La matematica e lo spazio
I modelli geometrici
Scheda 1
Traslazioni, vettori e distanze
0. Introduzione
1. Il piano cartesiano
2. Traslazioni e vettori
3. Distanza euclidea e distanza urbanistica
4. Formule e figure geometriche. Operatori logici
5. Geometria e realtà
6. Esercizi
Sintesi
0. Introduzione
Generalizzando le considerazioni svolte nella prima scheda dell'u.d.
Per strada,
non mi riferirò più a carte stradali, a posizioni in una città,
a movimenti lungo una strada,
ma a superfici generiche, a punti, a linee
generate da un punto in movimento,
.
In altre parole voglio considerare uno spazio astratto, considerare definizioni e
proprietà svincolate da particolari situazioni,
Ciò avrà un duplice vantaggio.
Da una parte, potrò ragionare più liberamente, ad es. senza tener
conto dei problemi di approssimazione, del fatto che le strade possono non
essere perfettamente piane, della presenza di piccole asperità,
Dall'altra, le proprietà studiate potranno essere applicate a molte altre
situazioni, non solo alle cartine stradali.
1. Il piano cartesiano
Per
ora vogliamo considerare solo posizioni, movimenti, … che avvengono su
superfici piane. Ma che vuol dire superficie piana?
Quando usiamo questo termine abbiamo in mente dei prototipi,
come la parte superiore di un tavolo, una piazza
piatta e con il fondo liscio, la parete di un muro, la superficie di uno
stagno, …. E`
questo il modo in cui impariamo il significato di gran parte delle parole che
usiamo.
Provate a cercare su un dizionario il significato di piano,
piatto, ….
Troverete delle spiegazioni insoddisfacenti o che
rimandano l'una all'altra, oltre, appunto, a qualche esempio chiarificatore,
che funge da prototipo. Un dizionario non può definire tutto, ma si deve
servire di un certo numero di parole il cui significato viene assunto come
conosciuto dall'utente.
Consideriamo
ad esempio un particolare dizionario della lingua inglese. Alla fine del
dizionario è riportato come "The defining vocabulary" un
elenco di circa 2000 parole conoscendo le quali è possibile comprendere
le spiegazioni dei significati di tutte le altre.
− Se
ad esempio cerco prune trovo «dried plum». − Cerchiamo dried e troviamo «past participle of dry». − Il significato di participle, di past e di of non è descritto esaurientemente dal dizionario (ci sono dei "giri di parole" e degli esempi); infatti si tratta di parole che fanno parte del "defining vocabulary" (sono nodi finali nel grafo a fianco). I loro corrispondenti italiani sono participio, passato e di. − Per il verbo dry troviamo «make dry». − Il verbo make e l'aggettivo dry fanno parte del "defining vocabulary". I loro corrispondenti italiani sono il verbo fare (rendere, …) e l'aggettivo secco. |
PRUNE DRIED PAST | PARTICIPLE | OF | DRY MAKE | DRY PLUM RED BLUE YELLOW STONE OR WITH A IN IT |
− Per plum trovo «red, blue-red or yellow fruit with a stone in it». Le parole presenti nelle descrizione fanno tutte parte del "defining vocabulary". La traduzione è «frutto rosso, blu-rosso o giallo con dentro un nocciolo».
| Hai capito il significato di prune? Come tradurresti in italiano prune? |
Per definire il mio
generico spazio piano in modo non ambiguo abbandono il dizionario e
utilizzo i numeri, oggetti matematici di cui, ormai, ho precisato in
modo abbastanza chiaro il significato.
Ho già
considerato la retta dei numeri come modello matematico delle traiettorie rettilinee
(di cui ho come prototipi i raggi di luce, la traiettoria di un sasso lasciato cadere da una
certa altezza, un filo teso, …): un punto, cioè una posizione
della traiettoria, viene identificato con un numero reale
( scheda 2 de I numeri).
Ora posso definire
come modello matematico delle superfici piane l'insieme delle coppie (x,
y) di numeri reali, che
chiamerò piano numerico
o, più semplicemente piano.
