Le frecce seguenti indicano una trasformazione che trasforma la sequenza delle parole in ingresso (input) nella sequenza in uscita (output). Gli esempi sono tre.

"domani","a","casa" "a","casa","domani"
"non","so","se","ce","la","fai" "ce","fai","la","non","se","so"
"te","lo","dirò","domani" "dirò","domani","lo","te"

La trasformazione potrebbe essere di vario tipo. Cerca di individuarne una semplice che trasformi meccanicamente gli input in output, e prova ad applicarla agli input della riga seguente. Prova poi a descrivere a parole che cosa fa questa trasformazione.

"io","non","ti","credo","più" "credo","io","non","più","ti"

È evidente che nei tre esempi la sequenza di parole messa in input ha come output la sequenza delle stesse parole messe in ordine alfabetico.
Una trasformazione generale in accordo con essi è dunque quella che ordina alfabeticamente la sequenza di parole messa in input. Dunque, con questa trasformazione, gli input dell'ultima riga vengono traformati così:

"io","non","ti","credo","più" "credo","io","non","più","ti"

Nei linguaggi di programmazione la "funzione" che trasforma una sequenza di input nella loro sequenza ordinata è in genere indicata con nome sort, che in inglese significa "metti in ordine". Ecco ad esempio che cosa posso ottenere con R:

a <- c("io","non","ti","credo","più"); sort(a)
#  "credo"  "io"  "non"  "più"  "ti" 

Ecco che cosa si ottiene col software online WolframAlpha:
sort ("io", "non", "ti", "credo", "piu")
    credo | io | non | piu | ti
        Nota:  non si possono usare lettere accentate