la seconda relazione si possono considerare esempi già visti
nella scheda sul concetto di limite.
Ad esempio di fronte a (1+1/x)x2 per x → ∞ uno potrebbe pensare che,
essendo 1+1/x ≈ 1, si abbia
h <- function(x) (1+1/x)^(x^2) h(10); h(20); h(30); h(40) # 13780.61 299033351 6.552322e+12 1.43941e+17
Infinitesimi e differenziali
Alcuni esempi visti, richiamati dalle figure seguenti, suggeriscono che per studiare il comportamento di una funzione F al tendere a k dell'input si può approssimare F con la funzione lineare il cui grafico sia la retta tangente al grafico di F nel punto di ascissa k. Nei primi due esempi k=0; nel terzo k=1.
La cosa non ci deve stupire: introducendo la
derivazione di funzioni
abbiamo visto che la derivata
F(x) =
Infatti, per definizione di derivata, per x → k,
(F(x)−F(k))/(x−k) → F'(k),
e questo equivale a:
Come esempio consideriamo
lim x → 1(√x x) / (x2 1) già studiato
sperimentalmente nel quesito 5, scoprendo che vale −0.25; a destra è rappresentata
graficamente la funzione, che conferma quanto trovato numericamente.
Si tratta di un caso |
Osserviamo che in questo caso avrei potuto procedere anche con una manipolazione algebrica. Per x → 1:
|
Infinitesimi e derivate successive alla prima
Abbiamo visto sopra che,
per x → 0,
In 0 cos ha come tangente la retta y=1. Quindi, attorno a 0, è approssimabile con
la funzione che vale costantemente 1. La pendenza di questa retta l'ho trovata calcolando la derivata di cos
in 0: D(cos) = −sin e −sin(0) = 0. Cerco ora la funzione polinomiale P di 2º grado x → a·x²+b·x+c col grafico che meglio approssimi la curva attorno all'ascissa 0. Impongo che P abbia una pendenza che vari attorno a 0 con la stessa velocità con cui varia quella di cos. Posso esprimere ciò imponendo che la derivata della sua derivata in 0 coincida con quella di cos. La derivata di una funzione f la indico f '. Analogamente indico f '' la derivata della sua derivata, e la chiamo derivata seconda. Intuitivamente, se s(t) esprime la posizione lungo la strada all'istante t di un oggetto in movimento, mentre s'(t) è la sua velocità all'istante t, s"(t) ne esprime la accelerazione, ossia la velocità con cui varia la sua velocità. |
In breve occorre che P(0) = cos(0) (il polinomio P in 0 valga quanto la funzione cos),
P'(0) = cos'(0) (P in 0 abbia la stessa pendenza di cos), P''(0) = cos''(0) (P in 0 abbia grafico
incurvato come quello di cos):
cos(0) = 1, cos'(0) = −sin(0) = 0, cos''(0) = −sin'(0) = −cos(0) = −1.
P(0) = [a·x²+bx+c] x=0 = c,
P'(0) = [2·a·x+b] x=0 = b,
P"(0) = [2·a] x=0 = 2a.
Quindi: a = −1/2, b = 0, c = 1.
Ossia: P(x) = −x²/2 + 1.
Data una funzione F che sia più volte derivabile in Q, posso trovare un polinomio che ne
approssimi l'andamento nei pressi di Q anche di grado maggiore al secondo. Basta che imponga che siano uguali
a quelle di F anche le sue derivate in Q di ordine maggiore al secondo: F''' è la derivata di F'',
F'''' è la derivata di F''',
. Polinomi di tal genere sono chiamati polinomi di
Taylor (dal nome dello studioso inglese che, intorno al 1715, ne ha approfondito lo studio, pochi anni
dopo che erano stati "inventati").
