Per strada
La matematica per i movimenti e i mezzi di trasporto

Scheda 2
Fuori città in bicicletta o in motorino

0. Introduzione
1. Le pendenze
2. Affrontare le salite
3. Meccanismi che trasformano i movimenti
4. Esercizi
Sintesi

 

0. Introduzione

    Nella scheda 1 di Per strada abbiamo considerato gli spostamenti in una zona pianeggiante di piccola estensione, comprendente la casa e la scuola di Otto Bus.  Abbiamo soffermato la nostra attenzione soprattutto sugli aspetti spaziali (distanze, cambiamenti di posizione, …), impiegando modelli di tipo geometrico (e algebrico: formule numeriche, …).  Un'analisi più completa avrebbe preso in considerazione anche i tempi di percorrenza, le diversità tra un giorno della settimana e l'altro, …, e avrebbe comportato l'impiego di ulteriori modelli matematici.  In  e16  vi viene proposta una serie di attività che approfondiscono l'analisi della situazione.
    Ora esaminiamo una nuova situazione: una gita in bicicletta o in motorino.

1. Le pendenze

    Betta e Rina decidono di fare insieme una gita in campagna, Betta con la sua bicicletta e Rina con il suo motorino.
    Vogliono andare in una zona nuova, che non conoscono. Per sceglierla consultano alcune cartine.
    Per decidere l'itinerario cercano di tener conto anche del tempo che dovranno impiegare e delle difficoltà del percorso. Quindi prendono in considerazione non solo la lunghezza della strada, ma anche le salite che essa presenta: devono valutare se il ciclomotore di Rina e le gambe di Betta ce la faranno ad affrontarle e devono tener conto che nei tratti in salita l'andatura sarà più lenta che nei tratti in pianura.
    Alcune cartine sono del tipo di quella parzialmente raffigurata in figura 1, che presenta l'indicazione sia delle curve di livello, sia della pendenza dei tratti di strada più ripidi (oltre a quella delle quote di alcuni posti particolari, come cime, laghi, passi, paesi, …).

figura 1

[clicca per ingrandire]
 

    Una curva di livello (o isoipsa, che in greco significa "di uguale altezza") è una linea costituita da punti che rappresentano posizioni della superficie terrestre che sono alla stessa quota sul livello del mare (altitudine). Ad esempio il paesino Pasopra, che è alla quota di 644m, sta nella striscia compresa tra la curva di livello alla quota 625 m e la curva di livello alla quota 650 m.

    Una cartina con curve di livello è un modello cartografico che dà un'idea tridimensionale del territorio. In figura 2, a sinistra è raffigurato il plastico che si può ottenere sulla base delle curve di livello della porzione di cartina di fig. 1.  Come si vede, si tratta di un plastico a scalini che è solo una approssimazione della forma della superficie terrestre reale.  Ad es. la parte piana compresa tra la curva di quota 625 e la curva di quota 650 nella realtà non è piana, ma comprende una superficie che, più o meno gradualmente, passa dalla quota 625 alla quota 650. E non è detto che sia sempre in salita: ad es. la strada dopo Pasopra potrebbe presentare un tratto in discesa per poi risalire fino alla quota 650.

    figura 2
[clicca per ingrandire]

    Per avere un'idea di come, nella realtà, varia l'altitudine, si veda in figura 2, a destra, il profilo del rilievo che sorge a ovest del passo; il profilo è visto secondo una sezione che passa per il laghetto più grande e che è evidenziato nella parte bassa della figura.

 1 
   Tenendo conto delle altitudini indicate (e aiutandoti con fig. 2) completa fig. 1 mettendo al posto dei punti interrogativi le quote delle corrispondenti curve di livello.

    La carta riprodotta in figura 1 ci dice che, provenendo da sud, l'ultimo tratto di strada prima del passo ha una pendenza che supera i 12% (>>>). Dopo c'è una discesa con pendenza tra il 7 e il 12% (<<); gli "angolini" sono invertiti, a indicare che si tratta di una salita per chi proviene da nord.  Ricordando che la pendenza è il rapporto tra variazione verticale e variazione orizzontale, posso dire che nell'ultimo tratto prima del passo ad ogni 100 m di avanzamento orizzontale corrisponde mediamente un aumento di quota superiore ai 12 m; nella discesa immediatamente seguente ad ogni 100 m di avanzamento orizzontale corrisponde un abbassamento compreso tra i 7 e i 12 m.   Provo a controllare la prima di queste indicazioni, cioè ">>>".

    Su una striscia di carta (→ figura 3 a sinistra) faccio due segni per rappresentare la strada dalla quota di 675 m al passo (che è alla quota di 692 m). Disponendo la striscia lungo la scala grafica trovo che il tratto di strada considerato si estende orizzontalmente per circa 125 m.  Quindi, poiché il dislivello è di 692−675 = 17 m, ho:
pendenza media = (variaz. verticale) / (variaz. orizzontale) = 17/125 = 0.136 = 13.6% = [arrotondando] 14%
    Ciò è in accordo col segno ">>>".
[ho arrotondato a due sole cifre;  non aveva senso considerare più cifre in quanto sia 17 che 125 sono valori approssimati; ad esempio se il valore esatto del dislivello fosse 17.4000… e quello della strada percorsa orizzontalmente fosse 124.000… avrei ottenuto 17.4/124 = 14.03…% invece di 13.6%]
    Osservo che aver trovato che la pendenza "media" del tratto considerato è del 14% non significa che in tutto il tratto ad ogni metro di avanzamento orizzontale corrispondono 14 cm di innalzamento: vi possono essere pezzi di strada in cui la pendenza è inferiore e pezzi di strada in cui la pendenza è superiore.



figura 3

 2 
   In prossimità del passo parte un sentiero che conduce alla cima di un monte. Stima quale pendenza si deve affrontare nell'ultimo tratto del sentiero (dalla quota 725 alla vetta: vedi figura sopra, al centro).