L'idea è abbastanza naturale:
non è altro che una generalizzazione dell'uso delle coordinate nelle
carte geografiche. Come alla retta
numerica ho associato l'idea intuitiva di una scala graduata su cui
posso tracciare tacche man mano più fitte, così al piano
numerico associo l'idea intuitiva
di un reticolato su cui, con lenti man mano più potenti, posso
andare a scoprire quadrettature di lato man mano più piccolo.
Nella figura 1 sono raffigurate localizzazioni man mano più
precise del punto (x, y) con x=2.8763…
e y=1.1635…. Con lenti opportunamente potenti posso
conoscere quante cifre voglio di x
e di y.
figura 1
La retta graduata orizzontale di ordinata 0 viene chiamata asse x.
La retta graduata verticale di ascissa 0 viene chiamata asse y.
Il punto (0,0), che sta all'incrocio di queste due rette, viene chiamato origine.
A
volte il piano numerico viene chiamato piano cartesiano, a ricordo di Cartesio,
matematico e filosofo francese vissuto nel XVII
secolo che inventò l'uso delle coordinate per dare una descrizione
matematica del concetto di spazio.
La retta e il piano vengono
chiamati anche, rispettivamente, spazio a 1 dimensione
(un punto è individuato da un
numero reale, cioè da una coordinata) e spazio
a 2 dimensioni
(un punto è
individuato da due numeri reali,
cioè da due coordinate).
Se,
invece, voglio considerare posizioni e movimenti che non stanno su una
traiettoria rettilinea o su una superficie piana (ad es. il volo di un
aereo) devo ricorrere a tre
coordinate. Ad es. per indicare la posizione in cui si trova un
sommergibile o un aereo posso usare due numeri x e y
per individuare la posizione sulla superficie del mare e un numero z
per individuare la profondità o
l'altitudine. Lo spazio
tridimensionale è l'insieme
delle terne (x, y, z) di numeri reali.
Anche per la parola "spazio" valgono considerazioni simili a quelle svolte
per la parola "piano". Nella vita quotidiana usiamo "spazio" in vari modi: «in fondo
alla pagina c'è ancora spazio per tre righe di testo»,
«ci sono molte stelle nello spazio», «in
"lazia" manca uno spazio tra "la" e "zia"»,
Potremmo dire che viene utilizzata per indicare un "vuoto" o un "contenitore", di
dimensioni prefissate o no, in cui si possono mettere o si può pensare di mettere cose o in cui possono muoversi cose.
È una descrizione un po' generica del significato di "spazio", e che fa riferimento al
significato di altre parole ("vuoto", "contenitore",
"cosa",
) il cui significato a sua volta non è
semplice descrivere in modo preciso. Non risulterebbe difficile
delimitare meglio il significato che assume in alcuni usi particolari
(ad es. nel caso dello spazio che manca tra "la" e
"zia"), ma non è possibile definire chiaramente il significato più generale di "spazio",
neanche ricorrendo a un dizionario.
Tuttavia attraverso l'uso della lingua italiana, attraverso la memorizzazione di situazioni a cui viene
applicata la parola "spazio",
ci costruiamo
mentalmente un significato di spazio che è sufficiente per
l'usuale comunicazione linguistica.
Anche in matematica la parola "spazio" viene usata in modi diversi, per indicare
vari concetti. Ma, per salvaguardare la natura astratta dei modelli matematici questi concetti non possono
essere descritti riferendosi solo a specifiche applicazioni pratiche e al significato intuitivo di parole d'uso quotidiano.
Quella sopra richiamata (insieme delle terne di numeri reali) è la definizione dello spazio cartesiano.
Altri concetti di spazio saranno definiti in schede successive.
2. Traslazioni e vettori
Nel seguito spesso useremo la seguente convenzione.
Se nel corso di un
ragionamento indico un punto con P, con P1,
con P2,
, allora indico le sue
coordinate rispettivamente con x, y, x1,
x2,
Se invece indico un punto con una lettera diversa, ad es. con A, con B,
, allora indico le sue coordinate con xA,
xB,
Consideriamo
i cambiamenti di posizione.
figura 3 |
Spostandomi da A a B, da C a D o da O a N (figura 3) compio lo stesso cambiamento di posizione.
