Atti del Convegno "L'immigrazione straniera: problemi e prospettive di educazione linguistica", I.R.R.S.A.E. Liguria, 1989



Gli studenti stranieri dell'Università di Genova

Carlo Dapueto

Dipartimento di Matematica dell'Università di Genova



1. In questa relazione non affronterò specificamente problemi di educazione linguistica, ma presenterò un quadro statistico e alcuni problemi generali relativi alle condizioni degli studenti stranieri iscritti all'Università di Genova. Una prima indagine più direttamente rivolta alle questioni linguistiche è stata affrontata da Lorenzo Coveri, che ne riferisce in questo stesso convegno.


2. Il versante "università" del problema della presenza straniera in Italia ha sicuramente una sua specificità: invece del fenomeno degli emigranti più o meno clandestini che vengono in Italia per cercare un lavoro dequalificato o forme di sopravvivenza in una società "sviluppata", abbiamo quello dello straniero ad alta scolarizzazione che viene per completare la sua formazione culturale con l'intenzione di utilizzarla poi professionalmente nel proprio paese di origine.

Naturalmente la dualità tra questi due aspetti del flusso immigratorio non è assoluta: vi sono studenti che poi rendono stabile il loro trasferimento in Italia, vi sono anche studenti stranieri provenienti da paesi sviluppati, vi sono studenti stranieri i cui genitori emigrarono dall'Italia, ve ne sono altri la cui venuta è legata a problemi politici, … . Vi sono inoltre alcuni aspetti rispetto ai quali si accumunano parzialmente i problemi dei due "tipi" di straniero: difficoltà di inserimento, problemi sanitari, … e anche alcuni aspetti linguistici.

Per quanto riguarda i problemi linguistici in particolare, è da osservare che, per gli studenti universitari, essi sono da correlare oltre che alle motivazioni della venuta in Italia e all'origine geografica, anche al corso di laurea scelto, e che questi tre fattori (motivazioni, provenienza, corso scelto), come vedremo, sono a loro volta intercorrelati.

Per essere sintetico, proseguirò l'esposizione attraverso una lettura commentata, ma sommaria, di alcuni dati relativi agli studenti stranieri iscritti ai corsi di laurea dell'Università di Genova.


3. Gli istogrammi riportati in fig.1 e fig.2 illustrano implicitamente le difficoltà che incontra lo studente straniero.

Il numero degli studenti "in corso" negli ultimi anni è progressivamente calato, fino a stabilizzarsi su 200, quantità a cui negli anni settanta ammontavano da soli gli stranieri che si iscrivevano al primo anno; calerà ulteriormente il numero dei "fuori corso", che ovviamente varia in maniera sfasata.

 

Naturalmente calerà anche il numero dei laureati: attualmente si laureano una quarantina di studenti stranieri all'anno, più o meno tanti quante sono attualmente le matricole. Stimando pari al 50% la percentuale di stranieri immatricolati che concludono gli studi (tale rapporto è 30% per gli italiani), è prevedibile che fra qualche anno si avranno solo una ventina di laureati stranieri all'anno.

Vediamo, rapidamente, alcuni fattori che sono all'origine di questo fenomeno.

Innanzi tutto è da tener presente che da circa cinque anni sono cambiate le norme per l'immatricolazione degli studenti stranieri.

Lo studente straniero, a seguito di una domanda opportunamente documentata (comprendente un certificato di buona condotta) da presentarsi entro febbraio, può sostenere a settembre in una sede universitaria scelta dal ministero (che può non essere tra quelle indicate dallo studente), una prova di ammissione. Entro novembre (quando vari corsi sono già iniziati, i concorsi per l'assegnazione dei posti letto sono stati espletati, …) saprà se ha supertato l'esame e se rientra nel numero di posti messi a disposizione (per il corso di laurea scelto) dall'Ateneo a cui è stato assegnato; se ha superato l'esame e non rientra in tale "tetto" può far richiesta di essere ammesso ad altro Ateneo.