 3 
   Sopra, a destra, sono raffigurate due salite con le pendenze del 20% e del 50%. Traccia una salita con la pendenza del 100% e una con la pendenza del 200%. Utilizzando un goniometro o la porzione di cerchio graduato riprodotta a destra (più riga e squadra) misura l'angolo di inclinazione di ciascuna di queste due salite.

 

    Betta e Rina hanno imparato facilmente a leggere sia le curve di livello che le indicazioni del tipo ">>>". Riescono quindi a leggere e confrontare anche le cartine che hanno uno solo dei due tipi di indicazione.  Le ragazze hanno anche comprato un libretto in cui sono suggeriti alcuni itinerari per gite in bicicletta; ogni itinerario è rappresentato con una cartina priva di curve di livello e di indicazioni di pendenza, a cui è però accoppiato un profilo altimetrico come quello illustrato in figura 4, relativo al tratto di strada che parte da Pasotto: sull'asse orizzontale è indicata la strada percorsa, su quello verticale è indicata l'altitudine (entrambe in metri).
    Come si può notare, l'inclinazione del grafico non riproduce fedelmente l'inclinazione della strada. Ad esempio l'ultimo tratto di salita, che ha una pendenza del 14%, è rappresentato più ripido della strada con pendenza del 50% raffigurata nell'illustrazione considerata nel quesito 3. Del resto nessuno di voi ha mai visto strade così inclinate! ( figure 6 e 7 della scheda 2 di La matematica e i suoi modelli).

figura 4 

 4 
    Il sistema di riferimento impiegato in figura 4 e quello dell'immagine nella parte destra di figura 3 sono monometrici?

    I profili altimetrici non riproducono fedelmente l'angolo di inclinazione di un tratto di strada, cioè l'angolo di cui la strada è ruotata verso l'alto rispetto al piano orizzontale. Del resto neanche l'indicazione numerica della pendenza ci suggerisce immediatamente un'immagine visiva dell'angolo di inclinazione: sappiamo che una pendenza del 100% corrisponde a un'inclinazione di 45°, ma ci è difficile avere un'idea degli angoli corrispondenti a pendenze diverse. Infatti, come abbiamo visto nel quesito 3, non c'è proporzionalità tra angoli di inclinazione e pendenze: al raddoppiare [dimezzare, …] della pendenza non si raddoppia [dimezza, …] l'angolo di inclinazione.

    Per trovare, ad esempio, l'angolo di inclinazione corrispondente a un tratto di strada lungo 5 m e con un dislivello di 2.5 m possiamo procedere così (→ figura 5):
  fissiamo una retta orizzontale e un punto Q su di essa;
  con un compasso tracciamo un cerchio di centro Q e raggio 5 cm;
  con una riga e una squadra tracciamo una retta parallela alla retta già tracciata e distante 2.5 cm da essa, fino a incontrare il cerchio in un punto P;
  il segmento che congiunge P con Q ha l'inclinazione voluta;
  con un goniometro troviamo che l'angolo di inclinazione è di 30°.
 
figura 5

 5 
    Come avremmo potuto trovare P senza usare il compasso?

 
figura 6

    Possiamo ricorre a "metodi grafici" anche per i problemi inversi, ad esempio per trovare la pendenza che corrisponde a un angolo di inclinazione data.

 6 
   Osservando figura 6 stabilisci qual è la pendenza di un tratto di strada inclinato di 20°.

    Il goniometro verticale (→ figura 7) permette di misurare l' angolo di inclinazione con cui osserviamo un oggetto. Nel caso raffigurato lo sguardo è inclinato di 20°: per inquadrare la cima della montagna dobbiamo inclinare il tubo di 20°; contemporaneamente il filo a piombo ruota di 20°; sul cerchio graduato attaccato alla tavoletta possiamo leggere questa rotazione.  
figura 7

 
 7 
   Sono presso un'ansa di un fiume. Per trovare a che altitudine mi trovo consulto la cartina. Da essa posso dedurre che il monte che posso scorgere è alto 2437 m e, usando la scala, che la distanza in orizzontale tra me e la cima del monte è di circa 1350 m. Utilizzando un piccolo goniometro verticale trovo che l'angolo di inclinazione con cui vedo la cima del monte è di 28°.  Come posso calcolare il dislivello tra noi e la cima del monte e, quindi, la nostra altitudine?

[traccia: utilizza figura 6 per trovare la pendenza del mio sguardo; quindi, da questa e dalla distanza in orizzontale, deduci il valore (arrotondato a 2 cifre) del dislivello in metri].