Intuitivamente posso descrivere ciò dicendo che le tre frecce
da A a B, da C a D e da O ad N hanno stessa direzione e stessa lunghezza. In fisica la freccia che rappresenta il cambiamento di posizione per andare da A a B viene chiamata spostamento e viene indicata con una freccia sovrapposta ad AB, come nel disegno a lato. Due spostamenti vengono considerati uguali quando sono frecce con la stessa direzione e la stessa lunghezza. |
[Nota. In qualche libro di fisica invece di direzione si parla di direzione orientata e si usa la parola direzione come sinonimo della parola inclinazione. In particolare di due spostamenti che hanno direzioni opposte, come quello che porta A in B e quello che porta D in C (è la "freccia" CD invertita), si dice che hanno la stessa direzione e verso opposto]
Ma che cos'è una freccia?
Per ricondurmi a concetti matematici posso rappresentare gli spostamenti, invece
che parlando di frecce, riferendomi alle coordinate dei punti di partenza e di
arrivo.
Lo spostamento da A a B può essere descritto indicando la variazione
orizzontale
[Δx sta per "d ifferenza
delle x"; infatti Δ è la lettera greca "delta"
maiuscola, che si legge come la lettera italiana D]
Nel primo caso della figura 4 ho Δx>0 e Δy>0: spostandosi da A a B aumentano sia la ascissa che l'ordinata. Nel secondo caso ho Δx>0 e Δy<0: spostandosi da P a Q aumenta la ascissa ma diminuisce l'ordinata. | figura 4 |
figura 5
Posso
descrivere il cambiamento di posizione che fa variare la coordinata orizzontale
di Δx e la coordinata verticale di Δy come una funzione che dato un
punto (x,y) gli associa il punto
|
Nel
caso a sinistra di fig. 4 ho applicato la funzione
(x,y) → (x+8, y+4). Dal punto A = (1,3) passo al
punto B = (1+8,3+4) = (9,7). Anche nel caso a destra ho
applicato a C la stessa funzione: C = (4,1) → D = (4+8,1+4) = (12,5)
Nel caso di fig. 5 ho invece applicato la funzione
(x,y) → (x−8,y−4).
Rispetto alla precedente, questa funzione rappresenta il cambiamento di
posizione opposto: (9,7) viene
riportato in (1,3).
Queste
funzioni vengono dette traslazioni (dal latino translatio, che significa "trasporto",
"trasferimento"). Più in generale, dati due numeri h
e k, viene detta traslazione
di passi h,k la funzione che associa al punto (x,y) il punto
I passi di una
traslazione non sono altro che le variazioni Δx (passo
"orizzontale") e Δy (passo "verticale") delle
coordinate tra i punti in input e i punti in output.
La traslazione che porta da un punto A a un punto B ha passi:
Δx = xB−xA,
Δy = yB−yA.
La coppia
In
figura 1 sono raffigurati il
punto A, il punto C e l'origine O e i punti che si ottengono da essi con la
traslazione di passi 8, 4:
A = (2,3) → B = (2+8,3+4) = (10,7),
C = (4,−2) → D = (4+8,−2+4) = (12,2),
O = (0,0) → N = (0+8,0+4) = (8,4).
I vettori AB, CD e ON sono uguali: sono diversi modi per indicare la traslazione di
passi 8,4:
xB−xA =
xD−xC =
xN−xO = 8,
yB−yA =
yD−yC =
yN−yO = 4.
[La parola vettore nel linguaggio comune significa "portatore" (ad esempio la persona che effettua la consegna di una merce viene chiamata "il vettore", il razzo impiegato per mettere in orbita un satellite artificiale viene chiamato "razzo vettore", …); deriva dal verbo latino vehere, che significa "portare" (dallo stesso verbo derivano: vettura, veicolo, …). E` evidente il motivo per cui è stato scelto questo nome per i passi delle traslazioni]
Se v è il vettore (h,k), indicheremo con
Tv o con
I numeri h e k vengono chiamati le componenti
di v.