Tali tetti (a cui non sono vincolate alcune categorie particolari: cittadini CEE residenti in Italia, rifugiati politici opportunamente riconosciuti, borsisti del governo italiano, …) in Italia sono fissati mediamente pari a meno del 2% del numero annuale di matricole (la precentuale genovese è il 2%), mentre il Consiglio di Europa indica un tetto fra il 5% e il 10%. Inoltre la distribuzione dei posti tra i diversi corsi di laurea non tiene conto delle scelte operate dagli studenti stranieri, per cui il tetto "reale" è inferiore: ad esempio a Genova è previsto un contingente di 45 posti tra Scienze Politiche e Lettere e Filosofia e di 10 posti per Architettura, con un rapporto inverso rispetto a quello del numero dei rispettivi studenti stranieri alla fine degli anni settanta.

Lo smistamento ministeriale degli studenti nelle varie sedi dà luogo, negli anni successivi, ad un accavallarsi di trasferimenti da un Ateneo all'altro. Lo studente straniero infatti spesso si trasferirsce nella sede a cui avrebbe voluto essere assegnato dall'inizio; ciò può accedere perché in essa ha minori problemi di inserimento (per la presenza di amici o di una comunità più esetesa di suoi connazionali, per una presenza maggiore di servizi per il diritto allo studio, …) o perché presso di essa il corso di laurea scelto presenta un maggiore sviluppo dell'indirizzo di studio che lo studente intende seguire.

A queste difficoltà si aggiunge il fatto che lo studente extra-comunitario deve dimostrare di essere economicamente autosufficiente: deve possedere una lettera di credito bancario per poter prelevare in Italia 800000 lire al mese o, nel caso ciò non sia consentito dalle norme valutarie del suo paese, una dichiarazione dell'autorità governativa che ne garantisca la capacità di provvedere alle spese per studi e soggiorno. Esiste la possibilità per gli anni successivi al primo di rinnovare il permesso di soggiorno sulla base della legge n.943: lo studente può chiedere di svolgere un'attività lavorativa a tempo determinato non superiore alle 500 ore all'anno e provare mediante il reddito così acquisito l'autosufficienza economica; ma la "943" mette gli studenti all'ultimo posto dopo i lavoratori italiani, i comunitari e gli extra-comunitari regolarizzati nella lista per l'avviamento al lavoro.

A parte il modesto numero di borse che il Governo Italiano concede direttamente attraverso le Rappresentanze italiane presso alcuni paesi a sviluppo ritardato, interventi economici a favore degli studenti stranieri sono pressoché inesistenti. Questi spesso (specialmente tra i rifugiati politici e i provenienti dall'area medio-orientale) si trovano a ricorrere, così come l'immigrato straniero "non studente", a forme di lavoro nero.

Credo che l'E.R.S.U. ligure, nonostante le scarse risorse finanziarie e strutturali, sia l'unico tra gli enti che in Italia sono subentrati alle Opere Universitarie a bandire borse di studio per studenti stranieri e sia uno di quelli che più agevolano gli studenti stranieri nell'accesso ai servizi (mensa, alloggi); val la pena di sottolineare l'importanza, anche al fine del superamento delle difficoltà linguistiche, dell'inserimento degli studenti stranieri in ambienti non strettamente di studio frequentati da studenti italiani.

Per chiudere questo quadro, è da aggiungere che lo studente (extra-comunitario) deve fornirsi di una polizza assicurativa che preveda il pagamento diretto delle spese sanitarie ospedaliere urgenti e che deve superare almeno 3 esami nei primi due anni e 3 esami all'anno per i successivi anni accademici.

Quest'ultima norma trascura, con la consueta ottusità di molte nostre "burocrazie", le differenze esistenti tra tipi di esami (vi sono esami semestrali, annuali, biennali, obbligatori, liberi) e tra corsi di laurea (si va dal corso di laurea in cui per un certo anno sono previsti solo 3 esami obbligatori a quello in cui per un certo anno ne sono previsti 7). Non tiene inoltre conto dei ritmi di apprendimento, che sono differenti negli anni. Ciò vale per gli studenti italiani e, a maggior ragione, per gli studenti stranieri; questi infatti hanno da superare, soprattutto nei primi anni, notevoli difficoltà linguistiche sia per seguire le lezioni che per affrontare le prove di esame, difficoltà in parte legate anche allo scarso uso che si fa in vari corsi di laurea di prove scritte e di prove di verifica intermedie durante l'anno.