 

2. Affrontare le salite

    Rina e Betta hanno scelto un itinerario che comprende la strada considerata in figura 1.  Meticolose, le due ragazze vogliono programmare ogni dettaglio. Ad es. vogliono valutare se a Betta, con la sua bicicletta, al bivio presso Pasotto convenga prendere la strada a destra o quella a sinistra.  Esaminiamo anche noi la situazione.
    Innanzitutto confrontiamo l'avanzamento orizzontale lungo le due strade. Le cartine, infatti, riproducono abbastanza fedelmente l'avanzamento orizzontale lungo una strada, non la lunghezza della strada stessa: la superficie terrestre viene "spiaccicata" sul piano orizzontale, per cui si perde la dimensione verticale.
[qui, ovviamente, parlando di "orizzontale" e "verticale" non ci riferiamo al foglio di carta ma allo spazio tridimensionale]

    Per la strada a sinistra, che è quasi rettilinea, posso procedere come in fig. 3 e trovare che tra i due bivi intercorrono 750 (±10) metri.
    La strada a destra presenta varie curve. Per procedere posso approssimarla con una spezzata, cioè con una linea ottenuta concatenando più segmenti.

 8 
   Singolarmente o a gruppi calcolate l'avanzamento orizzontale lungo questa strada in uno dei due seguenti modi:

  

(a)  su una striscia di carta tracciate una sequenza di segmenti allineati lunghi quanto quelli che compongono la spezzata P1P2…P6  (come in fig. 3, segnate sulla striscia due tacche in corrispondenza di P1 e di P2; poi ruotate la striscia intorno a P2 in modo da poter segnare una tacca in corrispondenza di P3, e così via). Usando la scala grafica trovate la lunghezza reale in metri che corrisponde alla distanza tra prima e ultima tacca.
(b)  Usando una riga millimetrata trovate la distanza di P1 da P2 (arrotondata ai millimetri, cioè, posto lo "zero" della riga su P1, scegliendo la tacca dei millimetri più vicina a P2; la annotate; poi trovate la distanza di P2 da P3 e la annotate; e così via. Alla fine sommate le distanze e trovate, così, un valore che esprime la lunghezza della spezzata. Con la riga e la scala grafica potete poi trovare la lunghezza reale in metri.   Confrontate e analizzate i diversi valori ottenuti e stabilite che misura prendere come avanzamento orizzontale lungo la strada di destra:

a1 = avanzamento lungo la strada a sinistra = 750 m a2 = avanzamento lungo la strada a destra =  … m

  
figura 8
    In figura 8 sono schematizzate le due strade. s1 e s2 sono le loro lunghezze, a1 e a2 sono i corrispondenti avanzamenti, h è il dislivello da superare.  Le due strade partono da uno stesso punto e arrivano in uno stesso punto: sono due modi differenti per superare il dislivello h.
    Voglio capire la diversità delle prestazioni (sforzo, fatica, …) necessarie per affrontare il dislivello con le due strade.

    Esaminiamo la situazione a partire da un esempio più semplice (→ figura 9).

   figura 9    

    In un magazzino le casse vengono sollevate su un soppalco di altezza h a volte con il dispositivo A (una carrucola fissa), a volte con il dispositivo B (taglia o paranco, che si ottiene agganciando la fune della carrucola al supporto che la regge e inserendo una rotella dotata di gancio). A destra è illustrato meglio il dispositivo B.
    Con A occorre tirare la fune di un tratto h, con B occorre tirarla di un tratto doppio: tirando la fune per 50 cm la rotella mobile si alza di soli 25 cm. Infatti il tratto di fune tirato si distribuisce su due tratti verticali.
    In ogni caso, sia col dispositivo A che col dispositivo B, l'effetto è l'innalzamento della cassa di un dislivello h.  Se P è il peso della cassa, in fisica questo effetto viene espresso dicendo che:    è stato prodotto un lavoro pari a P·h.

 

    Ad esempio se la cassa pesa 40 kg e il dislivello è di 4 m, il lavoro prodotto per sollevare la cassa sul soppalco è:  40·4 = 160 kgm. Il simbolo kgm indica l'unità di misura chilogrammetro:  è il lavoro per sollevare di 1 m un peso di 1 kg.
    Se la cassa pesasse 20 kg il lavoro prodotto sarebbe la metà:  20·4 = 80 kgm.  Se la cassa pesasse 60 kg, cioè il 50% in più, anche il lavoro sarebbe il 50% in più, cioè 60·4 = 240 kgm invece di 160 kgm.
    Il lavoro varia proporzionalmente anche al dislivello: se il dislivello fosse la metà, cioè 2 m, anche il lavoro sarebbe la metà; infatti 40·2 = 80 kgm.
    Il lavoro è stato definito come P·h proprio perché fosse proporzionale sia al peso P che al dislivello h.

Nota.  Sto esprimendo le forze in chilogrammi e il lavoro in chilogrammetri, come si fa spesso nelle applicazioni quotidiane. Nelle scienze fisiche, invece, occorre tener conto che il chilogrammo viene usato per misurare le masse degli oggetti: a seconda di dove essi sono collocati (al livello del mare, su un aereo o sulla luna) possono essere attratti verso il centro (della terra o della luna) con una forza maggiore o minore. Si usa, allora, il Newton, che corrisponde circa alla forza con cui, al livello del mare, è attratta verso il centro della terra una massa di circa 1 hg, o, in alcune scienze tecniche, il chilogrammo-forza, che è pari alla forza con cui, al livello del mare, è attratta verso il centro della terra una massa di circa 1 kg. Per approfondimenti vedi, in fondo, e18.

 9 
   Gino, per fare uno scherzo a Luisa, la prende sotto alle ascelle e la solleva di circa 50 cm. Enrico, copione, fa lo stesso scherzo a Paola, sollevandola di circa 40 cm. Luisa pesa 54 kg, Paola 62. Quindi Enrico ha sollevato un peso maggiore. Ha anche prodotto più lavoro?