Vediamo, nel prossimo esercizio, qual è il polinomio in x che approssima sin(x) nei pressi di 0
a meno di un infinitesimo di ordine superiore rispetto a x³.
|
7. Specchietto riassuntivo
Riassumiamo qui alcune relazioni particolarmente utili, e ne introduciamo alcune nuove.
x → ∞ |
0 ← x |
x → ∞ |
x → ∞ |
x → ∞ |
x → ∞ |
−∞ ← x |
In rosso gli infiniti ↑ o ← gli infinitesimi trascurabili (ossia gli infiniti di ordine inferiore, gli infinitesimi di ord. superiore) |
Per x → 0 sin(x) ≈ x ovvero: sin(x) ≈ x − x³/6 cos(x) ≈ 1 − x²/2 |
Per x → 0 exp(x) ≈ 1 + x ovvero: exp(x) ≈ 1 + x + x²/2 Per x → 1 log(x) ≈ x − 1 ovvero: log(x) ≈ x−1 − (x−1)²/2 |
8. Esercizi
| Siano F: x → 2x−7, G: x → 2x+2, H: x → 2x. Tracciane, col computer, i grafici per x tra 0 e 5 e y tra F(0) e G(5). Individua K potenza di 10 la più piccola possibile tale che i tre grafici per x tra 0 e K e y tra F(0) e G(K) siano indistinguibili. |
| Siano F1: x → cos(x)·√x+x, F2: x → √(x²+x), F3: x → √x·(cos(x)+x). Stabilisci, nel modo che ritieni più opportuno, quali tra F1(x), F2(x) ed F3(x) si può dire che, per x → ∞, sono infiniti dello stesso ordine. |
|
|
|
Determina il limite per x → 0 di:
|
|
Stabilisci se z deve essere 0+ o 0− perché si possa studiare l'esistenza di
Poni F(x) = √(sin(x)−tan(x)) o F(x) = √(tan(x)−sin(x)) in modo che il limite precedente sia eguale a Determina, quindi, tale limite e, posto G(x) = 1/F(x), dimostra che Utilizzando il computer calcola G(1), G(0.1), G(0.01), e congettura per quale α G(x) tende all'infinito per |
|
Confrontare per x → ∞ i seguenti infiniti: ³√(x+1/x) arctan(x)·x² √x·(1+x) |
|
So che d ax/dx = log(a)·ax (vedi la
scheda sulle funzioni esponenziale e logaritmo). Quindi in x=0 la tangente a y=ax è y=log(a)·x+1 e per Usa ciò per determinare lim x → 0 (10x ex) / sin(x). |
|
Stabilire se esistono (ed eventualmente calcolare) i limiti (per n → ∞) delle seguenti successioni: n! / 2n n! / (2n)! 2n / 3n nn / n! |
|
Esegui i seguenti comandi con R, completa la penulima riga di commento e
spiega che cosa sono i grafici che ottieni.
f1 <- function(x) sin(x); q <- 10^c(-1,-2,-3,-4); q; f1(q)
# deduco che sin(x) va a 0 come x
g1 <- function(x) x; f1(q)/g1(q)
# deduco che sin(x)/x -> 1; sin(x) = x+o(x)
f2 <- function(x) sin(x)-x; f2(q)
# deduco che sin(x)-x va a 0 come x^3
g2 <- function(x) x^3; f2(q)/g2(q)
# deduco che (sin(x)-x)/x^3 -> -1/6; sin(x) = x-1/6*x^3+o(x^3)
f3 <- function(x) sin(x)-(x-1/6*x^3); f3(q)
# deduco che sin(x)-(x-1/6*x^3) va a 0 come x^...
# e quindi che sin(x) = x-1/6*x^3+o(x^4)
H <- function(x) x; K <- function(x) x-x^3/6
plot(f1,-pi,pi, lwd=2); abline(v=0,h=0,col="blue")
curve(H,add=TRUE,col="red"); curve(K,add=TRUE,col="green4")
|
|
Esegui i seguenti comandi con R e spiega che cosa ottieni.
f <- function(x) log(x); q <- 1+10^c(0,-1,-2,-3); q
f1 <- function(x) f(x)-(x-1); f1(q)
f2 <- function(x) f(x)-((x-1)-(x-1)^2/2); f2(q)
|
1) Segna con l'evidenziatore, nelle parti della scheda indicate, frasi e/o formule che descrivono il significato dei seguenti termini: asintoticamente uguali (§2), o piccola (§3), infinito di ordine inferiore (§3), infiniti dello stesso ordine (§3), equivalenza asintotica (§4), o piccola (§5), infinitesimo di ordine superiore (§5). 2) Su un foglio da "quadernone", nella prima facciata, esemplifica l'uso di ciascuno dei concetti sopra elencati mediante una frase in cui esso venga impiegato. 3) Nella seconda facciata riassumi in modo discorsivo (senza formule, come in una descrizione "al telefono") il contenuto della scheda (non fare un elenco di argomenti, ma cerca di far capire il "filo del discorso"). |