4. Tutti questi fattori hanno contribuito anche al modificarsi della distribuzione degli studenti stranieri nelle facoltà. Si veda in proposito fig.3.


Le facoltà sono, in ordine di rappresentazione sull'istogramma, Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economia e Commercio, Lettere e Filosofia, Magistero, Medicina, Scienze M.F.N., Farmacia, Ingegneria e Architettura.

Come si vede, la distribuzione degli studenti tende ad appiattirsi; in particolare si riduce la percentuale di presenza presso i corsi di laurea tecnico-scientifici, verso cui sono invece in genere indirizzate le esigenze formative dei paesi meno sviluppati (questa riduzione è ovviamente molto maggiore in valori assoluti). Il fenomeno è ancora più evidente se ci si restringe agli studenti che nel presente anno accademico sono iscritti al 1°, al 2° o al 3° anno; vedi fig.4 (questi ultimi dati sono relativi alle iscrizioni registrate al calcolatore dell'Università in data 16/1/1989).

In fig.5 è riportata una tabella che dettaglia, per questi stessi studenti, facoltà per facoltà, la presenza presso i vari corsi di laurea.

La formulazione delle condizioni di continuità scolastica richieste agli studenti stranieri spesso (ovviamente insieme ad altri fattori) induce a scelte nell'organizzazione degli studi che privilegiano, quanto meno nell'ordine di preparazione degli esami, insegnamenti meno qualificati o meno fondamentali, o a scelte di corsi di laurea che prevedono piani di studio con esami più numerosi e/o meno impegnativi o che prevedono meno rigidità nella possibilità di organizzarsi i piani di studio, meno propedeuticità o "blocchi" per passare da un anno al successivo,… ma a volte anche una "didattica" meno curata (fra gli studenti considerati nell'ultima tabella vi sono un solo studente di Fisica e uno solo di Chimica e tecnologie farmaceutiche e non vi sono studenti di Chimica, di Matematica, di Scienze Geologiche).

5. Le modifiche nella distribuzione tra i vari corsi di laurea è tuttavia legata soprattutto al fatto che la riduzione degli studenti stranieri si è verificata maggiormente per quelli provenienti da alcune particolari aree geografiche.

Ciò è illustrato dagli istogrammi di fig.6 (relativi agli studenti la cui iscrizione era registrata meccanograficamente al 16/1/89), in cui le regioni (secondo una classificazione discutibile, ma efficace ai nostri scopi) sono così raggruppate:

E-GR : Europa occidentale esclusa Grecia (vi sono provenienze da ogni paese, con netta prevalenza della Rep. Fed. Tedesca, seguita da Svizzera e Francia); Gr : Grecia; EOr : Europa "orientale" (vi sono provenienze da Polonia, Albania, Unione Sovietica, Rep. Dem. Tedesca e Bulgaria); ACS : America Centrale e del Sud (provenienze da 9 paesi); AN : America del Nord (provenienze da Stati Uniti e Canada); Iran ; IGL : Israele, Giordania, Libano; Ar : altri paesi arabi; Afr : altri paesi africani (vi sono provenienze soprattutto dalla Somalia, seguono Nigeria, Costa d'Avorio, Camerun, Rep. Pop. del Congo e, con presenze singole, Sudan, Zaire, Madagascar, Gabon); Tu : Turchia e Cipro; As : altri paesi asiatici (provenienze da Vietnam del Sud e Honk Kong).

Con "anzianità accademica" si è indicato il numero d'ordine dell'attuale anno accademico rispetto all'anno di immatricolazione dello studente (esso coincide con l'anno di corso nel caso in cui lo studente non si sia mai iscritto "fuori corso" o come "ripetente", non abbia mai cambiato corso di laurea, …). Il secondo e terzo istogramma consentono di confrontare la distribuzione degli studenti che hanno intrapreso gli studi più recentemente, con le nuove norme di immatricolazione, e quella degli altri; il quarto istogramma rappresenta studenti più anziani, che hanno intrapreso gli studi verso la metà degli anni settanta o in anni precedenti.