    Ritornando al magazzino, posso dire che con entrambi i dispositivi il lavoro prodotto è P·h:  l'intensità F2 della forza con cui viene sollevata la cassa è pari al peso P della cassa. I dispositivi non generano autonomamente il lavoro F2·h, ma trasmettono il lavoro prodotto dall'uomo.
    Nel caso A l'uomo deve tirare la fune di un tratto h. La forza F1 che applica viene trasmessa uguale dalla fune, per cui F1 = F2. Il lavoro prodotto dall'uomo viene trasmesso nella stessa forma (forza di uguale intensità e traiettoria di uguale lunghezza) dal dispositivo.
    Nel caso B l'uomo deve tirare la fune di un tratto doppio, cioè pari a h·2. Quindi produce un lavoro F1·h·2.  In uscita dal dispositivo il lavoro assume la forma F2·h.     Da F1·h·2 = F2·h ricavo:  F2 = F1·2, ovvero:  F1 = F2/2.
    In modo più espressivo, posso dire che:

il dispositivo B permette di distribuire il lavoro da generare su una
traiettoria di lunghezza doppia
per cui viene dimezzata la forza da esercitare.

 10 
   Quali svantaggi e quali vantaggi può avere il dispositivo B rispetto al dispositivo A?

Nota 1. Studiando la situazione "sollevamento casse" abbiamo costruito un modello fisico di essa: abbiamo introdotto il concetto di lavoro con un significato ristretto rispetto a quello impiegato nel linguaggio comune.
    Abbiamo fatto anche varie astrazioni. Ad esempio abbiamo supposto che l'energia meccanica (lavoro) prodotta dall'uomo venisse trasmessa integralmente dai due dispositivi, mentre in realtà un po' di energia si disperde a causa degli attriti (si trasforma in energia termica, cioè in riscaldamento delle rotelle, delle aste attorno a cui ruotano, …).
    C'è senza dubbio un legame tra fatica dell'uomo e lavoro che egli produce: se aumentano il peso della cassa o il dislivello aumenta la fatica. Tuttavia l'uomo consuma più energia dell'energia meccanica che produce. Ad ee. se a metà del dislivello l'uomo si ferma per riposare un po', in questo frattempo continua a consumare energia, anche se in quantità minore: per tenere stretta la fune deve mantenere i muscoli delle mani e delle braccia in contrazione, per stare in posizione eretta deve agire su altri muscoli, … e, comunque, deve usare un po' di energia per azionare il cuore, i polmoni, ….
    Analogamente c'è un legame tra sforzo che devo fare per sorreggere un oggetto e forza che devo applicare. Ma, a parità di peso, a seconda della posizione in cui mi metto faccio uno sforzo maggiore o minore. Infatti il corpo umano è una macchina assai complessa: al variare della posizione, le forze che devono esercitare i vari muscoli cambiano e cambia il modo in cui parte di esse vengono "scaricate" sulle strutture portanti (ossa delle gambe, del tronco, …).

Nota 2. Generalizzando il caso del sollevamento dei pesi, data una forza di intensità costante F che (trainando o spingendo un oggetto) produce un movimento (man mano diretto come la forza) con traiettoria lunga s, viene chiamato lavoro fatto dalla forza il prodotto F·s.

Le macchine semplici ( scheda 1 di La automazione) sono macchine che, come il paranco del nostro esempio, trasformano il movimento prodotto dall'operatore in un altro movimento, in modo da cambiare forma al lavoro.
    Nel caso del paranco, dell'argano, del piede di porco e del cavatappi, una traiettoria lunga s1 viene trasformata in una traiettoria di lunghezza s2 minore, in modo che la forza esercitata viene trasformata in una forza maggiore.  Nel caso della bicicletta, invece, alla traiettoria percorsa dal pedale corrisponde una traiettoria percorsa dalla bicicletta che è più lunga: la forza che dobbiamo esercitare sui pedali è maggiore della forza con cui un'altra persona a piedi ci dovrebbe spingere (ma, in cambio, possiamo muoverci più velocemente).

 11 
   Alla luce di quanto osservato (il dispositivo B distribuisce il lavoro su una traiettoria più lunga in modo che si deve tirare la fune con una forza minore), provate a discutere il problema iniziale, cioè a confrontare le difficoltà delle due strade che congiungono Pasotto a Pasopra ( figura 8).

    Determiniamo la forza di spinta F che deve produrre la bicicletta di Betta in funzione della lunghezza della strada s nel caso in cui Betta e bici pesino in tutto 62 kg.  Nell'ipotesi irrealistica che la bicicletta possa procedere verticalmente, essa eserciterebbe una forza verticale di 62 kg per un tratto pari al dislivello h.  Procedendo per una strada il lavoro viene distribuito su un tratto di lunghezza maggiore, per cui è minore la forza di spinta F da esercitare.  Se la lunghezza della strada è s, il fattore di riduzione è h/s :

lavoro = F·s = peso·h  →  F = peso·h/s  
[Nel supporre che F·s sia uguale a peso·h sto trascurando l'energia che la bicicletta impiega per vincere la resistenza dell'aria, le piccole asperità del terreno, …, energia che aumenta all'aumentare di s]

    Con il teorema di Pitagora posso trovare il valore di s (in metri) relativo alle due strade. Per la più breve ho:

s1 = √(a1² + h²) = √(750² + 55²) = √(565525) = 752.01… = [arrotondando] 750
[ho arrotondato alle decine di metri in quanto anche a1 era così arrotondato]

    Dunque, con una pendenza come questa (55/750 = 7.3%), l'avanzamento orizzontale e quello lungo la strada sono praticamente indistinguibili: entrambi sono arrotondabili a 750 m.  A maggior ragione anche nel caso della strada con minore pendenza (55/1250 = 4.4%) posso confondere a2 con s2 e quindi prendere s2 = 1250.