Il nome deriva dal fatto che Tv
può essere vista come il frutto della composizione di una traslazione orizzontale di
passo h e una traslazione
verticale di passo k, o,
viceversa, di una traslazione verticale di passo k
e una traslazione orizzontale di passo h.
Nella figura a fianco, a destra, è rappresentato un punto P e i punti ottenuti da esso applicando prima T8,4 (punto Q) e poi T3,−6 (punto R).
|
Come abbiamo già visto nella scheda 1 di Per Strada
(quesito e1),
la traslazione complessiva
ha come Δx la somma dei Δx delle traslazioni successivamente
applicate e come Δy la somma dei loro Δy.
Nel caso del quesito precedente la composizione di
T8,4 e di T3,−6
è la traslazione determinata dal vettore
Cioè si definisce addizione
tra vettori
la funzione che a due vettori v1 = (h1,k1)
e v2 = (h2,k2)
associa il vettore
Posso, perciò, dire che la traslazione frutto della composizione di due
traslazioni è determinata dal vettore che è la somma dei
vettori delle due traslazioni successivamente applicate.
Sommare vettori si traduce nel fare l'addizione delle prime componenti e l'addizione delle seconde componenti. Poiché queste addizioni possono essere riordinate senza cambiare risultato, posso concludere che cambiando l'ordine con cui sommo più vettori il vettore risultante rimane immutato.
Il vettore w del quesito precedente è
quanto occorre aggiungere a v per ottenere u.
In analogia al caso dei numeri (vedi figura a fianco), si dice che w
è il vettore differenza
tra v e u. Si scrive anche w =
u−v (u "meno" v).
Le sue componenti sono la differenza delle componenti di v
e u. Se u = (h1,k1) e
v = (h2,k2), allora
u−v = |
3. Distanza euclidea e distanza urbanistica
Generalizzando il concetto di distanza in linea d'aria visto nella scheda 1 dell'u.d. Per strada definiamo distanza euclidea tra due punti P1 e P2 il numero:
(3.1) | d(P1, P2) = √((Δx)2+(Δy)2) = √((x2−x1)2+(y2−y1)2) |
| Calcola (e arrotonda a 5 cifre) la distanza euclidea tra i punti P e R del quesito 4. d(P, R) = |
L'aggettivo euclidea deriva dal nome (Euclide) del matematico dell'antica Grecia (vissuto nel III secolo a.C.) a cui è dovuto il primo trattato organico di geometria astratta. In realtà ai tempi di Euclide non era ancora stato inventato l'uso delle coordinate e, quindi, lui non esprimeva la distanza come in (3.1). L'aggettivo è stato aggiunto poiché oltre a questa distanza ne possono essere definite altre.
Se voglio considerare un modello matematico per studiare le situazioni in cui ci si può muovere solo in verticale e in orizzontale, come nel caso di Otto Bus ( scheda 1 di Per strada), quando va a piedi dalla fermata dell'autobus a scuola, cioè in cui, se A e B sono le posizioni a fianco raffigurate, non ci sono percorsi più brevi per andare da A a B di p, q o r o di traiettorie simili, posso definire: |
(3.2) | d(P1, P2) = |Δx| + |Δy| = |x2−x1| + |y2−y1| |
Nel caso raffigurato ho: d(A,B) = |xB−xA| + |yB−yA| = 8+4 = 12
La distanza definita dalla relazione (3.2) viene chiamata distanza urbanistica (o taxicab distance o Manhattan distance). Il nome deriva dal fatto che essa rappresenta la distanza tra due incroci in una città in cui le strade sono tutte disposte orizzontalmente o verticalmente.
Il programma in JS allegato calcola la distanza euclidea e la distanza urbanistica tra due punti del piano. Sotto ne è riprodotto un esempio d'uso.
Potendo muoversi liberamente in tutte le direzioni, quali sono i punti che hanno 10 come distanza euclidea dall'origine, cioè quali sono i punti più lontani in cui si può arrivare partendo dall'origine con un percorso lungo 10?