Per inciso osservo che gli studenti del terzo istogramma non sono da considerare particolarmente "ritardatari": si tenga conto da una parte che uno studente extra-comunitario per lo più sceglie corsi di laurea che durano 5 o 6 anni e che per problemi burocratici e di inserimento in genere perde gran parte del primo anno di corso e, dall'altra, che uno studente italiano (l’"uno su tre" che si laurea) mediamente conclude gli studi due o tre anni oltre la durata regolare (uno studente di ingegneria mediamente si laurea all’8° anno, uno di architettura o di medicina al 9°).

A proposito di anzianità, val la pena osservare che, anche a causa dell'itinerario per arrivare all'ammissione all'Università Italiana, lo studente straniero si immatricola ad un'età più avanzata rispetto allo studente italiano: mentre questo si immatricola mediamente a 19 anni, lo straniero di provenienza europea o americana mediamente si immatricola a 21 anni, mentre quello proveniente da altre aree si immatricola mediamente a 22 anni.

Per discutere i problemi relativi alle varie aree geografiche (e mettere in luce le diverse motivazioni della venuta in Italia), considereremo anche l'istogramma di fig.7.

6. La grossa presenza di studenti arabi, come evidenzia (cfr. fig.6) la sproporzione tra la presenza di iraniani e di provenienti da Israele, Giordania e Libano e quella degli altri arabi, ha in prevalenza una dimensione "politica".

Degli studenti iraniani, così come negli anni 70 (ai tempi dello Scià), molti sono oppositori dell'attuale regime (solo in parte hanno chiesto di essere riconosciuti come "rifugiati politici" dall'ONU). L'alta presenza di donne (cfr. fig.7) in confronto a quella relativa alle altre aree non sviluppate conferma questa caratteristica della presenza iraniana. Osserviamo che i contrasti tra studenti komeinisti e studenti oppositori e tra le diverse fazioni in cui questi ultimi si articolano rendono difficile la convivenza tra studenti iraniani e per vari aspetti il loro inserimento nel tessuto sociale.

La provenienza da Israele, Giordania e Libano è in gran parte legata alla vicenda palestinese. Infatti, accanto a studenti giordani e libanesi di famiglia "benestante", vi sono studenti libanesi provenienti da zone di guerra e studenti di origine palestinese: di questi alcuni provengono da campi profughi e come tali sono ufficialmente riconosciuti dall'ONU, altri sono residenti in zone occupate da Israele, altri ancora sono ufficialmente cittadini dello stato in cui risiedono. E' da notare che i palestinesi non possono accedere alle università israeliane.

A Genova sono pressoché assenti altre provenienze da paesi asiatici, a parte quelle, non recenti, da Turchia e Cipro (paesi comunque dell'area mediterranea).

C'è una limitata provenienza da paesi africani; i pochi "borsisti governativi" presenti a Genova provengono da questi paesi (l'assegnazione delle borse in genere avviene in relazione all'esistenza di programmi di cooperazione del nostro Ministero degli Esteri).

Vi è anche una limitata provenienza di studenti provenienti dall'"est europeo".

Negli anni 80 si è molto ridotta la presenza di studenti greci. Ciò è avvenuto in relazione sia alla fine del regime dei "colonnelli" (molti giovani oppositori si immatricolavano presso le università italiane), sia ai successivi sviluppi sociali ed economici della Grecia.

La provenienza di studenti greci si è comunque assestata (cfr. secondo istogramma di fig.6) su valori abbastanza alti. Ai nostri giorni un fattore di provenienza non trascurabile è il seguente: da quando l'immatricolazione degli stranieri è stata limitata attraverso una prova selettiva nel modo descritto in precedenza, l'ammissione all'università italiana consente di passare in anni successivi a corsi di laurea stranieri che prevedono un esame selettivo di ammissione. Ciò è utilizzato da alcuni studenti greci (ma anche da studenti di qualche altro paese occidentale) per accedere più facilmente all'università del proprio paese; infatti le prove a cui sono sottoposti gli studenti stranieri per l'ammissione all'università italiana sono prevalentemente di carattere linguistico (questo carattere, per inciso, avvantaggia lo studente proveniente da paesi occidentali rispetto a quello proveniente da altre aree geografiche) con scarsi riferimenti a contenuti culturali specifici.