    Per trovare la forza di spinta F1 (in kg) che la bicicletta deve produrre nel caso della strada lunga s1 posso usare il grafico di F in funzione di s (F = peso·h/s = 62·55/s = 3410/s).  Ricavo che in corrispondenza di s = 750 si ha F pari circa a 5.  Con la formula ottengo:  F1 = 3410/s1 = 3410/750 = 4.546= [arrotondando] 4.5.

 12 
   Calcola il valore F2 della forza di spinta che la bicicletta deve produrre percorrendo la strada lunga s2 (arrotonda il risultato a due cifre significative).  F2 =  

   

 

3. Meccanismi che trasformano i movimenti

        Riassumiamo quanto abbiamo visto finora:
•  Le caratteristiche di una strada in salita possono essere espresse numericamente in due modi:
–  indicando la pendenza, cioè il rapporto tra dislivello superato e corrispondente avanzamento in orizzontale,
–  indicando l'angolo di inclinazione.
•  È facile passare dall'uno all'altra e viceversa con metodi grafici (→ figura 11):
–  ad es. posso trovare che a 20° di inclinazione corrisponde la pendenza 3.6/10 = 0.36 = 36% (valore approssimato),
–  viceversa posso trovare che alla pendenza del 14% corrisponde un'inclinazione di 8° (valore approssimato).

figura 11 

•  Il lavoro (energia meccanica) che la bicicletta (o un altro mezzo di trasporto) deve produrre per superare la salita è direttamente proporzionale al dislivello.
[ciò vale se trascuriamo l'incidenza della resistenza dell'aria e di altri fattori, che disperdono energia in quantità che dipende anche dalla lunghezza del percorso seguito]
•  A parità di dislivello h, la forza F di spinta che la bicicletta (o un altro mezzo di trasporto) deve esercitare lungo la direzione della strada è tanto minore quanto più lunga è la strada sF = peso·h/s.

    Nel caso di Betta (), la forza di spinta della bicicletta lungo le due diverse strade sarebbe:

s1 = 750 m (pendenza 7.3%)   F1 = 4.5 kg s2 = 1250 m (pendenza 4.4%)   F2 = 2.7 kg.

 13 
   Riferendovi a vostre esperienze, ritenete che tali valori coincidano con la forza che Betta deve esercitare sui pedali o no?

    Prima di affrontare con calcoli e con ragionamenti più rigorosi la risoluzione di un problema è bene, in tutti i casi in cui è possibile, cercare di fare una stima intuitiva dei risultati. Ciò può essere utile anche nel guidarci nella risoluzione. In ogni caso, alla fine, è opportuno controllare la sensatezza dei risultati ottenuti. Ad esempio se con un particolare procedimento trovassimo che la forza che Betta deve esercitare sui pedali è di circa 1 kg ciò contraddirebbe le considerazioni affrontate nel quesito 14: la forza da esercitare deve essere dell'ordine di grandezza delle decine di chilogrammi.
    La spiegazione del fatto che la forza da esercitare sui pedali è maggiore della forza di spinta effettivamente prodotta è semplice: se il pedale percorre una traiettoria lunga s1 la bicicletta percorre un tratto di strada s2 maggiore di s1, per cui l'intensità F2 della forza di spinta generata nel punto di contatto tra ruota posteriore e terreno è inferiore all'intensità F1 della forza esercitata. Precisiamo quantitativamente queste considerazioni.

 
 
 
figura 12

s2= s1·6
F2= F1/6

    In figura 12 è disegnata la bicicletta di Betta:

la moltiplica ha il triplo di denti del rocchetto, per cui la ruota posteriore ad ogni pedalata fa 3 giri, cioè ha velocità di rotazione tripla di quella dei pedali;

il pedale è lungo 17 cm, per cui con una pedalata viene percorsa una traiettoria circolare con diametro di 34 cm; il diametro della ruota posteriore della bici è di 68 cm; la circonferenza della ruota è perciò 2 volte la circonferenza della pedalata.

s1    s2 = s1·6
·3·2
(1)(2)
(1) fattore per cui è moltiplicata la velocità di rotazione
(2) rapporto tra la circonf. della ruota e quella della pedalata

    Quindi il lavoro prodotto con una pedalata è distribuito su un traiettoria doppia che viene ripetuta 3 volte, cioè su un percorso che è 2·3 = 6 volte il percorso del pedale. La forza di spinta è perciò 6 volte più piccola della forza esercitata sul pedale.  In conclusione:

F2 = F1/6    ovvero:    F1 = F2·6

 14 
   Qual è l'intensità della forza (arrotondata ai kg) che Betta deve esercitare sui pedali nei due casi?
      nel caso della strada 1:   …   kg       nel caso della strada 2:   …   kg

    Nel caso della strada 1 occorre esercitare una forza di quasi 30 kg, nel caso della strada 2 ne bastano poco più di 15. Se non si vuole fare troppo sforzo conviene decisamente questa strada.
    Nel caso la bicicletta sia dotata di cambio ( scheda 1 di La automazione) si può modificare il fattore per cui viene moltiplicata la velocità di rotazione. Vedi qui se sei interessato ad approfondire l'argomento.