Inizio ad osservare che √(x²+y²) = 10 equivale a x²+y² = 100,
ovvero a y² = 100 - x². Se
Il cerchio potrebbe essere tracciato anche come grafico A di una opportuna relazione matematica; in questo modo
è stata realizzata la figura a destra. Esamineremo il prossimo anno come fare grafici di questo tipo (se sei curioso,
puoi guardare
Sotto abbiamo calcolato l'ordinata del punto evidenziato col pallino nero nella figura a destra.
|
4. Formule e figure geometriche
Nel seguito, a meno di indicazioni contrarie, quando parleremo di distanza intenderemo sempre la distanza euclidea.
figura 6 |
Ho visto che l'insieme dei punti che distano 10 dall'origine
assume la forma di un cerchio. In effetti, presi un punto C del piano e un numero positivo r,
il cerchio di centro C e raggio r viene definito
come l'insieme dei punti che distano r da C.
|
L'insieme dei punti che distano 10 dall'origine
secondo la distanza urbanistica ha la forma di un quadrato.
La distanza urbanistica di P = Se non avessi scelto un sistema monometrico ( Le statistiche-2) avrei potuto ottenere, per il nostro cerchio e il nostro quadrato, le rappresentazioni seguenti: |
L'aspetto non è più quello di un "cerchio" o di un "quadrato": se misuro "fisicamente" le distanze con un righello, i punti della figura a sinistra non hanno la stessa distanza dal punto (0,0) e le due diagonali della seconda figura non hanno la stessa lunghezza. Ma dal punto di vista "matematico", riferendomi al piano cartesiano e alla distanza euclidea, sono di fronte, anche in questi casi, a un "cerchio" e a un "quadrato". Ho già fatto una analoga distinzione tra "pendenza stradale" e "pendenza dei grafici" ( pendenza in Gli oggetti matematici).
Come posso descrivere "numericamente" (cioè mediante una formula
numerica) la parte interna al cerchio di figura 6, cioè all'insieme
degli (x,y) che rendono vera l'equazione
| Come descriveresti numericamente la parte interna al quadrato della figura successiva al ques. 7? |
| Come descriveresti numericamente il quadrato punteggiato nella successiva figura (1)? |
Nel piano cartesiano molte
figure possono essere descritte mediante equazioni (x2+ y2= 100,
|x|+|y| = 10,
) o mediante disequazioni
(x2+ y2< 100,
|x|+|y| < 10,
) o
mediante combinazioni di equazioni e disequazioni.
Ad
esempio la figura dell'ultimo quesito era descrivibile come:
{(x,y) : −5 ≤ x ≤ 5, −5 ≤ y ≤ 5}. Nel
caso dell'illustrazione (2) la figura tratteggiata è una croce i cui bracci
suppongo si prolunghino senza fine. Essa comprende tutta la striscia di
piano che va dalla ordinata −5 alla ordinata 5 e tutta la striscia di piano
che va dalla ascissa −5 alla ascissa 5. Posso perciò descriverla
come:
Nello scrivere {(x,y) : −5 ≤ x ≤ 5, −5 ≤ y ≤ 5} ho inteso che la condizione sia vera quando
siano vere
Si è
già osservato
( ques. e4 della scheda 1 di Per strada)
che la congiunzione "e" nel linguaggio comune non è sempre impiegata con questo
significato. Ad esempio nella frase «l'uso di questo medicinale è
sconsigliato alle persone con età minore di 5 anni e maggiore di 70 anni» non si intendono indicare
le età che siano contemporaneamente minori di 5 e maggiori di 70 anni
– tali età non esistono! – ma si intende: « … alle persone con
età minore di 5 anni e a quelle con età maggiore di 70 anni».
Nello
scrivere { (x,y) : −5 ≤ x ≤ 5 o −5 ≤ y ≤ 5 }
ho inteso che la condizione sia
vera quando sia vera almeno una tra le due condizioni
Nel linguaggio comune invece un "o" tra due condizioni spesso viene usato per indicare che deve
essere vera una sola tra le due
condizioni.