Aspetti come quest'ultimo, naturalmente, saranno più rilevanti nello scenario assai più complesso che si aprirà con l'estensione all'intero continente della validità (accademica e professionale) dei titoli di studio conseguiti nei singoli stati europei. Naturalmente in questo contesto assumerà comunque tutt'altra dimensione l'intero fenomeno della presenza di studenti universitari stranieri.

Gli studenti provenienti dalle aree finora citate fruiscono in maniera abbastanza diffusa dei servizi dell'E.R.S.U., come si può rilevare dall'istogramma riportato in fig.8 (classificati negli schedari dell'E.R.S.U. alla fine dell'a.a. 1987/1988) e dal suo confronto con il primo istogramma di fig.6.

Si può tuttavia notare che, in proporzione, è inferiore l'iscrizione presso l'E.R.S.U. da parte degli studenti africani, che utilizzano anche altri canali di assistenza. E' da aggiungere, infine, che solo un numero limitato degl studenti iraniani classificati (per i motivi accennati in precedenza) chiede l'alloggio presso le strutture dell'E.R.S.U..

Trascurabile è invece il numero degli iscritti all'E.R.S.U. tra gli stranieri provenienti dalle altre aree, cioè dagli altri paesi europei e dalle Americhe; tra questi infatti vi sono studenti con famiglie a reddito elevato, studenti con famiglia residente in Italia per motivi di lavoro (in genere un lavoro ad alta qualificazione) e molti studenti con famiglia di origine italiana, in genere con parenti residenti a Genova o in Liguria.

La tabella in fig.9 illustra il fenomeno della presenza di studenti stranieri di origine italiana attraverso la quantificazione di coloro che hanno sia nome che cognome italiano e di coloro che hanno italiano l'uno o l'altro. La località di nascita è indice della distanza nel tempo dell'emigrazione dall'Italia.

La tabella in fig.10, che, come la precedente, è riferita agli studenti iscritti al 19/1/1989, mette in luce nelle righe finali come questo fenomeno si concentri nelle aree ultimamente citate (vi è anche la presenza di un nucleo di studenti albanesi con famiglia di origine italiana e parenti residenti in provincia di Genova: cfr. colonna "EOr").

Le prime righe di tale tabella si riferiscono, invece, ai corsi di laurea, che sono stati così raggruppati:

G.SP.EC : Giurisprudenza, Scienze Politiche ed Economia e Commercio; L.M : corsi delle facoltà di Lettere e Magistero; S.N.B.G : Scienze Naturali, Biologiche e Geologiche; FA : Farmacia; ME : corsi della facoltà di Medicina; C.F.M : Chimica, Chimica Industriale, Chimica e tecnologie farmaceutiche, Fisica, Matematica, Scienze dell'Informazione; In : corsi della facoltà di Ingegneria; Ar : Architettura.

La tabella evidenzia come le scelte dei corsi di laurea da parte degli studenti di provenienza europea (esclusa la Grecia) o americana siano abbastanza simili a quelle degli studenti italiani (la cui distribuzione percentuale è riportata nell'ultima colonna). E' quasi eguale anche il rapporto maschi/femmine (cfr. fig.7).

Con questa tabella, di cui lascio al lettore gli ulteriori commenti, termino questa indagine statistica. In conclusione voglio sottolineare come sia significativo che l'analisi del fenomeno degli studenti stranieri in Italia abbia fatto riemergere che il nostro è stato per molti anni un paese di forte emigrazione.

Il ricordo di questo nostro passato dovrebbe stimolarci, sia al livello politico che a quello accademico, a promuovere maggiormente piuttosto che ostacolare lo studio universitario in Italia degli stranieri.