Approfondimenti
    Consideriamo, ora, il motorino di Rina.
    Certamente non avrà problemi per il tratto di strada che congiunge Pasotto e Pasopra: Rina ha già affrontato più volte salite del genere. Qualche problema potrebbe esserci per l'ultimo pezzo di strada prima del passo, che ha una pendenza media del 14% e potrebbe presentare qualche tratto con una pendenza superiore:  se Betta, anche con il rapporto di trasmissione più basso, non ce la facesse, potrebbe sempre spingere a mano la bicicletta; un altro conto sarebbe spingere il ciclomotore.
    Il ciclomotore ha un motore monocilindrico a due tempi. Vediamo come funziona.

    In un cilindro metallico, chiuso superiormente da un coperchio (detto testata del motore), può scorrere un pistone che, mediante un'asta mobile (biella), può far ruotare l'albero motore (l'albero su cui è inserita la puleggia motrice che, mediante una cinghia, trasmette il movimento alla puleggia fissata alla ruota posteriore del ciclomotore).  La sporgenza dell'albero motore che si incerniera con la biella viene chiamata manovella.
    Il movimento (in su e in giù) del pistone è generato da ripetute esplosioni di benzina nebulizzata che avvengono nella parte superiore del cilindro, come è spiegato in dettaglio nell'appendice alla fine del paragrafo.
  

  

    A ogni posizione della manovella corrisponde una determinata posizione del pistone. Quindi se la manovella, ovunque si trovi, compiendo 1, 2, 3, … giri ritorna sulla stessa posizione, anche il pistone ritorna alla stessa quota.  Ad es., se la manovella è ruotata di 240° rispetto alla direzione verticale in alto, dopo 1 giro (rotazione di altri 360°, cioè di 240°+360° = 600°), dopo 2 giri (rotazione di 600°+360° = 960°), … il pistone ritorna nella stessa posizione.  Ciò dà luogo a un grafico costituito da un tratto di linea che si ripete periodicamente in forma immutata.

 15 
   Provate a descrivere a parole, in maniera il più possibile esauriente, l'andamento di questo grafico.

    Il motorino è dotato di variatore automatico ( scheda 1 di La automazione) per cui, all'aumentare della pendenza, passa automaticamente a un rapporto di trasmissione più basso.
    In base alle caratteristiche descritte sulle istruzioni d'uso sappiamo che la massima forza di spinta in uscita è di 35.5 kg. Supponiamo che il peso di Rina e del ciclomotore sia di 130 kg.

 16 
   Usando le informazioni precedenti spiega perché Rina con il suo motorino può affrontare una strada che supera un dislivello di 27 m con un tratto lungo 100 m, cioè una strada con pendenza circa del 27%.  
    Vedi qui se sei interessato ad approfondire il funzionamento del motorino.

 

4. Esercizi

 e1 
   Considera la parte centrale della figura 2. Stima a occhio la pendenza media per passare, proveniendo da ovest, dalla quota di 650 m alla quota di 675 m e quella per passare da 675 m a 700 m.

 e2 
   Considera il disegno riprodotto a lato (cliccalo per ingrandirlo).
(a)  Spiega perché da esso si può dedurre che un'inclinazione di 25° corrisponde a una pendenza del 47% (valore arrotondato a 2 cifre)
(b)  Usando il disegno (e una riga) determina le pendenze che corrispondono a un'inclinazione di 30°, a una di 45° e a una di 60°.
(c)  Viceversa, determina gli angoli di inclinazione che corrispondono a una pendenza del 80%, a una del 120% e a una del 160%.

 

 e3 
   La tabella seguente si riferisce alla figura sotto a sinistra:

 a    h    s     
100   0  100     
100   5  100.1249
100  10  100.4988
100  15  101.1187
100  20  101.9804
100  25  103.0776
100  30  104.4031
100  35  105.9481
100  40  107.7033
100  45  109.6586
100  50  111.8034
100  55  114.1271
100  60  116.619
100  65  119.2686
100  70  122.0656
100  75  125
100  80  128.0625
100  85  131.244
100  90  134.5362
100  95  137.9311
100 100  141.4214

    Essa mette in luce che, se la pendenza (h) non è molto alta, avanzamento orizzontale (a) e spostamento lungo la strada (s) differiscono di una quantità molto piccola: si deve arrivare alla pendenza del 15% per avere una variazione percentuale che supera l'1% (a=100, s=101.1%).
    Se la strada avanza orizzontalmente di 135 m e ha una pendenza è del 20%, usando la tabella sapresti trovare quanto differisce dall'avanzamento orizzontale la lunghezza della strada?  Se la strada è lunga 120 m e ha una pendenza è del 20%, sapresti trovare quanto differisce dall'avanzamento orizzontale?

 e4 
   La tabella precedente può essere ottenuta con l'allegato programma R o con l'allegato programma JS. Prova a generarla con uno dei due programmi e spiega l'impostazione di esso.

 e5 
   Sotto sono raffigurate tre porzioni (inventate) di superficie terrestre: un vulcano, un valico che mette in comunicazione tre valli (i tratteggi rappresentano sentieri che provengono da esse), una collina. Associa a ciascuna di esse la corrispondente carta delle curve di livello e completa l'indicazione delle quote (l'unità di misura con cui sono indicate è il metro). Motiva le risposte.