Volendo
evitare ambiguità con gli usi delle congiunzioni nel linguaggio comune
posso ricorrere agli operatori logici OR, AND e NOT. Quindi posso descrivere le due figure con:
{ (x,y) : −5 ≤ x ≤ 5 OR −5 ≤ y ≤ 5 } { (x,y) : −5 ≤ x ≤ 5 AND −5 ≤ y ≤ 5 }
Ecco le rappresentazioni grafiche di A OR B e di A AND B.
| Descrivi la figura (3) (dopo il ques.9). |
Nota.
Cerchio o circonferenza? Il quadrato è solo il contorno? …
In vari testi di geometria italiani ciò che qui abbiamo chiamato cerchio
viene chiamato circonferenza mentre con il nome cerchio
si intende comprendere anche la
parte interna. Ad esempio
Noi
non "sposeremo" una posizione particolare. Il contesto man mano
chiarirà a quale figura ci riferiremo.
5. Geometria e realtà
I modelli matematici
considerati in questa scheda (punti, traslazioni, vettori, figure,
…) vengono studiati in un'area della matematica chiamata geometria.
Questo
nome è di origine greca (deriva da ghé e metron che in greco significavano «terra»
e «misura») e, come primo significato, indicava le tecniche per la misura dei campi, per
la suddivisione dei terreni in parti di forme opportune, …. In questo
senso è sopravvissuta la parola geometra, con cui viene indicato il professionista che fa
rilevamenti topografici e si occupa di altre questioni riguardanti il
territorio: strade, piccole costruzioni, … (all'università vengono
chiamati geometri anche i
matematici che si occupano di geometria; ma questa è una terminologia
per "addetti ai lavori").
Ora
di questi aspetti si occupano, appunto, i geometri, gli architetti, gli
ingegneri, …. Il matematico studia in generale i modelli matematici
per rappresentare lo spazio, senza legarsi a una particolare situazione
(forme ed estensioni di terreni, oggetti, …,
movimenti di pianeti, macchine, elettroni, …, disposizioni delle parti
che compongono un edificio, un animale, una molecola chimica, …).
Abbiamo visto, ad
esempio, che per il matematico la distanza −
(3.1) o (3.2)) − è un
numero senza l'indicazione di una unità di misura.
È quando il piano viene
visualizzato su un foglio di carta che si stabilisce una unità grafica
con cui rappresentare, ad esempio, le unità o le decine. Oppure è
quando si associa al nostro piano astratto una situazione concreta che si
stabilisce l'unità di misura con cui esprimere le distanze.
Quando, "facendo matematica", consideriamo un cerchio disegnato con un compasso (il centro è la posizione in cui è stata messa la punta del compasso, il raggio è la distanza tra mina e punta), non ci preoccupiamo del colore con cui è stato tracciato o del colore e del tipo di foglio impiegato; non ci preoccupiamo neanche, troppo, dello spessore della linea tracciata. Cerchiamo, cioè, di astrarre solo la figura geometrica, cioè l'insieme dei punti (cioè di posizioni "esatte") che con quel disegno si vorrebbe rappresentare.
Quando di un oggetto reale consideriamo la figura geometrica che esso forma facciamo un'astrazione non solo perché trascuriamo colore, materiale, … dell'oggetto, ma anche perché, in genere, la sua forma è solo una approssimazione della figura geometrica considerata.
Ad esempio anche se diciamo che un tavolo è rotondo in realtà la superficie di base del tavolo non ha rigorosamente la forma di un cerchio: comunque si cerchi di fissare un centro C non si avrà mai che tutti i punti del bordo sono "esattamente" equidistanti da C. Impiegando strumenti di misura man mano più precisi prima o poi si trovano delle differenze. Infatti il bordo presenta inevitabilmente qualche irregolarità, per quanto piccola possa essere.
Anche
quando usiamo il concetto di piano facciamo una astrazione.
Ad esempio quando diciamo che un territorio è piano in realtà
trascuriamo le piccole asperità che, comunque, il terreno presenta.
