Potenze (2)

#1  L'operazione di elevamento a  potenza è definita anche per esponenti non interi. Infatti una calcolatrice di fronte a 4 7.5 non segnala errori.

    Anche in questi casi sono vere le formule:
ab· ac = ab + c     a-b 1     e quindi anche     ab  = ab - c
abac
[La terza formula può essere derivata dalle prime due:
ab  = ab·  1  = ab· a-c = ab + (-c) = ab - c  ]
acac
    Vale anche la formula:
(ab )c = ab · c
È facile vedere che è vera nel caso degli esponenti interi:
(52)3 = 52 · 52 · 52 = 5 2 + 2 + 2 = 52·3
Si può dimostrare che vale in generale.  Vediamone un esempio d'uso:

100006 = (104)6 = 104·6 = 1024

#2  Come viene calcolato il valore di ab quando b non è intero?

    a1/2 e a1/3 stanno rispettivamente per √a e 3√a (la radice cubica di a, cioè il numero che al cubo fa a). Ciò è in accordo con la prima formula (abac= ab+c):
        il quadrato di  a1/2  è  a1/2·a1/2 = a1/2+1/2 = a1 = a
        il cubo di  a1/3  è  a1/3·a1/3·a1/3 = a1/3+1/3+1/3 = a1 = a
    Più in generale se b ha lo stesso valore di 1/n, ab vale n√a (la radice n-esima di a).
    Ad esempio se con una CT batto 32 0.2 ottengo come risultato 2. Infatti 0.2 = 1/5 e 25 = 32.

    Per dare un'idea di come viene calcolato ab in altri casi facciamo un esempio.

Se con una CT batto 32 0.4 ottengo come risultato 4. Ciò accade perchè:

•  0.4 = 4/10 = [semplificando] = 2/5 = 2·(1/5)
•  la CT interpreta 320.4 come 322·(1/5) cioè come (322)1/5
•  322 fa 1024 e 5√1024 fa 4; infatti 45 = 1024.

    Sulle potenze a esponente non intero si ritorna alla voce strutture numeriche.

#3 Nota 1.  xy, per x<0 e y non intero, può non essere definito.
    Ad esempio (–32)0.5 = (–32)1/2 = √(–32) che non è definita, mentre (–32)0.2 = (–32)1/5 = 5√(–32) è definita e vale –2.
    Nel software occorre verificare come opera l'elevamento a potenza.  In genere "x alla y" è indicato x^y ma è definito solo per x ≥ 0 in quanto il software svolge il calcolo usando un algoritmo che è definito solo per tali valori, ossia per gli x per cui "x alla y" è definito per ogni y.  Ad esempio di fronte a (−32)^(1/5), che come abbiamo visto vale –2, in genere si ottiene un messaggio di errore.
Vediamo come si può estendere la definizione con R:  basta calcolare abs(-32)^(1/5)*sign(-32), ovvero definire rad5 <- function(x) abs(x)^(1/5)*sign(x) e calcolare rad5(-32).  In modo simile la si può estendere nell'altro software.

Nota 2.  Le formule riportate all'inizio sono vere in tutti i casi in cui sono definite, ma occorre stare attenti a non usarle per trasformare termini definiti in termini non definiti o viceversa.
    Ad esempio (–2)1/2·(–2)–1/2, non è definita, per cui non è definita neanche la formula (–2)1/2·(–2)–1/2 = (–2)1/2 + –1/2. Non posso quindi concludere che (–2)1/2·(–2)–1/2 equivale a (–2)1/2 + –1/2, che è invece definito ed equivale a (–2)0, cioè a 1.
    Analogamente ((–4)1/2)2 non è definito, per cui non è definita neanche la formula ((–4)1/2)2 = (–4)1/2·2. Non posso quindi concludere che ((–4)1/2)2 equivale a (–4)1/2·2, che è invece definito ed equivale a (–4)1, cioè a –4.  Invece ((–4)² )1/2 è definito in quanto (–4)² = 4².

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