ABC

1 23 

 e6 
   Se L è il lavoro prodotto esercitando una forza di intensità di F lungo una traiettoria di lunghezza s, la relazione tra queste tre grandezze è espressa dalla equazione:
    L = F·s       da cui si ricavano       F = L/s       e       s = L/F
Se in queste equazioni fissiamo il valore di una delle tre variabili, otteniamo delle formule che ci permettono di esprimere le rimanenti due variabili una in funzione dell'altra:
− ad esempio, esprimendo L in kgm, F in kg e s in m, se F=40, abbiamo: L=40·s e s=L/40;
− se invece è fissato il lavoro, ad esempio se L=160, abbiamo: F=160/s e s=160/F.
  In un dizionario scientifico, sotto alla voce "proporzionalità", troviamo:

«Date due generiche grandezze x e y, si dice che x e y sono proporzionali (o direttamente proporzionali) se esiste un numero costante k (≠0) tale che x/y=k. Si dice che sono inversamente proporzionali se esiste un numero costante k (≠0) tale che x·y=k».
    Completa la seguente tabella (mettendo una crocetta in una delle caselle e completando le frasi a destra).

Proporzionali    Inversam. proporz.
 fissato F,  L e s sono  Al triplicare di s, L …
 Al dimezzarsi di s, L …
 fissato s,  L e F sono  Al raddoppiare di F, L …
 Al dividersi per 3 di F, L …
 fissato L,  F e s sono  Al raddoppiare di s, F …
 Al dimezzarsi di s, F …

 e7 
   In alternativa alle definizioni richiamate nel quesito e6 possiamo dire che due grandezze x e y sono proporzionali se esiste una costante k (≠0) tale che, al variare di x e di y, sia sempre vera la condizione:  y=k·x  e che sono inversamente proporzionali se una è proporzionale all'inversa dell'altra, cioè se esiste una costante k (≠0) tale che, al variare di x e di y, sia sempre vera la condizione: y=1/x·k.

(aMotiva l'equivalenza tra queste e le precedenti definizioni.
(b)Siano A un disegno e B una sua fotoriduzione di scala fissata. Sia x la distanza tra due punti qualunque di A e sia y la distanza tra i corrispondenti punti di B. x e y sono proporzionali, inversamente proporzionali o nessuna delle due cose? [traccia: indica con k la scala; si ha: y =…]
(c)Sia A un disegno e sia B la fotoriduzione di A che si ottiene con una fotocopiatrice con scala di riproduzione variabile. Sia x la lunghezza che aveva in A un particolare che in B diventa lungo 5 cm e sia y la scala di riproduzione. x e y sono … [come in (b)]? [traccia: indica con k la lunghezza che il particolare assume in B; si ha: k = …]
(d)Sia A un disegno e sia B una sua fotoriduzione di scala fissata. Sia x l'area che aveva una particolare figura in A e sia y l'area della sua riproduzione in B. x e y sono … [come in (b)]? [traccia: indica con k la scala; si ha: y = …]

 e8 
   Se per allentare un bullone devo applicare sull'impugnatura di una chiave (perpendicolarmente a essa) una forza con intensità di 10 kg e se nel frattempo la mia mano descrive una traiettoria lunga 15 cm, quanto lavoro compio?
    Se faccio la stessa operazione con una chiave con impugnatura di lunghezza doppia, quanto lavoro compio? quanta forza devo applicare?
  

  
 e9 
   Per cavare il tappo nella situazione raffigurata a fianco occorre esercitare sui bracci del cavatappi una forza complessiva di 25 kg. Sapendo che l'arco s1 descritto dalle mani è lungo 15 cm e che lo spostamento s2 del tappo è di 3 cm, deduci quanto vale la forza d'attrito tra tappo e bottiglia.

 e10 
   Considera la figura a lato. Siano Fu l'intensità della forza che esercita verticalmente l'uomo, Ft l'intensità della forza d'attrito prodotta dal tappo contro la bottiglia, D la distanza dal perno del punto in cui fa forza la mano, d la distanza dal perno del punto in cui è incernierata la vite del cavatappi. Ovviamente, d è costante. Per ognuna delle coppie Fu e Ft, Fu e D, Ft e D (supposta fissata la terza grandezza) stabilisci se c'è una relazione di diretta o di inversa proporzionalità. Motiva la risposta.   

 e11 
   Perché i ciclisti affrontando salite molto ripide procedono a zig-zag?

 e12 
   Nella figura seguente sono illustrati, in scale diverse, tre meccanismi di trasmissione, a cisacuno dei quali, in ordine, sono riferiti i seguenti quesiti. Affrontali.

[diametri  1) di A doppio di quello di B;
2) di A 3 cm, di B 1 cm;
3) di A 20 cm, di B 10 cm, di C 5 cm]
  

(1)  Se A è la ruota motrice, qual è il rapporto di trasmissione? Quale sarebbe se, invece, la ruota motrice fosse B?
(2)  Nel secondo caso la trasmissione non avviene mediante una catena o una cinghia, ma per contatto diretto. Fissato come positivo il verso antiorario, posso dire che se A ruota a 100 giri/min (verso antiorario), B ruota a –300 giri/min (verso orario). Il rapporto di trasmissione da A a B è quindi –3; qual è, invece, il rapporto di trasmissione da B ad A?
(3)  Nel terzo caso a fianco, qual è il rapporto di trasmissione se A è la ruota motrice e C è la ruota finale? Quale sarebbe se, invece, la ruota motrice fosse C e la ruota finale fosse A? Quale sarebbe se la ruota motrice fosse A e la ruota finale fosse una ruota D a contatto diretto con C e uguale ad essa?