Quando,
poi, considerassimo una rappresentazione cartografica del territorio e
cercassimo di trovare la distanza tra due punti mediante la formula (3.1), se
il territorio è molto ampio troveremmo un valore abbastanza diverso da
quello che troveremmo usando la scala riportata sulla cartina; ed entrambi
questi due valori sarebbero diversi da quello che si otterrebbe con una misura
diretta.
La superficie della
terra infatti è sferica: solo piccole porzioni di essa (il territorio di
una città, quello di una provincia) possono essere approssimate
abbastanza fedelmente con delle parti di piano. Per territori più ampi,
comunque si fissi un sistema di coordinate non si riesce a trovare una
corrispondenza tra le distanze calcolate con (3.1) e quelle misurate
direttamente
( scheda 1 de La matematica e i suoi modelli).
Non
esistono confini netti tra la geometria e le altre aree della matematica.
Ad esempio per fare
geometria si usano anche i numeri, le funzioni, le equazioni, … .
Viceversa,
per analizzare i valori di una grandezza che varia nel tempo o il modo in cui
si distribuisce una serie di dati o …, si ricorre spesso alla
rappresentazione grafica dei valori numerici e allo studio della forma della
figura che così si ottiene. Anche i grafi e i diagrammi di flusso in
qualche modo ricorrono a dei concetti di tipo geometrico.
I modelli geometrici servono, dunque, non solo per rappresentare lo spazio
fisico, ma anche per visualizzare
altri modelli matematici (funzioni, equazioni, statistiche, …).
Anche i termini
orizzontale e verticale in matematica spesso sono usati in modo convenzionale,
come fatto anche
sopra. In altri casi (e in particolare
in fisica) sono usati in un modo diverso: verticale indica "diretto come la forza di gravità",
ossia come il filo a piombo, mentre orizzontale indica "perpendicolare alla direzione verticale". Dunque, nel caso
ci si restringa ad un piano che passa per la verticale, l'orizzontalità indica una direzione (che varia man mano
che ci si sposta su un'altra verticale),
mentre nel caso tridimensionale l'orizzontalità indica un piano (che varia man mano
che ci si sposta su un'altra verticale).
A volte l'orizzontalità viene riferita a una superficie: una superficie orizzontale è una superficie
che, in ogni suo punto, è perpendicolare alla verticale passante per quel punto. Nel caso della Terra,
una superficie orizzontale è pressoché sferica (ma, se ci occupiamo di una zona molto limitata,
possiamo, anche in fisica, supporre che si tratti di un piano).
Anche in altre discipline i modelli geometrici vengono impiegati non solo per rappresentare figure, traiettorie, …, ma pure altre situazioni. Consideriamo ad esempio il concetto di vettore. Noi abbiamo introdotto i vettori per descrivere i cambiamenti di posizione e la somma di vettori per descrivere l'effetto complessivo di due successivi cambiamenti di posizione: se una formica si sposta di a lungo un foglio e se poi il foglio viene spostato di b sul tavolo, possiamo descrivere lo spostamento complessivo della formica con la somma a+b dei vettori corrispondenti ai due spostamenti. Si può dimostrare che lo spostamento complessivo è lo stesso se i due movimenti sono contemporanei. |
Oltre agli spostamenti
in fisica vengono rappresentati con vettori anche le velocità, le forze e varie
altre grandezze. Si tratta di grandezze
di cui si può dare una descrizione completa indicando, oltre alla loro
misura (intensità), la
loro direzione. Ad esempio un peso di 15 kg può essere rappresentato
con un vettore lungo 15 (vettore che trasla un punto in una posizione distante
15). Più precisamente, si parla di un «vettore di modulo
15». Infatti, dato un
vettore v =
Si può, inoltre, dimostrare che la composizione di due di esse [la
composizione di due velocità, la composizione di due forze, …]
dà luogo alla grandezza [una velocità, una forza, …]
rappresentata dal vettore che è la somma dei vettori che rappresentano
le due grandezze composte, come si vede nella figura soprastante, a destra.