 e13 
   A fianco sono raffigurati, sovrapposti, alcuni rettangoli di area 4 (se come unità di lunghezza si prende l'unità scelta per gli assi di riferimento) con due lati disposti lungo gli assi di riferimento.
Completa, mettendo una opportuna equazione al posto di "…", la seguente descrizione della curva per cui passano i vertici dei rettangoli opposti al punto (0,0).
  {(x,y) :     …     AND x > 0 }
   

 e14 
   Considera l'ingranaggio raffigurato a lato. Sotto sono indicate tre funzioni che esprimono la velocità di rotazione (in giri/min) di B, di C e di D in funzione della velocità di rotazione di A. Associa a ogni funzione la ruota finale (B, C o D) corrispondente e tracciane, sul medesimo sistema di riferimento, il grafico. Le ruote A, B, C e D hanno diametro di, rispettivamente, 20, 10, 15 e 5 cm.
 F: x → −2x,   G: x → 2/3·F(x),   H: x → −3·G(x)
   

 e15 
   Da una cartina ricavo che una funicolare ha un percorso rettilineo che si sviluppa orizzontalmente per 850 metri (cioè tale è la lunghezza della sua proiezione su un piano orizzontale). Su una guida della città leggo che tale percorso ha una inclinazione costante di 25°. Utlizza opportunamente la figura seguente (e una riga) per determinare il dislivello superato dalla funicolare e la pendenza del percorso. Spiega come hai proceduto.

 e16 
   Ciascun alunno, utilizzando una cartina o misure più o meno dirette (mediante un contachilometri - dell'auto, della moto, del bus -, utilizzando l'orario ferroviario, contando i passi - se fatti uguali -,  …), trova la distanza "lungo la strada" D della propria abitazione dalla scuola;  inoltre, per una settimana, misura ogni mattina il tempo T per raggiungere la scuola (sottraendo l'eventuale tempo speso per chiacchierare con amici e per altre soste).  Con questi dati:
(a)  si studiano con opportuni modelli matematici (di tipo grafico e di tipo numerico) il modo in cui si distribuiscono i valori di D relativi all'intera classe;
(b)  dopo che ogni alunno ha calcolato la media aritmetica TM dei valori di T rilevati durante un'intera settimana, si studia il modo in cui si distribuiscono i valori di TM relativi all'intera classe;
(c)  si calcolano, poi, i valori V=D/TM dei vari alunni e si studia il modo in cui si distribuiscono;
(d)  si procede come in (c) per VS=D/TS, dove TS è il tempo impiegato al sabato;
(e)  si fanno opportuni confronti tra quanto ottenuto per D, TM, V e VS.

 e17 
   La tabella ottenuta con i programmi considerati in e4 può essere ottenuta anche con l'allegato programma R o con l'allegato programma JS. Prova a generarla anche con uno di questi due programmi e spiega l'impostazione di esso.

 e18 
   Nella scheda abbiamo usato come unità di misura per la forza il chilogrammo (kg). Ad essere rigorosi avremmo dovuto chiamarlo chilogrammo-forza (kgf) in quanto il chilogrammo è l'unità di misura della massa. La massa di un corpo non dipende dalla posizione del corpo mentre il suo peso, cioè la forza che lo attrae verso il centro della terra, diminuisce all'aumentare dell'altitudine. Non è uguale neanche a parità di altitudine: essendo la Terra leggermente schiacciata, e per effetto della forza centrifuga, il peso ai poli è maggiore che all'equatore. In alternativa al kgf si usa, in fisica, il Newton, che è la foza che applicata ad un corpo di massa 1 kg gli imprime una accelerazione di 1 m/s2. Per esercitarti sull'argomento, vedi questo script.

 
 e19 
  (approfondimenti)  Il ciclomotore di Rina è dotato di un variatore automatico del rapporto di trasmissione.  A fianco è illustrato come funziona questo automatismo (il disegno è sproporzionato: la puleggia motrice dovrebbe avere un diametro più piccolo).
La puleggia motrice è dotata di un dispositivo che fa variare la distanza tra i due dischi che la compongono al variare della velocità di rotazione dell'albero motore (vengono sfruttate le variazioni della forza centrifuga): se diminuisce la pendenza della salita il numero di giri al minuto del motore aumenta e i due dischi della puleggia motrice si avvicinano aumentando il diametro della puleggia stessa (nel disegno passa da 18 a 35 mm).
A sua volta la puleggia condotta è composta da due dischi che si avvicinano/allontanano, facendo variare il diametro della puleggia, se la cinghia di trasmissione diminuisce/aumenta la tensione.  Nel caso del disegno, essendo aumentato il diametro della puleggia motrice, quello della puleggia condotta diminuisce (passa da 80 a 63 mm).
Calcola il rapporto di trasmissione nelle due situazioni raffigurate.

1) Segna con l'evidenziatore, nelle parti della scheda indicate, frasi e/o formule che descrivono il significato dei seguenti termini:

curva di livello (dopo fig.1),   profilo altimetrico (dopo fig.2 e prima di fig.4),   spezzata (prima di ques.8),   proporzionalità (diretta e inversa) (ques.e6 ed e7).

2) Su un foglio da "quadernone", nella prima facciata, esemplifica l'uso di ciascuno dei concetti sopra elencati mediante una frase in cui esso venga impiegato.

3) Nella seconda facciata riassumi in modo discorsivo (senza formule, come in una descrizione "al telefono") il contenuto della scheda (non fare un elenco di argomenti, ma cerca di far capire il "filo del discorso").