Grandezze di questo
genere (caratterizzate da intensità e direzione e che si compongono
secondo la "regola del parallelogramma", ossia dando luogo ad un vettore somma
che si dispone lungo la diagonale del parallelogramma che ha per lati le frecce
che rappresentano i vettori sommati), vengono dette grandezze
vettoriali. In fisica, quindi, oltre ai
vettori-spostamento, si considerano i vettori-forza, i
vettori-velocità, … . Il modello matematico "vettore" viene, dunque, impiegato per rappresentare
molte più situazioni, e non solo geometriche, rispetto a quelle da cui
siamo partiti nell'u.d. Per strada.
Le grandezze fisiche che sono completamente individuate da un solo valore numerico vengono invece
dette scalari (basta una "scala" numerica, senza indicazioni di direzione).
Sono tali ad esempio il tempo, la temperatura e la massa.
6. Esercizi
| A partire da un punto al centro di un foglio di carta quadrettata rappresenta i punti intermedi e il punto finale in cui si arriva applicando successivamente le traslazioni T7,2, T3,−4 e T−10,2. |
|
Due località A e B sono separate da un fiume dal letto molto ampio.
Viene deciso di congiungere A e B con una strada, comprendente un ponte, che, per motivi tecnici, deve essere costruito perpendicolarmente al corso del fiume. Sotto sono illustrati tre progetti per la costruzione di questa strada. Sapresti stabilire senza fare calcoli quale dei tre progetti rende A e B più vicine (nel senso della "distanza lungo la strada")? [Traccia. Su un foglio quadrettato riproduci la strada che si otterrebbe da ciascun progetto componendo diversamente i vettori che rappresentano i tre tratti rettilinei: prima il tratto del ponte, poi il tratto da A al letto del fiume, poi il tratto dal letto del fiume a B] |
|
A fianco è tacciato il grafico di x → |x| per x che varia nell'intervallo
[traccia : i punti del primo sono ottenibili dai punti del grafico di x → |x| abbassandone l'ordinata di 10, cioè applicando la traslazione verticale di passo Δy=−10; i punti del secondo sono ottenibili dallo stesso grafico cambiando il segno dell'ordinata] |
|
Descrivi le figure tratteggiate nelle forma:
|
| Disegna su carta quadrettata la figura {(x,y) : NOT 9 < x2+y2 < 25} |
| Per giustificare "fisicamente" l'equivalenza (a+b)2 = a2 + 2·a·b + b2 osserva la figura a fianco e completa quanto segue. | |||
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Utilizzando un ragionamento "fisico"
analogo a quello impiegato nel quesito e7, giustifica l'equivalenza di a2− b2
a |
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Mediante la CT calcola (√3 + √2)·(√3 − √2). Che cosa
ottieni? Trasforma il termine usando l'equivalenza discussa nel quesito precedente (con a = √3, ) e calcola il nuovo termine. |
| Utilizza opportunamente l'equivalenza discussa in e7 per calcolare mentalmente 97·103. |
| Le figure a lato sono un "cerchio" e un "quadrato", ma non sono rappresentate in un sistema monometrico. Assegna valori alle tacche in modo che, nel sistema di riferimento che ottieni, tali figure siano effettivamente un cerchio e un quadrato. |
1) Segna con l'evidenziatore, nelle parti della scheda indicate, frasi e/o formule che descrivono il significato dei seguenti termini: piano numerico (prima di fig.1) spazio a dimensioni (prima di es.2) traslazione (dopo es.3) vettore (dopo es.3) distanza euclidea (paragrafo 3) distanza urbanistica (paragrafo 3) cerchio (paragrafo 4) modulo di un vettore (paragrafo 5) grandezza vettoriale (paragrafo 5) 2) Su un foglio da "quadernone", nella prima facciata, esemplifica l'uso di ciascuno dei concetti sopra elencati mediante una frase in cui esso venga impiegato. 3) Nella seconda facciata riassumi in modo discorsivo (senza formule, come in una descrizione "al telefono") il contenuto della scheda (non fare un elenco di argomenti, ma cerca di far capire il "filo del discorso"). |